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Salvare l'olio di oliva italiano: la ricetta di Coldiretti

Salvare l'olio di oliva italiano: la ricetta di Coldiretti

Da clima e Xylella fino a import selvaggio e offerte al ribasso, l'insieme di misure organiche studiate da Coldiretti che servono per tutelare e rilanciare un patrimonio del Made in Italy

26 giugno 2025 | 18:20 | C. S.

Per salvare l’autosufficienza produttiva dell’Italia e garantire olio extravergine d’oliva buono e sostenibile sugli scaffali è importante l’obiettivo di aumentare del 25% le piante di ulivo entro i prossimi 7-10 anni, accelerando sul fronte della tracciabilità a livello europeo, della lotta alla Xylella e alle pratiche sleali e della garanzia di risorse idriche. E’ la posizione di Coldiretti e Unaprol emersa al tavolo sul Piano olivicolo, convocato nella sede del Masaf dal Ministro dell’agricoltura e della Sovranità Francesco Lollobrigida. 

“A minacciare il futuro dell’Uliveto Italia sono oggi diversi fattori tra cui il più evidente è l’effetto dei cambiamenti climatici, unito al problema della concorrenza sleale, ma a pesare sono anche l’eccessiva frammentazione aziendale e volatilità dei prezzi – ha sottolineato David Granieri, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente Unaprol -. Siamo dunque pronti a dare il nostro contributo alla definizione di un Piano Olivicolo 2025 ambizioso, concreto e inclusivo, capace di affrontare le emergenze del presente e costruire la sostenibilità del futuro attraverso interventi strutturali, coraggiosi e integrati, che rimettano al centro la produzione nazionale, la qualità certificata, e il valore delle filiere organizzate”.

Il primo problema da risolvere è legato al fatto che l’’Italia non è più autosufficiente nella produzione di olio, falcidiata negli ultimi anni dagli effetti dei cambiamenti climatici, mentre le giacenze si sono ridotte del 35% rispetto alla media quinquennale. Coldiretti e Unaprol sostengono dunque l’obiettivo di aumentare i “raccolti” del 25% nel giro di 7-10 anni attraverso il recupero degli oliveti abbandonati, l’espianto e reimpianto con varietà italiane adatte alla meccanizzazione, con impianti intensivi e superintensivi in aree idonee e misure dedicate al ringiovanimento degli oliveti tradizionali ed eroici. In tale ottica sarebbe importante recuperare l’esperienza del decreto ministeriale del 2021 con uno stanziamento di 40 milioni di euro destinati alla ristrutturazione degli uliveti.

Oltre a incentivi per le produzioni certificate e una generale sburocratizzazione a tutti i livelli, per tutelare la produzione nazionale serve però fermare le importazioni selvagge di olio extra Ue e le frodi spesso ad esse legate attraverso – spiegano Coldiretti e Unaprol - l’introduzione del Registro Telematico Unico Europeo per la tracciabilità, sul modello Sian, ma anche l’introduzione del principio di reciprocità delle regole. Occorre garantire che dietro il prodotto importato, a partire da quello tunisino, ci sia il rispetto delle stesse regole che valgono per le aziende italiane, dall’utilizzo delle sostanze fitosanitarie fino alla tutela dei diritti dei lavoratori, con una rete agricola realmente di qualità. 

Un tema, quello della concorrenza sleale, che va affrontato anche a livello interno, fermando quelle pratiche sleali che vedono extravergine nazionale usato come prodotto “civetta”, con offerte al ribasso che destabilizzano il mercato e svalutano il valore di un prodotto simbolo del Made in italy a danno della dignità del lavoro agricolo e della fiducia dei consumatori. Un riconoscimento va, invece, a quella parte della Gdo che continua a valorizzare l’olio 100% italiano come un alimento di qualità. 

Dinanzi ai danni causati dal clima che lo scorso anno hanno ridotto del 26% la produzione serve poi investire su innovazione e ricerca, dalle nuove varietà autoctone e resistenti alle soluzioni di agricoltura, fino all’ammodernamento delle macchine e dei frantoi. La garanzia della disponibilità idrica, vitale per le imprese, passa però dalla realizzazione di un grande piano di invasi con sistema di pompaggio, come proposto da Coldiretti e Anbi. 

Rispetto al problema Xylella, anche alla luce dei nuovi allarmi scattati nella zona di Bisceglie, serve un cambio di passo – affermano Coldiretti e Unaprol -con regia unica e sburocratizzazione degli interventi, accelerazione della spesa dei fondi disponibili e nuovi investimenti nella ricerca di varietà resistenti e nel miglioramento genetico.

Importante anche un piano di comunicazione per evidenziare i benefici dell’olio extravergine d’oliva, cardine della Dieta Mediterranea, anche rispetto a modelli di consumo sbagliati che mettono in pericolo la salute delle giovani generazioni, a partire dal cibo ultra-formulato. Un impegno che in questi anni ha visto Coldiretti e Unaprol in prima fila anche con le iniziative della Fondazione Evooschool.

Un ulteriore tema è quello di abbassare il limite attuale degli steroli totali negli oli, fissato a 1000 mg/kg, non rispecchia più la realtà produttiva, penalizzando cultivar italiane d’eccellenza come la Coratina, influenzate dai cambiamenti climatici. In caso contrario il rischio è l’esclusione di oli di alta qualità dal mercato.

All’interno del Piano restano fondamentali – concludono Coldiretti e Unaprol - anche i temi del rafforzamento dell’aggregazione e dell’accesso al credito e della formazione, con ulteriori opportunità occupazionali ed economiche che potrebbero arrivare dalla crescita della produzione di olive da mensa.

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