Articoli

MARIA GRAZIA MAMMUCCINI: "UNO DEI PUNTI DI FORZA DEL SISTEMA TOSCANO È LA DIFFERENZIAZIONE IN FUNZIONE DELLE DIVERSITÀ TERRITORIALI E AZIENDALI"

Una intraprendente e dinamica manager a capo dell'Arsia, l’agenzia regionale della Toscana per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e forestale. Con lei parliamo di tendenze ed esigenze del mondo produttivo ma anche del ruolo delle agenzie per l'innovazione

21 febbraio 2004 | Alberto Grimelli

Maria Grazia Mammuccini, 44 anni, nata a Terranova Bracciolini, risiede a Montevarchi insieme al marito, che conduce un’azienda agricola vocata particolarmente a viticoltura e olivicoltura.
E’ attualmente Amministratore dell’Arsia, l’agenzia regionale della Toscana per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e forestale, incarico che ricopre dal 1995.
E’ stata consigliere regionale dal 1987 al 1995, assumendo anche l’incarico di vicepresidente della Commissione Agricoltura. Si è occupata di agricoltura fin da giovanissima. E’ stata alla direzione di varie cooperative agricole, componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Vinicolo “Le Chiantigiane” e vicepresidente dell’Ente Irriguo Umbro Toscano.
E’ uno dei rappresentanti delle Regioni nel consiglio di amministrazione del CRA, consiglio nazionale per la ricerca in agricoltura, che avrà il compito di riformare e governare il complesso delle attività di ricerca e degli istituti di sperimentazione afferenti al Ministero dell’Agricoltura.



- Dal suo osservatorio privilegiato vede un mondo agricolo ancora molto tradizionalista e conservatore oppure più ricettivo alle innovazioni rispetto a qualche anno fa?
Non c’è dubbio che negli ultimi anni il mondo agricolo ha avuto uno scatto in avanti; era uno dei settori più conservatori e tradizionalisti, è diventato uno dei settori più innovativi. La cosa interessante è che tutto questo non è avvenuto attraverso una rottura con le tradizioni, ma al contrario, l’innovazione si è innescata proprio grazie al recupero della tradizione rurale toscana, che era stata abbandonata con l’avvento dell’agricoltura industriale. L’equazione si è instaurata sul rapporto innovazione – qualità dei prodotti – rapporto con l’ambiente e il paesaggio. Nuove attività come l’agriturismo, il recupero dei prodotti tipici, la qualificazione delle produzioni, l’agricoltura biologica, ecc. hanno consentito anche al mondo giovanile e alle donne di acquistare un ruolo di rilievo e di portare con sè elementi di innovazione.
- L’Arsia partecipa ai tavoli di filiera promossi dalla Regione Toscana. Esistono delle problematiche comuni a tutti i comparti agricoli? Se sì, quali?
Le problematiche comuni sono relative proprio agli aspetti innovativi che hanno consentito nuove opportunità al mondo agricolo, e che possono riassumersi così: produrre qualità, nel rispetto del consumatore e nel rispetto dell’ambiente. Queste tematiche comuni si portano dietro altre tematiche correlate, e la prima concerne l’integrazione a sistema sia a livello di filiera che a livello territoriale. Un altro aspetto fondamentale per l’agricoltura di oggi è la comunicazione. Ossia comunicare per permettere ai cittadini di comprendere il ruolo dell’agricoltura sulle questioni ambientali e ai consumatori il valore della qualità e della sicurezza alimentare.
- Quali sono, secondo lei, le linee guida da seguire per uno sviluppo sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico, per l’agricoltura del futuro?
Rischio di essere ripetitiva, ma i punti fondamentali restano gli stessi, ossia qualità delle produzioni e qualità dell’ambiente. Questa scelta strategica ha un valore non soltanto dal punto di vista sociale e ambientale, ma anche economico, perchè i nostri prodotti potranno continuare ad avere spazi di mercato solo se sapranno differenziarsi dagli altri. Le nostre aziende agricole potranno mantenere un ruolo e una possibilità di reddito grazie all’integrazione fra produzioni agricole e servizi legati alla valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio e delle tradizioni rurali. In questo senso la riforma della Pac, e il lavoro compiuto in questo ambito dal governo regionale per rafforzare politiche di sviluppo rurale, possono rappresentare un fattore strategico per il raggiungimento dell’obiettivo.
- L’Arsia è un ente che funziona. Fa ricerca e la divulga, non solo ai toscani. Quali sono i segreti del vostro successo?
Il punto fondamentale, credo, sia stato il metodo di lavoro. Noi siamo sempre partiti dalla convinzione che lavorando da soli non avremmo svolto una funzione pari al compito che ci spettava. Il nostro ruolo è quello di far incontrare la domanda di ricerca e innovazione proveniente dal mondo produttivo con le idee provenienti dalle istituzioni scientifiche. Allora abbiamo lavorato in modo che le idee progettuali venissero messe a punto con la partecipazione e la condivisione dei diversi attori, ponendo così fin da subito le condizioni per un efficace trasferimento dei risultati.
- L’Arsia spazia molto nelle sue attività, dalla selvicoltura all’acquacoltura. Questa pluralità di interessi non è eccessivamente dispersiva di fondi e di energie?
No, e questo si spiega proprio per le caratteristiche del sistema toscano. Uno dei punti di forza del sistema toscano infatti è proprio la diversificazione in funzione delle diversità territoriali e aziendali e il nostro compito è di supportare tutto il sistema agricolo e rurale. Probabilmente sarebbe stato dispersivo (e insostenibile per la nostra struttura) se avessimo lavorato da soli, ma seguendo il metodo che abbiamo descritto poc’anzi, attraverso la creazione di tavoli di filiera per ciascun settore, che coinvolgono diversi attori (ormai anche i consumatori), sono state messe in moto molte energie, anche esterne, che rendono possibile affrontare una quantità di temi così vasta.
- Quali difficoltà ha riscontrato ad inserirsi, da donna, in un mondo agricolo tradizionalmente maschile?
E’ difficile rispondere a questa domanda. E’ innegabile che, soprattutto nella fase iniziale ho incontrato una serie di difficoltà, che sono comuni a tutte le donne, chiamate sempre a dimostrare le loro capacità, e in relazione alla gestione dei tempi. Ma il rapporto con il mondo agricolo non è stato per me particolarmente difficile. Le mie radici e la mia cultura sono quelle del mondo rurale, così come la mia attività professionale nasce in quel mondo. Insomma il mondo agricolo è sempre stato il mio mondo. Oggi poi questa difficoltà la sento ancora meno, perchè tante donne stanno diventando protagoniste, sia come imprenditrici, nelle aziende, sia come tecnici e nelle strutture organizzate. Il problema casomai, oggi, è quello di fare emergere di più le donne, di renderle protagoniste come si meritano, visto che ancora l’opinione comune guarda al mondo agricolo come ad un mondo “tradizionalmente maschile”.

Potrebbero interessarti

Articoli

Il Premio Casato Prime Donne 2013 a Linda Laura Sabbadini

A poco più di un mese dal Decreto Legge sul femminicidio, il Premio Casato Prime Donne viene assegnato al direttore ISTAT Linda Laura Sabbadini che, per prima, ha rivelato le dimensioni della violenza sulle donne

03 settembre 2013

Articoli

Reputazione on line fondamentale per il turismo del XXI secolo

Tra difficoltà e diffidenze ecco come affrontare internet e le opportunità che offre

27 luglio 2013