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La responsabilità dell'alcol negli incidenti stradali? Solo frottole
La ricerca Piepoli fa luce su una questione su cui in tanti hanno abusato, smentiti clamorosamente dai numeri. Una delle cause minoritarie, seppur gravi, degli incidenti è percepita come la causa principale. C'è troppa demagogia
05 dicembre 2009 | C. S.
âLa ricerca Piepoli evidenzia una vera e propria distorsione percettiva per ciò che riguarda alcol e guida. Una delle cause minoritarie, seppur gravi, degli incidenti è percepita come la causa principale. E questo potrebbe spingere a pericolose campagne demagogiche contro il vino, bevanda nobile della nostra storia, perdendo ogni giorno una buona occasione per indagare le reali cause di incidenti e combatterle alla radiceâ.
Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato i risultati della ricerca Piepoli, diffusa oggi a Milano, sul tema âLe cause degli incidenti stradali: percezione vs realtà â, che ha esaminato anche lâeffetto dellâalcol sulla guida.
âIl vino non può diventare il capro espiatorio di un fenomeno drammatico come quello delle morti sulle strade, che pure, dal 1997 al 2007 si è ridotto del 24%, ad un tasso medio annuo del 2,1%. La stanchezza, i decibel dello stereo in auto, parlare al telefonino guidando, il fumo e farmaci come ansiolitici, anti-allergenici e tranquillanti sono altri, importanti fattori causa di incidenti mortali che vanno esaminati, approfonditi e contrastati e che invece nessuno considera, sui quali nessuno si interrogaâ.
âNellâottobre del 2007 è stato emanato un provvedimento che vieta la somministrazione di bevande alcoliche dopo le due di notte negli esercizi di intrattenimento. In quella occasione molti, fra coloro che oggi vorrebbero far chiudere le nostre aziende vitivinicole, si eressero a paladini delle discoteche, contro quella norma. La ricerca Piepoli ha evidenziato che, nel 2008, la mortalità negli incidenti si è ridotta del 7,8% rispetto allâanno precedente. Un valore inferiore a quello registrato in diversi anni in cui il provvedimento in questione non era in vigore. Quindi la sua efficacia diretta sulla mortalità stradale è discutibile e certamente non esaustivaâ.
âBandire facili criminalizzazioni â ha proseguito Zaia - è il primo passo per diffondere una sana cultura del bere e combattere il binge drinking, cioè il bere per sballarsi, fra i più giovani. Proibire, senza spiegare, capire o controllare, non serve a molto. Serve educare, responsabilizzare e insegnare che il vino va bevuto durante i pasti, ha alle spalle secoli di storia e il lavoro di migliaia di produttori. Bisogna interrogarsi seriamente sul divario enorme che esiste fra la percezione della realtà e la realtà stessa, fra ciò che la gente avverte come un possibile rischio e le reali cause degli incidenti. Soltanto così si potrà definire una campagna di sensibilizzazione dei giovani al buon bere e spiegare loro la differenza fra lo sballarsi e lâassaporare un bicchiere di vino, quasi un familiare che tutti siamo abituati a vedere sulle nostre tavole imbandite sin da bambiniâ.
Fonte: Pirrotta et al.
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