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Zaia pensiero: entro il 2010 etichette in italiano e dialetto!

E tuttu ndentau nu reality. Fu cusì ca nacque l'etichetta fiume, cu lla storia te nostri patrii intra. Miiiinchia disse iddhu: mo valorizzamu puru la lingua matre (e te sordata none?)

03 ottobre 2009 | C. S.

Naaa! Nutizia vera ete. Leggiti qquai lu pensieru te lu Ministru. Apriti l'ecchi e pigghiati nota. Avanti!

ZAIA PENSIERO

“Entro il 2010 le etichette dei nostri prodotti tipici avranno la doppia dicitura: in italiano e in dialetto. Abbiamo un paniere ricchissimo di prodotti tipici e certificati, che rappresentano il lavoro delle nostre comunità locali, dei nostri comuni, delle nostre regioni. Associare ad ognuno di essi il nome locale è quindi un’occasione per rivendicare la storia che c’è dietro ad ogni prodotto tipico. Perché la vera lingua dei nostri prodotti è quella del territorio.”
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, intervistato da Klaus Davi durante il suo programma KlausCondicio, in onda su You Tube.

Oltre alle certificazioni comunitarie delle DOP e IGP, vi sono in Italia i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, che hanno metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei in tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore a 25 anni. Il sistema dei prodotti tradizionali è regolamentato dal decreto del 18 luglio 2000. L’elenco aggiornato al 2004 dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni italiane è riportato nel decreto 22 luglio 2004 del Mipaf, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 agosto 2004.
“In Italia – ha detto il Ministro si contano 4.471 prodotti agroalimentari tradizionali. Il primato va alla Toscana, con 465 prodotti, seguita dalla mia regione, il Veneto, con 371 prodotti, dal Piemonte (366), dal Lazio (354) e dalla Campania (335). Sul fronte delle certificazioni europee, poi, l’Italia è al primo posto nell’Ue, con 117 DOP e 65 IGP. Ognuno di questi prodotti ci raccontano la storia di un territorio”.
“Penso alla mozzarella di bufala, ai pistacchi di Bronte, ai capperi di Pantelleria o al pecorino romano: fare in modo che l’etichetta bilingue – oltre a quelle in inglese e tedesco, che sono scontate – sia presente su tutti i prodotti significa promuovere al meglio i nostri territori, valorizzando quel concetto di terroir che a volte abbiamo trascurato e che invece è imprescindibile dal nostro Made in Italy e, in generale, dalla nostra cultura”.
“Lancio quindi un appello – ha detto il Ministro – a tutti i produttori, grandi e piccoli, perché inseriscano in etichetta il nome nella lingua madre accanto a quello in italiano. In questo modo i consumatori, che già conoscono la filosofia del chilometro zero e che vogliono comprare la tipicità, potranno trovare ovunque – nei supermercati, nei mercati e sulle bancarelle – un pezzo di storia del loro territorio.”
“Così – ha continuato Zaia – il radicchio di Treviso sarà anche ‘radicio roso de Treviso’, la focaccia ligure diventerà ‘fugassa’ e gli gnocchi sardi ‘malloreddus’. Quando poi questa iniziativa si tramuterà in legge, nel pieno rispetto del Parlamento, penseremo di rendere obbligatoria per tutti la doppia dicitura.”
“La difesa identitaria – ha detto ancora il Ministro – non è fonte di spaccature all’interno dell’Italia. Tutt’altro: è un movimento centripeto che serve ad unire. Ecco perché non trovo per nulla sacrilego promuovere investimenti per compilare, ad esempio, dizionari in dialetto-italiano, o dedicare parte delle ore scolastiche all’insegnamento delle lingue madri e delle culture territoriali, come già avviene in alcune regioni, dove si usa quel 20% di autonomia scolastica a disposizione per imparare i dialetti locali. Sarebbe bello se diventasse sistematico in tutte le scuole”.
“Un’iniziativa – ha continuato Zaia – che dovrebbe passare anche attraverso la televisione: ad esempio, aprendo l’uso del dialetto nei reality e nei talent show, che oggi è invece oggetto di un inutile ostracismo. Meglio certamente il dialetto che il turpiloquio. Lancio quindi un appello agli artisti che animano questi programmi, come Simona Ventura, Alessia Marcuzzi, Maria De Filippi e Francesco Facchinetti, perché parlino e lascino parlare i ragazzi nella lingua del loro territorio”.
L’elenco completo dei Prodotti DOP e IGP, quello dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali e quello dei Vini DOCG, DOC e IGT, con la relativa legislazione e suddivisi per regione e provincia, sono consultabili sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nella sezione Prodotti di Qualità.




Fonte: Pirrotta et al.

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