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Vino e giovani, è vero allarme sociale?

Non è l’alcol, dall’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità emerge con chiarezza l’unica responsabile: la cultura dello sballo

25 aprile 2009 | Ernesto Vania

Negli ultimi anni era fuori dalla classifica delle bevande alcoliche preferite dai giovani italiani, ma nel 2008 torna ai primi posti del gradimento. Il vino fa parte ufficialmente della ritualità dello sballo del fine settimana tra i giovanissimi. Le principali consumatrici sono le ragazze under 18, amanti di questa bevanda, fino all'eccesso specialmente durante il weekend.

“La scelta del vino e delle bevande a minor costo è ovviamente anche un riflesso della crisi economica che l'Italia attraversa - spiega, nell'Alcohol Prevention Day all'ISS, Emanuele Scafato, Direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol, del Centro Oms per la ricerca sull'alcol e Presidente della Società Italiana di Alcologia - Inizia anche da noi a farsi strada una tendenza viva in paesi come la Spagna, dove il rito del “botellon” (la damigiana costituita dal vino e dalle bevande alcoliche - superalcoliche a basso costo) impera da almeno 5 anni. Oggi infatti - continua Scafato - non è infrequente, soprattutto nelle Regioni italiane del nord-est e nord-ovest, vedere gruppi di giovani che in piazza o nei luoghi pubblici consumano collettivamente il “botellon”, secondo una ritualità che ha molte analogie con il consumo delle droghe”

Ritualità, weekend, sballo.
Queste sono le vere parole chiave per analizzare il fenomeno.
Il mezzo può essere diverso: alcol, droghe, musica assordante, pericolo.
Alla ricerca di adrenalina o viceversa dell’annullamento in una sorta di oblio.
Tutto in una sera, tutto per una sera.
E’ un problema culturale, di autoregolazione, di limiti.

Quello che preoccupa allora non è il consumo ma la ritualità e soprattutto questa abitudinarietà all’ubriachezza. Sono gli adolescenti di oggi che non si fermano al primo cocktail, sono loro quelli che abusano di più: in nove casi su dieci durante il week end consumano quattro bicchieri e mezzo di alcolici, addirittura sei bicchieri per le femmine.

Occorre un’opera pedagogica, di educazione.
Occorre fantasia.
Ne ha avuta l’Enoteca Italia, in collaborazione con il Mipaaf, che ha organizzato le “Viniadi”.

Alle "Viniadi" possono iscriversi tutti i cittadini italiani e i cittadini stranieri residenti in Italia, tra i 18 e i 40 anni a condizione che non siano in possesso di brevetto di sommelier professionista e che non abbiano rapporti diretti di lavoro con il mondo del vino. Le sfide tra eno-appassionati consistono in degustazioni alla "cieca" di tre vini, tra rossi e bianchi: passa il turno il concorrente in grado di riconoscere il monovitigno presente nei vini degustati. Il calendario delle gare prevede selezioni in tutte le 20 regioni italiane, due semifinali e la finalissima. Ai primi tre classificati assoluti andranno in premio wine experience in fattoria ed inoltre la dedica e l'usufrutto, per un anno, di un filare di vite presso aziende vitivinicole di prestigio. Un filare in usufrutto spetterà anche al finalista più giovane oltre ad una selezione di vini scelti da Enoteca Italiana.

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