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GLI STATI UNITI? SONO SORTI SULLA BASE DI UNA RIVOLTA FISCALE. PERCHE' ALLORA NON RIFONDARE L'ITALIA A PARTIRE DA UNA RIBELLIONE?

Lo Stato italiano è un'idrovora che divora miliardi. Basta una scintilla per far scoppiare un grande incendio, che travolga le attuali istituzioni e imponga una svolta pararivoluzionaria. Per lo storico del giornalismo Franco Abruzzo, è possibile anche da noi puntare a una svolta

08 settembre 2007 | T N

Franco Abruzzo, storico del giornalismo, interviene nelle polemiche sul fisco innescate da Umberto Bossi (leader della Lega nord) e osserva che la situazione dell'Italia di oggi è simile a quella della Francia del 1788 come hanno dimostrato Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella con La Casta: la corruzione è diffusissima, inarrestabile, patologica.

Lo Stato è una idrovora che divora miliardi, imponendo un peso fiscale mostruoso. Il bilancio dello Stato non viene spiegato minutamente al popolo: nessuno sa come vengono spesi i propri quattrini versati all'erario. Il controllo sull'uso del pubblico denaro è un atto parlamentare dalle procedure oscure e non pubbliche. Basta una scintilla per far scoppiare un grande incendio, che travolga le attuali istituzioni e imponga una svolta pararivoluzionaria con la elezione di una Assemblea nazionale costituente incaricata di tracciare un nuovo patto tra cittadini e Stato.

Vogliamo uno Stato leggero, che oggi, invece, ha 500 mila dipendenti in più di quelli che servono. Vanno radicalmente ridisegnate le Regioni, che sono diventate piccoli Stati onnipotenti e spendaccioni. Vanno abolite le province e i tanti enti territoriali, che spendono senza produrre alcunché.

Lo Stato deve uscire dall'economia (eredità fascista): basti pensare all'Alitalia e ai costi che tutti siamo chiamati a sostenere per tenere in piedi una compagnia decotta. Le nuove tecnologie oggi consentono una organizzazione veloce, efficace ed efficiente di uno Stato presente sul territorio e al servizio reale dei propri cittadini".

"Gli Stati Uniti d'America - osserva Abruzzo - sono nati su una rivolta fiscale contro il Governo di Londra, che aveva imposto nel 1765 la tassa sul bollo che pesava anche sui giornali e nel 1774 la tassa sull'importazione del tè. Gli italiani, di fronte agli scandali mostruosi di questi anni e alle imposte crescenti, hanno tante ragioni per avviare una rivoluzione democratica. I cittadini non ne possono più di corruzioni, mafie, arbitri, favoritismi.

L'Italia di oggi assomiglia, alla Francia del Settecento: dà l'impressione di essere un accozzo di territori che non uno Stato razionalmente organizzato. Dopo 146 anni di unità nazionale, l'Italia e gli italiani sono da costruire su basi nuove. I cittadini devono essere pronti a fare la loro parte, mandando a casa tutta la classe politica che costa centinaia di miliardi e che ha distrutto le base morali e materiali della Repubblica".



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