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Crollano i consumi e al ristorante “sparisce” il vino
Confcommercio denuncia la permanenza di una situazione di difficoltà nella domanda delle famiglie, ma a sorpresa, per la Fipe, non è il prezzo a condizionare negativamente il consumo di vino al ristorante
07 giugno 2008 | T N
Meno cinema, meno cene al ristorante.
Tengono le telecomunicazioni e i beni e servizi per la cura della persona.
Cambiano, insomma, i consumi delle famiglie, condizionati, secondo Confcommercio, dal "permanere di una situazione di difficoltà nella domanda delle famiglie".
Le rilevazioni dell'Ufficio studi di Confcommercio descrivono una leggera ripresa su base congiunturale, cioé nel confronto tra aprile e il mese precedente, che però, per i singoli capitoli, difficilmente si scosta dallo 0,1-0,2%.
I servizi ricreativi, cioé cinema, sport, libri, compact disc, giocattoli, così come alberghi e ristoranti, e i beni e servizi per la casa (mobili, arredamento, casalinghi, elettrodomestici) sono pressoché fermi su base mensile. E questo trascina al ribasso il dato su base annua, che risente del trimestre precedente.
Sempre meno vino al ristorante
Il calo dei consumi di vino presso i ristoranti è solo parzialmente spiegabile con la flessione del numero di pasti serviti.
Secondo la Fipe, infatti, vi sono anche altri fattori che stanno pesantemente condizionando le vendite del vino presso la ristorazione, canale tradizionale e molto sentito dai viticoltori.
In base allâindagine Fipe su 350 ristoranti, câè il fattore prezzo, basti considerare che sulle carte dei vini, nei ristoranti, si arriva anche a sfiorare un rincaro del 300%.
Il prezzo non è, però, l'unico nè il principale elemento limitativo dei consumi del vino: ben il 60,3% di riduzione di consumi nei ristoranti è dovuto al nuovo codice della strada; il 25% al salutismo e solo il 14,2% alla minore capacità di spesa degli italiani.
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