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Brexit: Cia, senza accordo a rischio oltre 3 mld di export agroalimentare Made in Italy

Vino e ortofrutta i settori più coinvolti. Scanavino: evitare effetti “no deal” a imprese e cittadini

16 gennaio 2019 | C. S.

Bisogna evitare a tutti i costi una Brexit senza accordo, che avrebbe effetti negativi sugli scambi commerciali e colpirebbe in modo diretto l’Italia, per la quale il Regno Unito rappresenta il quarto mercato di sbocco per le esportazioni agroalimentari complessive e il terzo all'interno dei confini comunitari. Così Cia-Agricoltori Italiani sul voto del Parlamento britannico che ieri ha bocciato l’intesa Londra-Ue sull’uscita dall’Europa.

L’export di cibo e bevande Made in Italy verso il Regno Unito vale più di 3,3 miliardi di euro -sottolinea l’Ufficio Studi Cia-. Circa un quarto del totale dei prodotti italiani venduti Oltremanica (24% per un fatturato superiore a 810 milioni di euro) è rappresentato dal vino. Ogni 100 bottiglie Made in Italy vendute nel mondo, ben 14 finiscono sulle tavole britanniche. Di assoluto rilievo anche il nostro export verso Londra di ortofrutta trasformata (13%) e ortofrutta fresca (4%), così come dei prodotti da forno e farinacei (11%).

E’ chiaro, quindi, che un mancato accordo sulla Brexit avrebbe conseguenze preoccupanti sul settore agroalimentare tricolore -osserva ancora l’Ufficio Studi Cia- soprattutto su alcune regioni particolarmente coinvolte, come la Campania (dove le esportazioni alimentari verso il Regno Unito pesano per il 12,5% sulla formazione del valore aggiunto agroalimentare), ma anche il Veneto e il Piemonte (dove tale incidenza vale rispettivamente l’11% e il 7,4%).

“L’intesa raggiunta tra Europa e Regno Unito, dopo oltre due anni di trattative, fornisce importanti garanzie ai settori economici e alla società civile -dichiara il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino-. Il venir meno di tale accordo creerebbe una situazione di incertezza per imprese e cittadini, che rischia di assumere una dimensione ancora più allarmante in una fase di grande difficoltà sul fronte del commercio internazionale e della crescita economica, sia europea che nazionale. Per questo, è necessario fare il possibile per risolvere le tensioni attuali e scongiurare il pericolo del no deal”.

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