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Olivi sradicati e olivicoltori palestinesi ridotti alla fame
Agli olivicoltori palestinesi viene impedito di poter vendere liberamente le proprie olive, come è stato messo in evidenza lucidamente e drammaticamente nella recente audizione dell’imprenditore Ziad Anabtawi, davanti alla Commissione Esteri e Difesa del Senato della Repubblica Italiana.
14 dicembre 2025 | 10:00 | C. S.
Quello che sta succedendo in Palestina e in Cisgiordania, con le aggressioni dei coloni che continuano indisturbate e la distruzione sistematica dell'economia olivicola e agricola dei palestinesi, è orribile e disumano. Gli oliveti palestinesi, primaria e fondamentale risorsa di sostentamento, sono stati per larga parte distrutti e volutamente estirpati durante la guerra. Le piante superstiti, tuttavia, sono riuscite miracolosamente ad arrivare a produzione, ma agli olivicoltori palestinesi viene impedito di poter vendere liberamente le proprie olive, come è stato messo in evidenza lucidamente e drammaticamente nella recente audizione dell’imprenditore Ziad Anabtawi, davanti alla Commissione Esteri e Difesa del Senato della Repubblica Italiana.
“Gli olivicoltori italiani”, dichiara Gennaro Sicolo nella doppia veste di presidente di Italia Olivicola e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, “sono vicini a quelli palestinesi. Ai nostri colleghi di Palestina e Cisgiordania esprimiamo piena e sincera solidarietà. Chiediamo al Governo italiano, all'Unione Europea e al consesso delle libere nazioni democratiche di tutto il mondo di porre fine a questa immane ingiustizia che affama un popolo intero e continua a perpetrare fame, miseria e morte distruggendo anche quel poco di speranza e di economia che deriva dall'agricoltura. Sono personalmente vicino all’amico Fayyadd Abdul Kareem Fayyadd, presidente degli olivicoltori palestinesi e componente del Comitato Consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale”.
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