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Rincari del vino sugli scaffali per l’escalation dei costi di materie prime

Nel solo trimestre luglio-settembre la variazione a volume ha registrato +50% rispetto al corrispondente trimestre del 2020
23 novembre 2021 | C. S.
Saranno feste natalizie meno spumeggianti per lo Champagne in Italia, non certo per il mercato – che vola – ma perché a mancare con ogni probabilità saranno proprio le bottiglie francesi stappate nel Belpaese per le ricorrenze di fine anno. L’allarme lanciato da ristoratori e distributori del Belpaese sulla carenza di prodotto in vista di Natale e Capodanno, rileva Unione italiana vini, è ora confermato anche dalla Francia: mancano tappi, vetro, carta e muselet per il confezionamento delle bottiglie transalpine simbolo delle feste. Difficilmente, secondo Uiv, la situazione sarà risolta in tempi brevi, e con le Champagnotte in difficoltà si rafforzerà il già enorme contingente di bollicine tricolori sulle tavole degli italiani. “Per fortuna - ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti -, per il prodotto italiano la situazione è ben diversa e - salvo eccezioni - il made in Italy sarà in grado di gestire gli ordini. Ciò che preoccupa sono invece gli inevitabili rincari del nostro vino sugli scaffali dovuti all’escalation dei costi di materie prime, energia elettrica e trasporti. È bene - ha concluso - che questi rincari siano assorbiti in egual misura da tutti, non solo dalla catena produttiva”.
Secondo l’Osservatorio Uiv, sono i vini spumanti - che maggiormente avevano sofferto i lockdown - a segnare in modo inoppugnabile il ritmo della ripresa dei consumi in atto nel mondo: da gennaio a settembre, il volume importato nei principali Paesi è salito infatti del 31%, per un rimbalzo in valore di oltre il 40%. Nel solo trimestre luglio-settembre la variazione a volume ha registrato +50% rispetto al corrispondente trimestre del 2020.
Dettagliando per Paesi, in Usa – principale importatore di sparkling – il segno più a volume supera il 40% (1,4 milioni di ettolitri), per un controvalore di 1,3 miliardi di dollari (+50%). Sostanziosa anche la richiesta in UK (+32% volume, sopra il milione di ettolitri) e in Germania (+20%). Richieste superiori al 20% da Francia, Canada, Russia, mentre rimane defilato per ora solo il mercato giapponese (+6%). L’Italia si sta comportando egregiamente su tutte le principali piazze: +36% a volume in Usa, +35% in Russia, +50% in Germania, +30% in Francia e +16% in UK, a cui si aggiungono le riesportazioni di Prosecco dal Belgio, diventata piattaforma di sdoganamento privilegiata: oggi il 15% circa del Prosecco importato in UK proviene dai porti belgi.
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