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Nel deserto del Covid spunta una mignola: è nata FIOI

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Un tetto per le piccole e medie imprese olivicole artigianali la cui attività principale è l’estrazione dell'olio da olive. Identità ribatida dal presidente Paolo Di Gaetano: "siamo aziende agricole che non hanno alcuna compartecipazione con il mondo dell’industria dell’olio"

26 luglio 2021 | C. S.

È nata la F.I.O.I. 
La Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti, si è costituita a Roma il 23 Luglio 2021, riunisce e associa le forze vitali del mondo olivicolo italiano: le piccole e medie imprese olivicole artigianali la cui attività principale è l’estrazione dell'olio da olive. In particolare gli olivicoltori indipendenti comprendono anche frantoi artigiani e piccole cooperative, tutti produttori impegnati nella creazione di olio extra vergine da cultivar di olive italiane. Aziende che possono garantire l'autenticità e il carattere artigianale di un olio frutto del lavoro dell’olivicoltore che ha trasformato le proprie olive e monitorato tutto il ciclo produttivo garantendone l’origine e la qualità.

Una comunione d'intenti che rappresenta la realtà complessa e sfaccettata del mondo produttivo olivicolo nazionale preoccupato di tutelare la produzione artigianale.

Il presidente Paolo Di Gaetano dell’Az. Agr. Fonte di Foiano di Castagneto Carducci dichiara: “La nostra è una Federazione Indipendente e viene gestita dagli olivicoltori stessi, da aziende agricole che non hanno alcuna compartecipazione con il mondo dell’industria dell’olio e che, con la loro presenza e attività, preservano e tutelano i terreni agricoli garantendo personalmente l’attento monitoraggio di tutta la filiera.” 

Aggiunge la vice presidente Antonella Titone dell’Az. Agr. Titone di Trapani: “L'olio artigianale deve potersi distinguere da quello commodity, offerto sul mercato al prezzo più basso. Rivendichiamo il diritto a esistere, a esprimerci, a dichiarare la nostra diversità sulle etichette e sugli scaffali.”  

Le fa eco il secondo vice presidente Pietro Intini – Az. Agr. Intini di Alberobello: “L’Italia può contare sul più grande patrimonio olivicolo al mondo (oltre 580 ‘cultivar’) grazie alla molteplicità di terreni e diversità di microclimi, un patrimonio di altissimo valore che rischiamo di perdere. Le nostre azioni sono volte dunque alla custodia delle cultivar italiane storiche, alla loro riscoperta e valorizzazione. Rispettiamo le diverse culture olivicole estere, rifiutando però l'importazione di modelli agronomici o tecnologici, di varietà o ibridi che snaturino l'identità nazionale. Ormai possiamo offrire incomparabili espressioni qualitative, una miriade di profumi e sapori, vogliamo dunque annunciare e diffondere la “bella notizia” e mettere l’olivicoltura italiana al centro di un progetto di studio e riqualificazione economica e culturale”. 

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