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Ritorna la voglia di olio extra vergine d'oliva allo 0,5% di acidità
Unaprol ripropone "una nuova classificazione dell’olio extravergine" mentre il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, si concentra su piano olivicolo 2.0 e contrasto alle frodi: "occorre stringere le maglie ancora larghe della legislazione e aumentare i controlli"
31 gennaio 2019 | C. S.
Nel 2019 addio a 6 bottiglie di extravergine Made in Italy su 10 sugli scaffali dei supermercati per effetto del crollo del 57% della produzione che scende ad appena 185 milioni di chili, su valori minimi degli ultimi 25 anni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti presentata al primo Summit internazionale organizzato dall’Unaprol e dalla Coldiretti con la presenza degli agricoltori, degli industriali, della distribuzione commerciale e dei consumatori, insieme ai vertici del Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi) e ai rappresentanti delle istituzioni nazionali. Sul tavolo la drammatica situazione degli ulivi italiani colpiti dai cambiamenti climatici, del propagarsi inarrestabile della Xylella e della concorrenza sleale provocata dalle importazioni low cost spacciate per italiane. In particolare sono state le Regioni del Mezzogiorno ad accusare le perdite maggiori, con la Puglia, che da sola rappresenta circa la metà della produzione nazionale, colpita da una flessione stimabile attorno al 65%, a causa delle gelate mentre continua inarrestabile la diffusione della Xylella che si stima abbia già determinato perdite per 1,2 miliardi di euro secondo la Coldiretti.
Per la prima volta nella storia – sottolinea la Coldiretti – la produzione nazionale potrebbe essere sorpassata da quella della Grecia e del Marocco mentre si avvicina pericolosamente addirittura la Turchia e la Spagna allunga la distanza con ben 1,6 miliardi di chili e raggiunge un quantitativo quasi nove volte superiore. Senza interventi strutturali l’Italia - precisa la Coldiretti - rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio. Con il crollo della produzione nazionale a crescere – continua la Coldiretti - sono le importazioni dall’estero con aumenti record degli arrivi dalla Tunisia che fanno registrare un balzo in quantità di quasi il 150% secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2018.
Aumenta cosi il rischio di frodi e sofisticazioni a danno del vero Made in Italy che colpiscono i produttori agricoli e i consumatori. Per non cadere nelle trappole del mercato il consiglio della Coldiretti per scegliere Made in Italy è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. Oggi nella stragrande maggioranza delle confezioni – denuncia la Coldiretti – serve la lente d’ingrandimento per leggere le minuscole scritte, poste spesso sul retro, “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva dal primo luglio 2009.
“Per affrontare l’emergenza serve un intervento mirato per consentire ai produttori duramente colpiti dalle gelate di ripartire con un adeguato coordinamento istituzionale tra il livello regionale e quello nazionale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare “i ritardi accumulati con il rinvio della presentazione alla conferenza Stato Regioni del decreto per far partire il piano di interventi per fermare la Xylella fastidiosa in Puglia”. In questo scenario sul piano strutturale - sostiene Prandini - per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano Salva Olio presentato dalla Coldiretti per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi concorrenti.
Inoltre il presidente Prandini ha analizzato il problema delle contraffazioni: “Di fronte al crescente rischio frodi a livello nazionale occorre stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare, aumentare i controlli fatti alla trasformazione e all’importazione superando il segreto di stato sulla destinazione delle importazioni e lavorando per una maggiore trasparenza dell’indicazione dell’origine in etichetta”. Prandini ha sottolineato “l’importante apertura del tavolo al Ministero della Giustizia per combattere i reati agroalimentari che colpiscono pesantemente la produzione nazionale che va difesa anche valorizzando il panel test”.
Nel corso dell'incontro, inoltre, il Presidente di Unaprol, David Granieri, ha riproposto il tema di una riclassificazione commerciale degli oli di oliva, già affrontata in sede di Interprofessione Fooi ma anche nel corso di incontri bilaterali Italia-Spagna nel 2015. “La situazione è gravissima, per questo da mesi chiediamo un intervento del governo attraverso il Piano olivicolo nazionale 2.0. Per salvare l’olio italiano dagli attacchi stranieri, dalle frodi e dalle speculazioni è necessario un patto di filiera a garanzia del consumatore – ha spiegato David Granieri, presidente Unaprol – La proposta che lanciamo oggi è quella di una nuova classificazione dell’olio extravergine con un abbassamento del livello di acidità dallo 0,8 allo 0,5% per aumentare la qualità e contrastare in maniera più efficace frodi e imbrogli che si concentrano nella zona di confine. Il panel test funziona bene è la classificazione che è sbagliata”.
“La richiesta di una nuova classificazione degli oli di oliva può essere presa in esame nell’ambito delle procedure previste dall’accordo internazionale dell’olio di oliva e delle olive da tavola - ha replicato Abdellatif Ghedira, direttore esecutivo del COI - Gli standard del COI sono uno strumento in continua evoluzione proprio per rispondere alle esigenze del mercato, di trasparenza e di rispetto dei consumatori. È necessario però che una proposta venga presentata ufficialmente al Consiglio dei membri perché il segretariato esecutivo possa istruire la pratica e avviare le procedure per la discussione dell’argomento”.
E' stato poi discusso l’accordo sottoscritto a giugno da Coldiretti, Unaprol, Federolio e FAI.
“Dobbiamo riuscire a collegare il valore percepito con il prodotto, superando l’andamento altalenante delle materie prime. In questo modo si può creare una stabilità economica, costruire valore ed educare il consumatore verso la qualità” – ha affermato Francesco Tabano, presidente di Federolio.
Particolarmente significativo l'intervento della GDO: “Il compito della Moderna Distribuzione è quello di offrire, nel tempo, prodotti di qualità, con sicurezza di filiera, al miglior prezzo possibile - ha spiegato Giorgio Santambrogio, CEO VéGé e Presidente ADM - Per garantire questo, è indispensabile un patto di filiera e ciò che si sta facendo per l’olio italiano è un esempio mirabile”.
“Da parte di Adusbef c’è stata grande soddisfazione per il contratto di filiera sottoscritto da Unaprol, Coldiretti, Federolio e FAI nettamente orientato a garanzia e tutela della diffusione e commercializzazione dell’olio italiano con un occhio di riguardo per la promozione della sostenibilità ambientale e la garanzia di una corretta informazione per il consumatore finale”. – ha concluso Antonio Tanza, presidente Adusbef.
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04 febbraio 2019 ore 20:57E' da pensare quando sento la Coldiretti parlare di difesa dell'Agricoltura Italiana. Quali azioni ha mosso la Coldiretti quando il PD ha eliminato il Corpo Forestale dello Stato, Corpo invidiato da tutta l'Europa, quali comportamenti ha assunto per il potenziamento dell'Ispettorato Centrale repressione frodi, organismo specializzato nei Controlli, dove da anni non si fanno concorsi e dove quei poveri Funzionari camminano con autovetture vecchiotte. La Coldiretti mi risulta essere artefice dei registri telematici nei settori dell'olio e del vino che all'apparenza sembrano avere semplificato il lavoro aziendale, ma non è così a sentire molti operatori. L'invito che farei al dr. Prandini è quello di potenziare i controlli in tutti i settori agroalimentari, perchè a nulla servono le manifestazioni ai porti con le bandiere gialle, se poi nei pomeriggi sulle strade si vedono via vai di autotreni e camion vari.
carlo chirali
03 febbraio 2019 ore 22:02Dr. Prandini con quali risorse vorrebbe aumentare i controlli?? Quali controlli poi?? Dr. Prandini lei ha mai sentito parlare dell' Agecontrol?? Se si , si attivi per farla reintrodurre nell' ambito dei controlli per il settore. Venti anni di esperienza specifica non di dovrebbero mai e poi mai disperdere!!!
carlo chirali
05 febbraio 2019 ore 15:09Gentilissima sig.ra Franca, di fronte alla gravità del caso Forestale e del progressivo accantonamento della Rep. Frodi, l' esautoramento di Agecontrol dal settore e', se vogliamo, ancora più grave. Parliamo di un Ente che per venti anni ha battuto a tappeto l' intero comparto, portando risultati tangibili. Le metodiche di controllo e la capillarità degli interventi, propri dell' Ente, servirebbero eccome per cercare di contrastare le fenomenologie distorte, sicuramente quelle che riguardano il made in Italy. È solo questione di volontà: con un decreto furono affidati ad Agecontrol i controlli di qualità (??) per l' ortofrutta, con un decreto si potrebbe riassegnare un ruolo a questo Ente anche per gli altri prodotti, olio incluso. Si intende sempre in collaborazione con l' ICQRF. A meno che qualcuno, che a suo tempo di certo non remò a favore, ancora oggi tema l' azione degli ispettori dell' Agenzia.