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ED E' BEAUJOLAIS NOUVEAUX. IL MILLESIMO 2007? FRUTTATO ED ELEGANTE
Tutto quanto occorre sapere su un vino ottenuto da un un unico vitigno, il Gamay. I colori, gli aromi, l'eleganza. Dalla vite al bicchiere, le fasi principali della produzione. La storia, con le molte curiosità, i dati economici, i mercati
24 novembre 2007 | T N
Se ci fosse una parola per definire il millesimo 2007, questa sarebba frutta. Come se il gamay, unico vitigno dei Beaujolais Nouveaux, traendo il meglio di condizioni meteorologiche ideali durante le vendiemme, avesse scelto di esprimersi pienamente e di interpretare il ruolo che più gli si addice: quello di vini espressivi e golosi, fruttati, freschi e gradevoli. Fino alla delizia.
Da ricordare, tra gli elementi positivi di questâanno: un bel mese di settembre, che ha fatto dimenticare i capricci dellâestate, ed ha conferito delle condizioni di maturazione e raccolta vicine alla perfezione, con unâalternanza di notti fresche e giornate radiose, ma non troppo calde, propizie alla maturazione lenta delle uve e allo sviluppo di fenoli e antociani, portatori di aromi e colore. Risultato: questo millesimo offre vini appetitosi e saporiti. Dei veri e proprio vini di piacere.
Sul piano quantitativo, il raccolto è limitato: -10% a -15%, sommando tutte le denominazioni. Le rese di denominazione non sono raggiunte in nessuno dei settori del vigneto. A questo segno qualitativo molto positivo, si somma la precocità del millesimo: accelerato da un mese di aprile molto caldo e secco, le vendemmie sono cominciate il 25 agosto, come già successo negli anni 1997, 2000 e lâineguagliabile 2003.
I colori del beaujolais sono granata, con riflessi violacei, caratteristici dei vini novelli.
Gli aromi sono molto espressivi: piccoli frutti rossi e sentori di lamponi riassumono questo millesimo 2007.
I vini, al tempo stesso appetitosi e dissetanti, coniugano finezza ed eleganza, con una buona persistenza. I sapori fruttati, sinonimi del gamay, sono sempre presenti.
Parole chiave di questo millesimo, a seguito delle prime degustazioni: golosità , fruttato, eleganza.
Dalla vite al bicchiere, i molti segreti del beaujolais nouveau
Un'ottima padronanza tecnica è d'obbligo per la produzione di beaujolais nouveau:
- Nella cantina, il viticoltore esegue una macerazione breve che richiede una particolare cura.
- Nel vigneto, tutto l'anno, pota, scacchia, dirada⦠un vitigno: il gamay noir à jus blanc, complesso da coltivare;
Un unico vitigno, una « vinificazione beaujolaise » senza paragoni
Per ottenere un vino fresco e beverino, aromatico e fruttato, il viticoltore sceglie una macerazione breve compresa tra i 4/5 giorni al massimo. Allo scopo, è richiesta una perfetta padronanza della tecnica poiché un travaso eseguito tre ore prima del dovuto darà origine ad un vino eccessivamente leggero e privo di colore; al contrario, il prolungarsi della fermentazione in presenza delle vinacce conferirà al vino novello un carattere diverso, dai tannini più accentuati.
· Un unico vitigno: il gamay noir à jus blanc
· Vinificazione: ad interi grappoli, tipica del Beaujolais.
· Durata della fermentazione in presenza delle vinacce: molto breve, dai 4 ai 5 giorni, volta ad esprimere il maggior numero di aromi della frutta senza l'astringenza tuttavia dei tannini dall'eccessiva presenza.
Fasi principali successive al raccolto eseguito sempre manualmente:
- introduzione dell'uvaggio nel tino
- prima fermentazione alcolica
- torchiatura,
- assemblaggio del mosto ottenuto prima della svinatura e di quello successivo alla torchiatura in un tino dove viene portata a termine la fermentazione;
- fermentazione malolattica: i batteri trasformano l'acido malico in acido lattico. Il vino diventa più morbido, perde l'acido. La seconda fermentazione consente alla maggioranza dei vini di raggiungere la stabilità biologica nel mese successivo al raccolto.
Due sono le denominazioni per il beaujolais nouveau: i beaujolais e i beaujolais-villages. Una superficie di 16 000 ettari coltivati a vite dà origine non ad uno ma a più beaujolais nouveaux, le cui caratteristiche variano in base ai « terroirs » e al « tocco personale » dei singoli produttori.
La denominazione beaujolais raggruppa 72 paesi siti nella parte meridionale ed orientale del vigneto. Coltivata su terreni calcarei-argillosi e granitici, per metà viene messa in commercio con la denominazione Beaujolais nouveau. Rappresenta i 2/3 della produzione di beaujolais nouveau, ovvero 241.000 ettolitri nel 2006.
I beaujolais-villages sono tipici di 38 comuni dai terreni granitici ed innumerevoli pendii. Rappresentano 1/3 dei vini « nouveaux » : nel 2006, 134.000 ettolitri di beaujolais-villages sono stati commercializzati con l'etichetta « beaujolais-villages nouveau ».
Il raccolto globale, per le 12 denominazioni del Beaujolais, è ammontato a 1 100 000 ettolitri
Tra gli anni cinquanta, in cui l'Ufficio delle Entrate Indirette autorizzò il rilascio precoce dei vini novelli, e la fine del '900, sono nettamente aumentati i quantitativi prodotti e l'estensione delle superfici coltivate a vite:
- dai 14 680 ettari del 1954 il vigneto è passato a 15.422 ettari nel 1961 e 22.000 ettari attualmente.
- la produzione di beaujolais nouveau è cresciuta da 15.000 (appena 2 milioni di bottiglie) a 380.000 ettolitri (50 milioni di bottiglie) mediamente. Lâincremento deriva dallâimpressionante successo mondiale di questo vino che ha dato vita ad un vero e proprio fenomeno sociale.
Contrariamene alla percezione di alcuni consumatori, i Beaujolais Nouveaux non sono vini âindustrialiâ ou âtecnologiciâ ma dei vini artigianali.
La storia
«Spillate, gente, il vino che sgorga nuovamente dalle botti: un vino discreto, pieno e agile come uno scoiattolo nei boschi, un vino che non sa affatto di marcio o di acre. Corre il vino sulla feccia, asciutto e vivo, chiaro come le lacrime del pescatore, un vino indissociabile dalla lingua. Guardatelo inghiottire la propria schiuma, osservatelo mentre saltella, scintilla, frigge. Tenetelo per un po' in bocca, sentirete il suo sapore arrivarvi nel cuore » (le Jeu de Saint-Nicolas, Jean Bodel dâArras, 1200 ; testo pronunciato dal banditore di vino Raoulet per annunciare l'arrivo del vino novello nelle strade di Parigi).
Una storia lunga due millenni
I â Il vino novello : dalla « serva potio » al vino « loyal et marchand », un viaggio tra civiltÃ
Il consumo di vini novelli affonda le radici in una consuetudine che va ben al di là della tradizione poiché risale agli albori del consumo di vini in generale.
Durante lâantichità , la « serva potio », la « lora » o « bevanda degli schiavi » veniva proposta ai vendemmiatori non appena l'uva era stata pigiata. Originava da una seconda macerazione del mosto diluito in acqua che doveva durare fino al solstizio d'inverno.
In epoca medievale il vino giunge precocemente sul mercato, quindici giorni circa dopo il termine della vendemmia grazie ad un sistema che, allora, presentava un doppio vantaggio:
- il signore, il vescovo o abate del Monastero, proprietario del vigneto, spunta i prezzi migliori per i suoi vini. Gli è concesso commercializzare per primo la bevanda da tutti attesa. Il "banvin" gli garantisce addirittura lâesclusiva per la vendita: il titolare di questo privilegio è l'unico ad essere autorizzato a vendere il proprio vino⦠Il banvin è tolto solo quando è stata smerciata tutta la produzione dando così la possibilità ai « concorrenti » di accedere al mercato.
- La commercializzazione precoce dei vini risolve i problemi inerenti alle difficoltà di conservazione. All'interno di botti di pessima qualità , il vino entra a contatto con l'aria, si ossida, diventa subito aceto ed è imbevibile.
Dal '700 la borghesia nelle varie città inizia a riempirsi le cantine di vini provenienti dalle proprie tenute. Esente da ogni diritto di ingresso in città , il vino è smerciato, « tagliato e servito » a domicilio. In questo modo, la borghesia rivaleggia con i proprietari di taverne e locande e, come loro, si trova a dovere fare i conti verso la fine dell'inverno con la scarsità estrema del prodotto.
Nell'800, prima che venissero sviluppati i vigneti in Francia, il mercato vinicolo è caratterizzato dalla scarsità dell'offerta. I primi venditori di vini novelli, come racconta la storia, furono il re, i signori e la chiesa. Il commercio del vino assume un'importanza fondamentale: è posto sotto la sorveglianza di un vero e proprio esercito di mediatori assaggiatori e di giurati. Si dice, del resto, che il vino è « loyal et marchand ».
Se manca il vino l'ira serpeggia. Nel 1788, a Lione, gli operai delle seterie si ribellano. Anche a Parigi, la presa della Bastiglia è preceduta da « sommosse della sete ».
Grande è quindi l'impazienza, ogni anno, che precede l'arrivo del nuovo raccolto. Tanto più che in Francia, come in ogni paese dalle tradizioni vinicole del resto, il periodo successivo alla vendemmia è fatto di allegria e di un succedersi di feste che segnano la fine di un duro lavoro a conclusione dell'anno viticolo.
Tra le feste che fanno da corollario al termine della vendemmia e le prime degustazioni, l'11 novembre o festa di San Martino, rappresenta un momento importante fino all'indomani della prima guerra mondiale e la firma dell'armistizio. Per il popolo viticolo segna il giorno di pagamento degli affitti, la scadenza dei contratti di assunzione per gli operai, gli apprendisti, i domestici, la chiusura dei conti tra vignaioli e vendemmiatori⦠Sempre lo stesso giorno i viticoltori offrono le primizie dei loro raccolti e danno, come vuole la tradizione, da assaggiare il vino novello. La degustazione risponde al nome di « martinée », lo spillare il vino novello a « martinage », il tutto in occasione di una grande cena in cui è servita l'oca della San Martino.
II - Nel Beaujolais, i Lionesi contribuiscono al rafforzamento della tradizione del vino novello
Alle porte del vigneto beaujolais anche i Lionesi attendono con impazienza il nuovo raccolto. I vini delle precedenti vendemmie si sono inaspriti. E' d'obbligo sostituirli ed approvvigionarsi al più presto, ancor prima della fine della fermentazione.
I titolari delle mescite, i cosiddetti « bouchons » o « speziali porte-pot » assaggiano i vini novelli per primi. All'inizio del '900, al termine della vendemmia, si recano nei vigneti e fanno "man bassa" sulle migliori cuvée per rispondere alla domanda dei loro clienti.
La fermentazione del vino è portata a termine nei fusti (botti di 216 litri) durante il trasporto caotico su carri trainati dai cavalli o chiatte di legno che scorrono sulla Saona fino a Lione o dintorni.
La commercializzazione del vino, all'epoca, non è né regolamentata né organizzata. La fisionomia del vigneto beaujolais nulla ha da spartire con quella attuale. All'indomani della seconda guerra mondiale, i bistrot continuano ad approvvigionarsi direttamente « alla fonte ». Per la maggior parte, i vini sono prodotti nella zona centrale del vigneto, su una superficie inferiore a 2000 ettari a Blacé, Saint-Etienne-les-Oullières, Saint-Etienne-la-Varenne, Vaux-en-Beaujolais, le Perréon⦠nei settori più precoci del Beaujolais, la storica « culla « dei « nouveaux ». Nasceranno e si svilupperanno poi le zone situate nella denominazione beaujolais vera e propria, più meridionale.
La tradizione la fa da padrona. Il beaujolais nouveau non è considerato un mercato a sé stante. Bisognerà aspettare fino agli anni 50 perché si concretizzi il fenomeno che si amplificherà nella seconda metà del XX° secolo, per assumere oggi le proporzioni di un evento ineguagliato nell'universo vinicolo mondiale.
III â Il fenomeno del beaujolais nouveau
Molti pretendono di aver capito il fenomeno del beaujolais nouveau e lo riassumono in una sola parola: « marketing ». Si afferma generalmente che il beaujolais nouveau sarebbe la più « bella operazione commerciale del dopoguerra », un' « idea geniale del marketing ».
Il fenomeno, nato effettivamente durante gli anni 50, è più complesso di quanto sembri. Quattro sono i fattori che vi hanno contribuito:
- una decisione normativa, emanata dagli Uffici delle Entrare Indirette il 13 novembre 1951
- un vitigno: il gamay noir à jus blanc, quasi esclusivamente beaujolais, che produce splendidi vini novelli
- lâenergia dei viticoltori e dei commercianti, desiderosi di sviluppare il vigneto
- lâimpegno di molti ambasciatori, innamorati del Beaujolais e affezionati all'atmosfera conviviale che fa da contorno ad un vino popolare e repubblicano.
A â Il canovaccio sottostante: una raccolta di testi normativi
Sotto il profilo normativo la storia del beaujolais nouveau inizia l'11 marzo 1951 con la cancellazione del principio in base al quale i vini uscivano dalle tenute a scaglioni. Fino ad allora le vendite di vini erano regolamentate da uno scadenzario severo che stabiliva la percentuale del raccolto da commercializzare e le date di immissione al consumo dei suddetti quantitativi. Lo scopo era di pianificare i rifornimenti di vino dell'esercito. Questo scadenzario viene soppresso nella primavera del 1951. Si susseguono una serie di date importanti per il beaujolais nouveau:
- L'8 settembre 1951, un'ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale relativa
alla « commercializzazione dei vini del raccolto 1951 » stipula che « i produttori sono autorizzati a fare uscire i vini del raccolto 1951 con la denominazione di origine controllata solo a decorrere dal 15 dicembre 1951 ».
- Nell'ottobre 1951, i viticoltori riuniti in seno all'Unione Vinicola del Beaujolais chiedono di potere commercializzare « i vini del Beaujolais immediatamente», sottolineando che si tratta di «vini giovani ». La domanda viene accolta nel giro di poco tempo.
- Il 13 novembre 1951, una nota dell'Ufficio delle Entrare Indiretta stabilisce « le condizioni da rispettare perché alcuni vini rispondenti a denominazione controllata possano essere commercializzati immediatamente, senza dovere attendere il "déblocage" generale del 15 dicembre ». I vini sono: il Beaujolais, i Côtes-du-Rhône, il Borgogna (vini bianchi) e il Bourgogne Grand Ordinaire, il Bourgogne Aligoté, il Mâcon (vini bianchi), il Gaillac e Gaillac Premières Côtes (vini bianchi), il Muscadet. L'eventuale commercializzazione immediata è subordinata ad autorizzazione da parte dell'âI.N.A.O. (Institut National des Appellations dâOrigine). Questa data segna la nascita ufficiale del fenomeno del Beaujolais nouveau. I quantitativi commercializzati all'epoca dal vigneto sarebbero stimabili in 15 000 ettolitri circa.
- Per quindici anni la data del "déblocage" del beaujolais nouveau varia di alcuni giorni in base alle annate. Il 20 ottobre 1952 si ipotizza la data del 3 novembre par la commercializzazione anticipata del beaujolais e quella del 1° novembre nel 1953.
- Con il decreto del 15 novembre 1967 si assiste ad una razionalizzazione del "déblocage": il 15 novembre, alle ore 0:00 di ogni anno. Sarà registrata un'unica eccezione alla regola nel 1977, annata particolarmente tardiva in cui il beaujolais nouveau è messo in vendita il 25 novembre alle ore 0:00. Il raccolto, prodotto nei vigneti che si estendono ormai su una superficie di 20 000 ettari, ammonta a 220 000 ettolitri.
- Nuovo assetto nel 1985: per agevolare l'immissione sul mercato dei 500 000 ettolitri prodotti quell'anno, un decreto fissa al terzo giovedì di novembre la data per la messa a disposizione dei consumatori del beaujolais nouveau (e altri vini giovani). E' tuttora in vigore la data del terzo giovedì di novembre.
B â La magia di un vitigno: il gamay noir à jus blanc
Cacciato dalla Borgogna nel 1395 da Filippo L'Ardito, l'estremamente « déloyault » gamay è oggi un vitigno quasi esclusivamente beaujolais. Dei 36 000 ettari di gamay piantati nel mondo, 22 000 sono inseriti nel vigneto beaujolais. Quello che viene chiamato a volte petit Gamay, Gamay rond oppure Bourguignon noir, ha quindi trovato la sua terra elettiva nei suoli calcarei-argillosi e i suoli granitici del Beaujolais.
Le sue sono attitudini colturali ed agronomiche specifiche. Estremamente resistente e fertile, è particolarmente complesso da coltivare. Richiede una cura molto scrupolosa qualora si voglia dominarne l'ardore e controllarne le rese:
- Un'elevata densità : tra 8 000 e 10 000 ceppi/ettaro, può oggi essere ridotta fino a 6 000 ceppi/ettaro, in virtù delle modifiche introdotte dallâI.N.A.O. nei decreti delle denominazioni, nel novembre del 2004. Numerosi sono i vignaioli che ristrutturano le loro parcelle diminuendo le densitÃ
- Una potatura corta che lasci da 3 a 5 branche su ogni ceppo e 10 occhi (gemme) al massimo.
- « vendanges en vert »: vendemmie che si svolgono a luglio per ridurre il numero di grappoli per ceppo ed esercitare un miglior controllo sulle rese. Non più tardi di un decennio fa, queste "prevendemmie" stupivano i produttori che, per la maggior parte, non ne capivano l'utilità . Oggi, con il passare delle annate, questa tecnica sempre più viene utilizzata.
Sul piano enologico, il gamay produce dei vini fruttati i cui aromi si esprimono velocemente, da bere piuttosto giovani. E' particolarmente adatto alla vinificazione di vini novelli. Il suo predominio nel Beaujolais spiega lo sviluppo dei vini novelli e l'importanza che oggi rivestono. Senza il gamay, mai sarebbe esistito il beaujolais nouveau.
C â Il ruolo dei bistrots à vins, dei commercianti e dell'Interprofessione
âDa numerosi anni, il Beaujolais a conquistato la capitale. Regna sul tavolo di numerosi ristoranti, e sul bancone di eccellenti bistrots che hanno fatto di questo vino rosso di gamay, fresco, cosi buono âen primeurâ, fruttato come uva fresca, una loro specialità .â (P. Bréjoux, Les vins de Bourgogne, in Dictionnaire de la langue du vin, Martine Coutier).
I bistrots à vins svolgono un ruolo di prim'ordine nella promozione del beaujolais nouveau: tra questi, i vincitori parigini della Coupe du Meilleur Pot, il trofeo consegnato dal 1954 dalla Académie Rabelais. L'accademia è stata fondata da un'allegra compagnia di artisti e giornalisti riuniti a Château Thivin, alle pendici del Mont Brouilly, attorno a Marcel Grancher e Claude Geoffray. Grazie a loro e ad altri zelatori, il beaujolais nouveau non è più un tipico prodotto di Lione. Il vino gagliardo e gradevole si fa ormai strada nei bistrot parigini.
Nel 1959 viene istituita lâUnione Interprofessionale dei Vini del Beaujolais per lanciare le prime operazioni promozionali già nel 1960.
Nel 1966, i 250 negozi Nicolas aperti a Parigi organizzano, per la prima volta, un evento specifico per il lancio del beaujolais nouveau.
Nel 1976 â splendida annata -, la stampa fa osservare che il beaujolais nouveau è « il grande protagonista in tutte le mescite e bistrot della capitale » e che « tutta la Parigi bene si è impegnata a sostenere il neonato ».
Il tessuto commercio locale, interessato dal prodotto e dai suoi sbocchi, è un ottimo vettore per lo sviluppo del beaujolais nouveau. Alla fine degli anni 60, il fenomeno si estende e i commercianti iniziano a rivolgersi all'estero. La conquista dell'Europa è seguita da quella del Nord America, dell'Australia nel 1982, del Giappone e dell'Italia nel 1985, dei paesi del SE asiatico nel corso degli anni 90⦠Ed infine dell'Europa Centrale e Orientale dopo la caduta del muro.
Ogni consumatore nuovo, dovunque sia nel mondo, ricorderà la celebre frasettina: « le beaujolais nouveau est arrivé ». Poche parole, di grande semplicità , scritte probabilmente su un'ardesia dal patron di un bistrot e esposta sopra il bancone. In Francia, René Fallet ne ha fatto il titolo di uno dei suoi romanzi. E' seguito anche un film nel 1968.
Per il lancio del beaujolais nouveau 2005, la frase viene ammodernata e ringiovanita diventando «Itâs beaujolais nouveau time» (la sua traduzione inglese), nellâambito di una prima campagna di comunicazione globale iniziata dal vigneto. Questa campagna prosegue nel 2007.
I dati economici
I â Il Beaujolais nouveau in Francia e nel mondo
La regione viticola del Beaujolais riunisce complessivamente 3.000 aziende (indipendentemente dalle denominazioni), 18 cantine sociali, 100 négociant. Nel 2006 sono stati immessi sul mercato 375.000 ettolitri di Beaujolais nouveau per un totale di 50 milioni di bottiglie, ossia in media 1/3 della produzione complessiva della regione del Beaujolais. I rimanenti 2/3 sono infatti costituiti dai Beaujolais, i Beaujolais-villages (non vinificati in vini novelli) e i 10 cru del Beaujolais (brouilly, chiroubles, chénas, côte-de-brouilly, fleurie, juliénas, morgon, moulin-à -vent, régnié, saint-amour).
Nel 2006, il fatturato generato dalla commercializzazione del Beaujolais nouveau (mercato allâingrosso, dal viticoltore al négociant) ha raggiunto 55 milioni di euro.
Con 177.000 ettolitri di beaujolais nouveau esportati in più di 110 paesi, che rappresentano circa il 50% dei volumi immessi sul mercato, il Beaujolais è il leader incontestato dei vigneti francesi per quanto riguarda la percentuale dedicata allâesportazione.
Il palmarès delle regioni francesi consumatrici di Beaujolais nouveau.
Nel 2006 sono stati commercializzati in Francia 198.000 ettolitri di Beaujolais nouveau. Complessivamente la grande distribuzione assorbe circa 74.000 ettolitri, ossia quasi 10 milioni di bottiglie. 124.000 ettolitri sono commercializzati nel circuito tradizionale (ristorante ed enoteche). In testa alle vendite francesi di beaujolais nouveau, per la grande distribuzione, si colloca la regione parigina con 14.000 ettolitri (1,8 milioni di bottiglie).
Seguono, in ordine decrescente:
La regione Est (Strasburgo, Nancy, Metzâ¦): 10.000 hl (ossia 1.300.000 bottiglie)
La regione Centro-Est (Besançon, Dijon, Lione, Grenobleâ¦): 9.000 hl (ossia 1.200.000 bottiglie)
La regione Nord (Lille, Amiensâ¦): 9.000 hl (1.200.000 bottiglie)
La regione Sud-Est (Nizza, Marsiglia, Montpellierâ¦): 8.000 hl (ossia 1.000.000 bottiglie)
La regione Ovest-Nord (Rouen, Caen, Rennesâ¦): 8.000 hl (ossia 1.000.000 bottiglie)
La regione Centro-Ovest (Orléans, Limoges, Clermont-Ferrandâ¦): 5.500 hl (ossia 700.000 bottiglie)
La regione Sud-Ovest (Tolosa, Bordeauxâ¦): 6.000 hl (ossia 800.000 bottiglie)
La regione Ovest-Sud (Poitiers, Nantesâ¦): 5.000 hl (ossia 670.000 bottiglie)
(fonte: Iri Secodip)
I mercati esteri
FoNel 2006 sono stati esportati 177.000 ettolitri di Beaujolais nouveau, pari a 24 milioni di bottiglie, in più di 107 paesi.
Nel 2006 i mercati di importazione di Beaujolais nouveau sono, in ordine decrescente:
Giappone: 86.000 hl (ossia 11.500.000 bottiglie)
Germania: 24.200 hl (ossia 3.200.000 bottiglie)
Stati Uniti: 21.200 hl (ossia 2.800.000 bottiglie)
Paesi Bassi: 10.500 hl (ossia 1.400.000 bottiglie)
Belgio: 6.400 hl (ossia 850.000 bottiglie)
Italia: 3.600 hl (ossia 480.000 bottiglie)
Svizzera: 3.500 hl (ossia 700.000 bottiglie)
Canada: 2.090 hl (ossia 278.000 bottiglie)
Russia: 1.367 hl (ossia 182.000 bottiglie)
Regno Unito: 900 hl (ossia 120.000 bottiglie)
Cina: 219 hl (ossia 29.000 bottiglie)
Totale Unione europea: 54.500 hl (ossia 7,3 milioni di bottiglie)
(Fonte: CFCE)
Il post-Nouveau
Le due D.O.C. produttrici di vini novelli â Beaujolais e Beaujolais-Villages â non si limitano al fenomeno del Beaujolais Nouveau, anzi. Al termine dell'intenso lavoro autunnale, fino al grande giorno - il terzo giovedì di novembre - e trascorse le feste che fanno da sfondo alla commercializzazione della prima D.O.C. dell'anno, il viticoltore si dedica con amore all'invecchiamento dei « vini del dopo ». Questi sono, di solito, più corposi e strutturati, provenienti da vinificazioni più lunghe e da una maturazione che termina a primavera.
Con il ritorno del bel tempo, quando il famoso giovedì di novembre è un allegro ricordo ormai, i viticoltori imbottigliano i loro « vini del dopo ».
La D.O.C. Beaujolais produce 150.000 ettolitri di Beaujolais da invecchiamento e la D.O.C. Beaujolais-Villages 105.000 ettolitri di Beaujolais-Villages da invecchiamento.
Cos'è un Beaujolais da invecchiamento?
Il vitigno: gamay noir à jus blanc.
La scelta degli appezzamenti: per vinificare il suo Beaujolais da invecchiamento, il viticoltore sceglie accuratamente la materia prima. L'uvaggio proviene, di solito, dalle viti più vecchie e meno precoci. I terroirs più adatti a questo tipo di vinificazione sono selezionati prioritariamente.
Tipo di vinificazione: ad interi grappoli, vendemmiati a mano come per il Beaujolais Nouveau. In questo caso, però, le vinificazioni sono più lunghe e i metodi diversi: tra gli 8 e i 10 giorni minimo per massimizzare l'estrazione di colore, sostanza e tannini. Allo scopo, il viticoltore esegue la pigiatura, il rimontaggio e il délestage. I vini invecchiano poi fino alla primavera prima di essere imbottigliati.
Le etichette delle bottiglie di questi beaujolais sono in genere meno festose e colorate, quindi più classiche rispetto a quelle dei « novelli ».
Questi Beaujolais si contraddistinguono per:
- Gli aromi fatti di un misto di bacche rosse - il ribes rosso molto spesso - e spezie.
- Una buona persistenza dovuta ad una struttura più intensa di quella dei vini novelli.
- L'idoneità alla conservazione tra i 2 e 3 anni.
Si accompagnano perfettamente a qualsiasi pietanza.
Bibliografia
Lâétonnante histoire du beaujolais nouveau
Gilbert Garrier/Editions Larousse
Cinquantenaire de lâUnion Viticole du Beaujolais
André Rebut
Vigne et vignerons dans la France ancienne
Gilbert Garrier/Editions Horvath
Vin, vigne et vignerons en Lyonnais et Beaujolais
Georges Durand/Presses Universitaires de Lyon
Paysans du Beaujolais et du Lyonnais (1800-1970)
Gilbert Garrier/Presses Universitaires de Grenoble
Histoire du vin
Jean-François Gautier/Que sais-je ? Presses Universitaires de France
Le Beaujolais, contes, légendes, récits
Jean-Baptiste Martin et Anne-Marie Vurpas/Le Hénaff
Le pays et le vin beaujolais
Léon Foillard et Tony David/Histoire locale
nte: Julien Blondet e Silvia Sidoli
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