Articoli

PANTALEO MERCURIO: “IL GIUDIZIO FINALE SPETTA AI DOTTORI AGRONOMI E DOTTORI FORESTALI, MA CHIEDIAMO DI DARCI FIDUCIA SULLA BASE DI UN PROGRAMMA CHE SEGNA UNA CONTINUITÀ COL PRECEDENTE”

Un bilancio sulle attività svolte e i risultati conseguiti in tre anni di lavoro, una visione sul futuro della professione e sui progetti che vorrebbe veder realizzati, ma anche qualche provocazione. “Cos’è l’Ordine? – si chiede Mercurio - Un’istituzione che va governata o un’azienda che va gestita? E’ necessario decidere.”

10 novembre 2007 | Ernesto Vania

Teatro Naturale fu la prima testata giornalistica a intervistare Pantaleo Mercurio, pochi giorni dopo la sua nomina (link esterno).
Oggi, a distanza di quasi tre anni, torniamo dal Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali per avere qualche impressione e valutazione, anche in virtù della prossima scadenza elettorale.



- Tre anni ormai sono trascorsi da che iniziò l’avventura di questo Consiglio Nazionale. E’ ora di bilanci.
Il giudizio finale sull’operato di questo Conaf spetta ai Dottori Agronomi e Dottori Forestali. E’ quanto ho chiesto numerose volte, peccato aver ricevuto così poche risposte. Chi chiede oggi un rinnovamento totale non ha mai chiarito le ragioni per cui le attività e i risultati del Consiglio Nazionale sono da ritenersi insoddisfacenti, la devo quindi considerare una presa di posizione preconcettuale. E’ infatti troppo semplice esprimere critiche sommarie e generiche di fronte a dati oggettivi, esposti più volte sia durante le Assemblee sia nelle circolari.
Il programma presentato da questo Conaf è stato portato interamente a termine, in quante altre consiliature è successo?
Siamo riusciti a azzerare i debiti pregressi degli Ordini provinciali, sanando senza sommosse una problematica situazione, fonte di tensioni tra Ordini, che si protraeva da tempo. I fondi così ottenuti non sono stati sperperati in rivoli e rivolini, che non avrebbero portato ad alcun risultato, ma hanno contribuito alla più importante opera di patrimonializzazione ordinistica, acquistando una sede, la prima vera casa dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali italiani. Abbiamo anche realizzato una importante riforma del nostro Ordine, con l’introduzione dell’Assemblea dei Presidenti d’Ordine provinciale e della Conferenza permanente Conaf-Federazioni abbiamo introdotto elementi di democraticità, pesi e contrappesi.
La fine del verticismo non riguarda più il futuro della categoria ma è il presente.
Sono numerose anche le nostre azioni volte alla difesa delle nostre prerogative e competenze. Dalla battaglia contro i progetti governativi di riforma delle professioni, che ci avrebbero reso vulnerabili nei confronti dei poteri forti, fino alla risoluzione della questione Zoonomo, figura che aspetta, attraverso un decreto, di essere reintegrata nel nostro Ordine, grazie all’accordo concertato e condiviso con i Veterinari, dopo anni di apra conflittualità. La battaglia ingaggiata contro il monopolio dei Caa e in tema di consulenza aziendale sono infine solo gli ultimi passi compiuti a salvaguardia di tutti i Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Non siamo mai stati inattivi e abbiamo sempre tenuto fede a quei principi che ho voluto riassumere nel motto: collaborazione, trasparenza e comunicazione.

- Molto lavoro svolto, il programma completato. Considera quindi chiuso un ciclo?
Non credo che questo Consiglio Nazionale abbia esaurito il suo potenziale propulsivo e innovativo. Vi sono molti progetti che vorremmo veder realizzati dopo averli appena abbozzati, come la rete di videoconferenza che unisca tutti gli Ordini italiani. Vi sono progetti realizzati, come la Fondazione per i servizi di consulenza aziendale, il cui percorso di sviluppo vogliamo seguire. Ci sono anche idee e propositi, come la creazione di un centro studi, che dobbiamo analizzare e trasformare in progetti.
Nessuno dei consiglieri che si è ricandidato né, tanto meno, il sottoscritto considererebbe un eventuale secondo mandato come un premio, da trascorrere nell’ozio.
Chiediamo di darci fiducia sulla base di un programma che segna una continuità col precedente. Abbiamo dato a tutti i Dottori Agronomi e Dottori Forestali la possibilità di esprimersi, attraverso la nostra rivista e il nostro portale web, abbiamo creato due strumenti istituzionali quali l’Assemblea e la Conferenza. Stiamo assistendo alle prime vere prove di dialogo e di partecipazione al dibattito ordinistico. Questo però non significa aver creato un gruppo di lavoro che possa realizzare programmi. Occorre un passo in più. Occorre coordinamento, non un semplice scambio di informazioni e di idee, come questo Conaf ha voluto sin dall’inizio del suo mandato, ma anche una collaborazione più operativa su progetti, siano essi di comunicazione, di aggiornamento professionale o riguardino altri aspetti dell’attività ordinistica.
E’ questa la sfida che ci ripromettiamo di vincere entro i prossimi cinque anni.

- Le accuse che le vengono mosse sono però di non aver presentato un vero e proprio programma elettorale, cosa che invece l’altra coalizione ha fatto con Progetto Conaf.
Una volta di più tali affermazioni dimostrano quanto alcuni colleghi vogliano ignorare le nostre comunicazioni. Le ho appena fornito, per accenni, alcuni importanti punti programmatici e un obiettivo di ampio respiro. Altre idee e proposizioni lo ho espresse in occasione dell’Assemblea del 23 ottobre e sono riassunte in un memorandum consegnato a tutti i Presidenti intervenuti. Si tratta di spunti che, da soli, potrebbero tener impegnato un Consiglio per più di cinque anni, un periodo di tempo sufficientemente lungo perché, fatti salvi i principi e alcune idee esposte, possano cambiare le priorità. Il prossimo Conaf dovrà abituarsi a un nuovo modello di lavoro, un “work in progress”, per cui Assemblea e Conferenza potranno anche dettare al Consiglio Nazionale l’agenda delle attività e gli obiettivi da perseguire. Limitare il Conaf al solo programma elettorale sarebbe, oltre che riduttivo, un errore nell’attuale contesto storico, con un mondo che muta tanto rapidamente, con sempre nuove richieste ed esigenze che giungono dalla società. Il programma di lavoro del Conaf dovrà essere quindi necessariamente aperto e anche, se necessario, in continua ridefinizione, attraverso però il dialogo e il confronto con l’intera categoria.
Quanto a Progetto Conaf non credo che possa avere dignità di programma elettorale. La maggior parte delle idee ivi contenute sono state già realizzate da questo Consiglio Nazionale, altre rappresentano quotidiana e ordinaria attività ordinistica, alcuni obiettivi, come la crescita del numero di iscritti sono poi risibili, come se non si sapesse che nell’ultimo decennio, indipendentemente dai Conaf che si sono succeduti, gli iscritti sono aumentati costantemente fino a raddoppiare.

- Muro contro muro. Assisteremo quindi allo scontro tra candidati?
Assolutamente no. Rifiuto e rigetto qualsiasi competizione personalistica. Qui non si parla di persone ma di progetti e di visione ordinistica.
Se la vediamo in quest’ottica ci sono certo profonde differenze.
Si confrontano oggi due diverse concezioni.
Cos’è l’Ordine? Un’istituzione che va governata o un’azienda che va gestita? E’ necessario decidere.
In un passato non lontano l’Ordine è stato considerato come un’impresa e questo ci ha portato al commissariamento. Si tratta di una forte tentazione per alcuni colleghi.
Dobbiamo però, per il nostro bene, per la credibilità della categoria, aver la forza di cambiare definitivamente strada. Questo Consiglio ha sempre pensato che l’Ordine sia un’Istituzione, un tetto comune, che deve indistintamente tutelare tutti gli iscritti, fornendogli uguali opportunità.
Evidentemente si tratta di visioni contrastanti e inconciliabili, tra cui è necessario scegliere, senza ambiguità e senza alibi. Benefici per alcuni, circondati dall’indifferenza generale, oppure benefici per la categoria, con la partecipazione e l’impegno di tutti?
La vera sfida, oggi, è questa.