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E' possibile ottenere un extra vergine nutrizionalmente perfetto?
Il punto di vista di Francesco Visioli alla luce delle evidenze scientifiche. Quanto davvero è importante l'acido oleico ai fini degli effetti benefici degli oli di oliva? E quanto invece incide la frazione insaponificabile?
01 marzo 2008 | Francesco Visioli
Presentiamo qui di seguito l'intervento del professor Francesco Visioli al convegno "La sfida della moderna Olivicoltura? Come progettare un profilo degli oli extra vergini adatto al mercato". Il convegno, tenutosi il 15 novembre scorso presso Fiera Milano-Rho, nell'ambito della ventiduesima edizione del Simei e della sesta di Enovitis, fa parte di una tra le tante iniziative dell'Unione Italiani Vini.
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Come ottenere un extra vergine dal profilo nutrizionale perfetto, alla luce delle evidenze scientifiche
Francesco Visioli
Ordinario di Fisiopatologia, Université Pierre et Marie Curie â Paris 6, Parigi, Francia
Introduzione
La crescente diffusione della dieta Mediterranea, di cui lâolio dâoliva costituisce la principale fonte di grassi, al di fuori delle aree tradizionali ha stimolato lâinteresse di ricercatori e nutrizionisti verso le proprietaâ salutari di questo alimento. Lâenfasi che spesso viene posta sulle (vere o presunte) qualitaâ nutrizionali dellâolio dâoliva non eâ sempre sostenuta da dati scientifici, ma la ricerca in questo campo sta progredendo rapidamente. Cerchiamo di fare il punto delle ricerche sviluppatesi nel campo dellâolio dâoliva in relazione alla salute umana, focalizzandosi sul ruolo dei âcomposti minoriâ e fornendo anche basi per comprendere le potenziali attivitaâ salutari dellâolio dâoliva di qualitaâ.
Percheâ si parla tanto di antiossidanti?
La produzione incontrollata di radicali liberi in vari sistemi biologici in rapporto all'insorgenza di varie patologie di tipo degenerativo, ed il ruolo di composti antiossidanti nel controllo di tali processi, sono argomento di discussione da molti decenni, tra patologi, biochimici e nutrizionisti.
Solo recentemente, tuttavia, solide osservazioni sperimentali hanno permesso di proporre un ruolo ben definito di biomolecole alterate da processi ossidativi nell'insorgenza della patologia. Fra queste molecole vi sono le LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo), le proteine ed in DNA. Tale ipotesi di lavoro ed i dati sperimentali a suo sostegno che vengono prodotti in questo campo di ricerca, hanno creato un grande interesse per gli antiossidanti, in primo luogo per quelli presenti nella dieta.
Cosa câeâ di vero?
Varie evidenze sono state prodotte negli ultimi anni a sostegno della formazione di LDL ossidate in vivo, mentre la valutazione della maggior ossidabilita' delle LDL in sistemi in vitro risulta correlata, ed e' pertanto predittiva, dell'evoluzione dell'aterosclerosi in vivo. Anche per le proteine ossidate la ricerca scientifica sta facendo grossi passi avanti, soprattutto nel campo dellâinvecchiamento, in cui lâossidazione proteica gioca un ruolo importante (si calcola che un individuo di 80 anni abbia circa lâ80% delle proteine del suo organismo ossidate.
Meno chiari sono i dati riguardanti il DNA, la cui ossidazione potrebbe essere alla base di mutazioni geniche e successiva comparsa di tumori. Si deve tuttavia rilevare che queste ipotesi sono difficilmente verificabili in vivo, nel soggetto, a causa delle scarse conoscenze tecnologiche che impediscono ancora di caratterizzare e dosare accuratamente i prodotti di ossidazione. Si tratta quindi di ipotesi suggestive, basate su un buon numero di evidenze sperimentali, ma che devono ancora essere provate al di laâ di ogni ragionevole dubbio.
Sulla base di queste ipotesi, tuttavia, eâ formulata la teoria che la dieta mediterranea, ricca in antiossidanti ed in olio dâoliva (che contiene lâacido grasso oleico â monoinsaturo e difficilmente ossidabile) possa prevenire le patologie associate ai processi ossidativi. A sostegno di questa teoria vi eâ anche lâosservazione che i fattori di rischio cardiovascolare (es. colesterolemia e pressione arteriosa) non sono molto diversi tra le popolazioni mediterranee e quelle di altri paesi a piuâ alta incidenza di malattie cardiovascolari. Eâ quindi probabile che altri fattori preventivi intervengano a diminuire il rischio.
Merito dellâacido oleico?
La dieta Mediterranea eâ caratterizzata, dal punto di vista del profilo lipidico, da un elevato consumo di olio dâoliva. Lâuso dellâolio dâoliva come condimento e come principale grasso alimentare permette di ridurre considerevolmente lâapporto di grassi saturi, come ad esempio quelli derivanti da burro e prodotti caseari impiegati in larga quantitaâ nel Nord-Europa.
Lâalto consumo di acido oleico attraverso lâimpiego di olio dâoliva eâ stato fino ad oggi ritenuto reponsabile della maggior parte degli effetti benefici della dieta Mediterranea. Esistono peroâ valide ragioni per dubitare della validitaâ di questa affermazione. In primo luogo, analizzando il contenuto di acido oleico totale della dieta Mediterranea e confrontandolo con quello delle diete diffuse nei paesi anglosassoni (es. USA e Regno Unito) si nota come la percentuale di questo acido grasso monoinsaturo sia molto simile in tutti i regimi dietetici. Infatti, se nellâarea mediterranea si consuma molto olio dâoliva, nei paesi anglosassoni un adeguato apporto di acido oleico viene raggiunto attraverso il consumo di altri cibi ricchi di oleato come, ad esempio, pollo e maiale. Inoltre, lâorganismo eâ in grado di sintetizzare oleato a partire da precursori: a differenza degli acidi grassi poliinsaturi (essenziali) che devono essere assunti preformati, lâacido oleico puoâ derivare dallâacetato attraverso vie metaboliche conosciute.
Eâ anche diffusa la nozione che lâacido oleico abbia effetti favorevoli sul profilo lipoproteico umano, abbassando il tasso di colesterolo LDL (soprannominato âcolesterolo cattivoâ). In realtaâ, studi effettuati in condizioni controllate hanno mostrato un effetto molto modesto o nullo dei grassi monoinsaturi quando questi sono stati somministrati in sostituzione dei carboidrati in una dieta isocalorica. In definitiva, lâolio dâoliva ha pochissimi effetti diretti sulla colesterolemia ed i benefici di una dieta ricca in acido oleico sono per la maggior parte attribuibili alla contemporanea riduzione dei livelli di grassi saturi. Propagandare quindi lâuso di olio dâoliva per il controllo del colesterolo non ha basi scientifiche.
Piuâ importanti, dal punto di vista salutistico, sono gli acidi grassi poliinsaturi, soprattutto quelli della serie omega 3. Definiti âessenzialiâ percheâ il nostro organismo non eâ in grado di sintetizzarli (e devono essere assunti con la dieta), la loro quantitaâ nella dieta occidentale eâ ritenuta troppo bassa. Produrre oli piuâ ricchi in omega 3 potrebbe apportare benefici al loro profilo nutrizionale.
La frazione insaponificabile dellâolio dâoliva
Oltre alla sua particolare composizione in acidi grassi, l'olio d'oliva di prima spremitura contiene vari componenti minori che gli conferiscono il particolare gusto e aroma. Questo e' dovuto al fatto che l'olio d'oliva e' l'unico olio vegetale ottenuto dall'intero frutto e non dai soli semi, il che gli permette di conservare tutte le proprieta' organolettiche delle olive.
E' da sottolineare il fatto che l'olio "extra-vergine" e' molto piu' ricco in composti fenolici degli olii raffinati, ottenuti per rettificazione degli olii troppo acidi, che sono virtualmente privi di fenoli. In breve, gli olii di migliore qualita' sono ricchi in fenoli (e viceversa).
Il consumo medio giornaliero nei paesi mediterranei varia da pochi Kg/capita/anno a ~15 Kg/capita/anno. Nelle aree a piu' alto consumo, l'uso giornaliero di olio raggiunge quindi i 50 g/die, fornendo quindi circa 25 mg di fenoli al giorno. Questo ordine di grandezza, calcolato come quantita' totale di flavonoidi (derivanti quindi anche da mele, cipolle ecc.), e' stato correlato ad una minore incidenza di malattie cardiovascolari.
Il crescente interesse nella chimica degli antiossidanti naturali ed il diffondersi della dieta mediterranea, sempre piu' popolare in USA e Giappone, ha stimolato l'interesse di vari gruppi di ricerca verso i possibili effetti antiossidanti di alcuni composti che sono stati isolati e purificati dall'olio extra vergine d'oliva. Lâobiettivo e' quello di chiarire ulteriormente il potenziale ruolo dell'olio d'oliva e dei suoi componenti minori nella protezione del sistema cardiovascolare.
I componenti fenolici sono potenti antiossidanti (in una provetta)
Sono ormai numerosi gli studi pubblicati sulle attivitaâ antiossidanti dei fenoli dellâoliva (sia in termini di olio extra vergine sia come acque di vegetazione). Lo stato delle ricerche eâ cosiâ avanzato che ha permesso di individuare le specie ossidanti verso cui i fenoli dellâoliva (in particolare idrossitirosolo ed oleuropeina) svolgono le loro attivitaâ antiossidanti. Molti studi sono anche stati effettuati in sistemi cellulari e nei confronti di DNA isolato. La potenza dei fenoli dellâoliva dipende dal substrato su cui si fanno agire, ma spesso eâ di molto superiore a quella di altri antiossidanti noti, quali la vitamina E. Le attivitaâ antiossidanti di idrossitirosolo e secoiridoidi fanno si che il loro impiego a livello applicativo sia in fase di forte sviluppo ed esistono giaâ brevetti industriali in questo senso.
Non solo antiossidanti (altre attivitaâ biologiche dei componenti minori dellâolio dâoliva)
I potenziali effetti benefici dei composti fenolici sulla salute umana non si limitano alla loro azione antiossidante. Sono state infatti studiate numerose ed interessanti attivitaâ biologiche che potrebbero rivelare nuovi ruoli di tali composti nella prevenzione di alcune malattie. La formazione di trombi, ad esempio, eâ favorita da unâeccessiva aggregabilitaâ delle piastrine, cellule deputate a costituire il âtappo emostaticoâ. Tale funzione si rivela utilissima quando si debba arginare un eccessivo sanguinamento, ad esempio a seguito di un taglio, ma risulta nociva quando, allâinterno dei vasi sanguigni, le piastrine si aggregano e formano dei coaguli (trombi) che possono occludere il lume vascolare impedendo il passaggio di sangue (caso dellâinfarto miocardico).
I composti fenolici estratti dallâolio dâoliva, ed in particolare lâidrossitirosolo, sono in grado di inibire lâaggregazione piastrinica indotta da vari agenti aggreganti. Questa proprietaâ antitrombotica si associa ad una ridotta produzione di fattori pro-infiammatori quali trombossano e leucotrieni prodotti dalle piastrine (il primo) o da cellule coinvolte nei processi dellâinfiammazione quali i leucotrieni (i secondi).
Altri studi hanno anche dimostrato che lâoleuropeina eâ in grado di aumentare la sintesi di ossido nitrico, una molecola con forte potere battericida e citostatico, da parte di macrofagi (cellule coinvolte nei processi di risposta immunitaria dellâorganismo). Questa ulteriore attivitaâ suggerisce che lâoleuropeina, attraverso la stimolazione di enzimi specifici, potenzia la risposta immunitaria provocata dallâattacco batterico. Infine, uno studio appena pubblicato dimostra attivitaâ neuroprotettive dellâidrossitirosolo, sia in vitro sia dopo somministrazione orale.
Gli studi sulle attivitaâ biologiche (antiossidanti e non) dei fenoli dellâolio dâoliva sono tuttora in corso e non si esclude che nuove proprietaâ salutari vengano portate alla luce nellâimmediato futuro.
Ma nellâuomo?
Il fatto che attivitaâ biologiche di composti naturali vengano dimostrate in vitro (provette o colture cellulari), non implica necessariamente che tali composti svolgano attivitaâ salutari nellâorganismo una volta ingeriti. Da questo punto di vista si deve sottolineare il fatto che nel campo dellâolio dâoliva extra vergine gli studi sono molto avanzati, molto piuâ che per altri alimenti, come vino e teâ. Lâassorbimento di idrossitirosolo ed altri fenoli eâ stato ampiamente studiato e ne eâ anche stato chiarito il metabolismo. Infine, esistono alla data del convegno circa 15 studi effettuati nellâuomo (volontari sani o pazienti), di cui una dozzina dimostrano la superioritaâ dellâolio dâoliva extra vergine ricco in fenoli rispetto allâolio dâoliva e rispetto agli oli di semi, in termini di attivitaâ biologiche.
Conclusioni
Le evidenze scientifiche disponibili ad oggi non permettono ancora di dimostrae inequivocabilmente la superioritaâ dellâolio dâoliva extra vergine rispetto ad altri grassi vegetali. Tuttavia, dagli studi brevemente effettuati finora si evince come il ruolo dellâolio dâoliva allâinterno della dieta Mediterranea sia probabilmente piuâ complesso di quanto ritenuto finora. Le proprietaâ salutari dellâolio dâoliva, in particolare dellâextravergine, non si limitano infatti allâapporto di acido oleico, che come sopra descritto non manca in altri tipi di diete, ma sono legate alla sua componente fenolica. Lâuso di olio di elevata qualitaâ permette infatti lâassunzione di composti il cui consumo, tuttâora da studiare appieno nellâuomo, eâ stato correlato ad una minor incidenza di malattie cardiovascolari e tumori.
Il sapore dellâolio dâoliva extra vergine di alta qualitaâ ne permette anche un minore consumo con conseguente limitazione dellâapporto calorico globale e incentiva il consumo di verdura fresca, tradizionalmente condita con olio dâoliva extravergine. In conclusione, eâ giunto il momento di raccomandare ai produttori di ricercare la miglior qualitaâ dellâolio ed ai consumatori di preferire oli di qualitaâ elevata che permettono lâinclusione nella dieta di composti potenzialmente salutari. Per ottenere un olio dal profilo nutrizionale perfetto sono necessari altri anni di ricerca, sia agronomica sia scientifica, che facciano luce sulle vere o presunte proprietaâ di polifenoli ed acidi grassi. Nel frattempo, sulla scorta dei dati scientifici in nostro possesso, sembra opportuno raccomandare lâuso di oli ad alto tenore di fenoli (ancorcheâ costosi) nellâambito di una dieta variata ed equilibrata.
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