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TTIP: Chianti e denominazioni a rischio

24 maggio 2016 | C S

Un toscano su tre non ha mai sentito parlare del Ttip eppure potrebbe cambiare il destino dell’agroalimentare toscano spalancando le porte alla carne agli ormoni e al pollo alla varechina, alle coltivazioni Ogm e al latte provenienti da animali clonati. In pratica sulle nostre tavole potrebbero finire prodotti che non hanno gli stessi standard di sicurezza e qualità a cui siamo abituati. Sulle confezioni americane non è infatti necessario indicare l’origine del prodotto. Ma non sono gli unici effetti collaterali di un trattato che ha potenzialmente gli effetti di una resa nei confronti dei grandi gruppi industriali americani. Un sondaggio di Coldiretti Toscana ha evidenziato come il 62% dei cittadini sia al corrente di tali rischi anche se non ne conosce tutti gli aspetti tecnici e ha avuto informazioni dai media o si è informata sul web (info su www.toscana.coldiretti.it).

Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ovvero l’accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America che abbatte le barriere doganali e rende molto più facili le relazioni commerciali tra i due continenti, rischia di essere un autogol senza tempi supplementari per i nomi più prestigiosi del Made in Tuscany come il Chianti, uno dei prodotti più amati e celebrati all’estero, ma più in generale per tutti i prodotti a denominazione Dop ed Igp come il pecorino che in Usa assume le forme più bizzarre come il “Tania Tuscany Cheese” prodotto vicino a Pittsburgh e l’olio extravergine, due dei “pezzi” di punta dell’agroalimentare oltre oceano. Il trattato prevede infatti che i marchi Doc e Igp non vengano riconosciuti. “Non possiamo nascondere le numerose perplessità per un trattato che sta prendendo una piega non certo positiva per il nostro agroalimentare e non certo a difesa delle nostre produzioni perché non tutela il cibo di qualità, la distintività, la sicurezza e la tracciabilità, elementi indispensabili del nostro paniere. Il Ttip rappresenta una minaccia per tutto il Made in Tuscany e per tutto quello che rappresenta per i consumatori nel mondo. L’Europa – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - non può permettere di negoziare il primato agroalimentare del nostro paese che è anche un primato di tutta la comunità europea”.

Negli Usa l’agroalimentare toscano vale qualcosa come 650 milioni di euro, il 27% del totale in valore delle esportazioni nel 2015. Rispetto al 2015 le esportazioni di vino, olio, pasta, confetture sono aumentare addirittura del 37%. Di contro le importazioni dall’America sono poco meno di 30milioni di euro. Uno sbilanciamento che gli Usa vogliono colmare. “Il Ttip – analizza Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – dovrebbe, al contrario, essere lo strumento di tutela delle nostre produzioni agroalimentari, utile ad evitare il dilagare de fenomeno dell’Italian Sounding che danneggia le nostre imprese. La presunzione statunitense di continuare a chiamare con lo stesso nome o nomi simili alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché è una concorrenza sleale chiara ed evidente: un vero furto d'identità e di valore aggiunto per le nostre imprese e per l'economia dell'intero Sistema Paese ”.

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