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Assalto, con colpi bassi, al mondo del vino. Obiettivo: scardinare il mercato?

La verità, tutta la verità. La scusa più frequente è che nuoccia alla salute, ma è un'affermazione parziale e riduttiva. In Francia la Cour d’Appel punta addirittura a impedire la pubblicità sul web. E da noi?

08 novembre 2008 | Franco Bonaviri



Non siamo per natura inclini alla dietrologia. Tuttavia, qualcosa di torbido c’è. Non si comprende il motivo per cui intorno alle droghe – quelle impropriamente definite “leggere” – si sia piuttosto spavaldi e liberali, sostenendo in fondo l’idea che uno spinello non è poi la fine del mondo: si può fare. Di questo passo ci ritroviamo una società di drogati e le ipocrisie di chi invece combatte, come fosse un nemico terribile, tutto ciò ch’è riconducibile all’alcol, senza alcuna distinzione.

In questa campagna antialcol viene incluso il vino mettendolo alla stessa stregua dei superalcolici, come se fosse la stessa cosa. Poveri noi, in che situazione balorda ci troviamo. I neo-proibizionisti esprimono, attraverso le loro puerili battaglie, tutta la loro inconsistenza in fatto buon senso.

E’ evidente che l’abuso comporti delle serie conseguenze. Troppo cibo fa male, troppo sesso fa male, il troppo di tutto fa male: è un principio molto semplice e così elementare per cui trovo di conseguenza del tutto sconsiderata l’idea di chi si attacca a certe battaglie ideali che hanno in sé l’elemento del ridicolo: no all’alcol, perché fa male. Ma, suvvia! Codeste persone dovrebbero liberarsi dalle chiusure mentali in cui sono imprigionate per propria scelta.

Da qui, dunque, due notizie dalle quali partire per una riflessione.

La prima riguarda la Francia, dove - come segnala il “re” dei blogger del vino, il giornalista Franco Ziliani - nei giorni scorsi si è svolta una giornata di mobilitazione contro la decisione della Cour d’Appel di Parigi di impedire una libera informazione sul fronte del vino nell’ambito di Internet: una assurdità folle, che rasenta l’insipienza.

Avendo individuato un vuoto nella Loi Evin del 1991, la Corte d’Appello francese ha ritenuto opportuno intervenire limitando fortemente il diritto di fare pubblicità alle bevande alcoliche, vino compreso, proibendo così la pubblicità del vino su Internet.

Per approfondire l’argomento si legga quanto ha scritto al riguardo Ziliani (link esterno) , cui va dato atto di essere un grande giornalista del settore, oltre che un opinionista di grande levatura, libero da condizionamenti e appartenenze. Nei suoi quotidiani interventi, ha saputo fare della Rete un ottimo veicolo di cultura e di corretta e coraggiosa informazione. Se esistessero certi personaggi, nei nostri grandi quotidiani, sarebbe un mondo completamente diverso.

Franco Ziliani

Ma veniamo al punto: che senso ha vietare la pubblicità al vino? Cosa può suscitare di così dannoso? L’atteggiamento dei neo-proibizionisti fa ridere perfino le pietre e tutto quanto di inanimato si trova in giro. E’ la massima espressione dell’ipocrisia. In giro ci sono pubblicità dagli effetti terribili e devastanti: riguardo quelle che pubblicizzano maghe e indovini, o società di prestito di denaro che nascondono le insidie dell’usura, o di prostituzione celata dall’arte dei massaggi, eccetera. Con tutto ciò, l’intestardirsi sul vino e gli alcolici è un’assurdità che non convince. Cosa c’è dietro? Ma soprattutto, da noi in Italia, dopo le pessime iniziative proibizioniste di politici come la Turco e Ferrero, si può correre un simile rischio in futuro?

Non è una questione prettamente commerciale, ma culturale, perché impedire la pubblicità del vino (ma pure di altri alcolici) è un’iniziativa del tutto dissennata e fuori luogo. Ciò che manca è la capacità e la volontà di prestare attenzione all’impegno educativo. Si agisce insomma su ciò che può costituire un problema, senza però avere il coraggio e il buon senso di intervenire su ciò che crea il problema e di prestare di conseguenza attenzione al percorso esistenziale di chi piuttosto beve perché sta male. E’ troppo comodo prendersela con il vino. E’ ipocrita, tranne che non ci sia qualche interesse nascosto, che punti a scardinare il mercato. Di questo non siamo sicuri, ma tutto può essere. Per certi personaggi istituzionali, invece, c’è soprattutto una grave colpa: l’incapacità di leggere le problematiche della società e di scavare nel fondo dei problemi. Perché, con tutta sincerità, il problema non è il vino o gli alcolici, ma l’abuso di queste bevande. E su ciò che determina l’abuso che nessuno si interroga e cerca di agire. Tutto qui, l’ipocrisia dei proibizionisti appare evidente in tutta la sua risibilità.



La verià sul vino, un libro contro le ipocrisie
Accanto a tante assurdità, uno spiraglio di luce lo offre un libro di Attilio Giacosa e Mariangela Rondanelli, pubblicato a cura dell’Osservatorio nazionale sul consumo consapevole del vino. A dimostrazione che si può affrontare il problema degli abusi con grande intelligenza.

La verità sul vino. Come quando perché il vino fa bene (link esterno), in particolare, è un libro fresco di stampa che l’Osservatorio Vino e salute ha realizzato in collaborazione con l’associazione Go Wine.
E’ un volume che andrebbe consigliato soprattutto a chi, in ambito istituzionale, non ha ancora capito che non si può associare imprudentemente il vino a qualsiasi altra bevanda alcolica. In esso infati non c’è solo alcol, ma anche un ricco bagaglio di principi attivi presenti nell’uva e dalle proprietà benefiche per la salute.

Gli autori sono entrambe docenti universitari e il loro approccio è rigoroso, fondato su dati scientifici inoppugnabili. Il linguaggio adottato è però semplice e divulgativo, con inserti culturali d’alto profilo, e con il dichiarato obiettivo di favorire l’instaurarsi di una sana cultura del bere bene, moderato e consapevole. Oltre alla piacevolezza della lettura, resta, al lettore, una perfetta sintesi, anche sotto forma tabellare, dei più noti studi in circolazione.


In conclusione
Insomma, a tirare le somme, possiamo concludere che accanto a scelte dissennate, per fortuna c’è ancora spazio per una comunicazione seria, non demonizzante, intorno al vino. C’è solo da sperare che i molti nemici del vino non facciano danni a un’economia e a una cultura. Occorre tenerli a bada, e metterli ai margini, fronteggiarli duramente quando è il caso, come bene hanno fatto in Francia.

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