Articoli

SPECIALE EXTRA VERGINI A DOP. LA ZONA DI PRODUZIONE DEI "LAGHI LOMBARDI" E' TROPPO PICCOLA. PER QUESTO PUNTA TUTTO SULLA ELEVATA QUALITA'

Intervista a Giancarlo Caldinelli: "Nella mia piccola realtà l’olio a denominazione non incontra molto favore presso i produttori per il macchinoso e costoso iter burocratico necessario all’ottenimento della certificazione ma soprattutto perché l’olio extra vergine 'normale' si vende a prezzi solo leggermente inferiori a quello Dop (5. continua)

02 dicembre 2006 | Luigi Caricato

Ennesima puntata, la quinta, sull'inchiesta degli oli a Dopo. Le precedenti riguardavano le Dop olearie "Tergeste", "Chianti Classico" e "Terre di Siena", "Dauno".
Si prosegue con "Laghi Lombardi", con il presidente del Consorzio di tutela Giancarlo Caldinelli.
Lo ripeto: le domande sono le medesime, così da avere un quadro unitario sullo stato della nostra olivicoltura.
Come sempre, sono benvenute le riflessioni personali dei lettori, in ragione di un possibile dibattito sulle Dop.



GIANCARLO CALDINELLI

Nato l'8 dicembre 1955 a Sulzano, dove risiede, opera da sempre nel settore dell’olio, avendo ereditato l’azienda olivicola ed il frantoio dal padre.
E' stato eletto Presidente da poco, in sostituzione del compianto Bruno Locatelli.




La sensazione generale è che le denominazioni di origine per gli oli extra vergini di oliva italiani non stiano ancora decollando, contrariamente alle aspettative di qualche anno fa. Percepisce anche lei questo stato di incertezza e di difficoltà?
Concordo assolutamente con le “sensazioni” da lei riscontrate sul territorio nazionale.

C’è un reale valore aggiunto per gli oli certificati Dop o Igp, oppure non cambia nulla di concreto sul piano commerciale? Anche in questo caso, si ha la sensazione che i produttori siano costretti a sopportare maggiori costi, legati alla necessità di certificazione, senza per questo guadagnare quel qualcosa in più cui legittimamente sono state riposte tante buone speranze e attese... E’ così?
Nella mia piccola realtà l’olio a denominazione non incontra molto favore presso i produttori per il macchinoso e costoso iter burocratico necessario all’ottenimento della certificazione ma soprattutto perché l’olio extra vergine “normale” si vende a prezzi solo leggermente inferiori a quello Dop, senza incappare negli oneri della certificazione. Già da tempo il Consorzio che rappresento ha chiesto alle competenti istituzioni, di affidare la responsabilità della certificazione ad un Ente pubblico, ad esempio Camera di Commercio, ma fino ad oggi l’ente certificatore è ancora privato.

La Dop che lei rappresenta in qualità di presidente del Consorzio, in che modo intende muoversi, e di conseguenza proporsi, sul fronte della commercializzazione e della conoscenza del prodotto?
Per promuovere il prodotto, nonostante le scarse risorse del Consorzio, si partecipa in collaborazione con la locale Associazione di olivicoltori, l’Aipol, a numerose manifestazioni. Altre forme pubblicitarie sono economicamente impensabili per noi.

Come giudica i disciplinari di produzione delle Dop dell’olio in Italia? Sono fatti bene, o sono suscettibili di miglioramento?
Mi risulta che alcuni disciplinari siano troppo permissivi sui parametri qualitativi avvicinando fortemente l’olio a denominazione all’extra vergine “normale”.

E il disciplinare di produzione della sua Dop, in particolare?
A mio giudizio il disciplinare per l’olio Dop Laghi lombardi è fatto bene, sarebbe da ampliare la zona produttiva inserendo comuni a recente vocazione olivicola. La zona di produzione dei “Laghi Lombardi” è una realtà molto piccola che ha puntato tutto sull’elevata qualità. L’area comprende 24 comuni in provincia di Brescia e 24 comuni in provincia di Bergamo, tutti in prossimità del lago d'Iseo per la menzione geografica Sebino. L’altra indicazione geografica è Lario e comprende 33 comuni in provincia di Como e 12 comuni in provincia di Lecco.


Un suggerimento ai suoi colleghi presidenti dei rispettivi consorzi di tutela?
Un suggerimento rivolto ai consorzi di piccole aree olivicole, simili alla nostra, è di unire l’olio destinato a divenire Dop in pochi lotti di certificazione, operando in tal modo un coacervo delle singole partite. Per assicurare la qualità di ogni singola partita ci avvaliamo del fondamentale aiuto del Panel d’assaggio formato dall’Aipol, grazie ai fondi erogati dai vari progetti di miglioramento della qualità. Imboccando questa via si può superare lo sterile campanilismo – del mio olio è più buono del tuo – per ridurre i costi di certificazione.

In conclusione, ci dia il quadro generale del territorio e della forza produttiva in cui opera la sua Dop...
La superficie olivetata totale della nostra area ammonta a 1200 ettari con circa 130.000 piante e un potenziale produttivo di 1.500 quintali d’olio ma, a dimostrazione di quanto detto prima, gli iscritti al Consorzio sono solo una quarantina con 33 ettari e quasi 10.000 piante. La produzione di olio certificato è molto inferiore a quella che potenzialmente s’otterrebbe perché meno della metà degli iscritti, imbottigliano, e non tutta la loro produzione, come olio a denominazione: circa 25 quintali.





Le precedenti puntate dell'inchiesta sugli oli extra vergini di oliva hanno riguardato:

- la Dop "Tergeste", il 4 novembre:
link esterno

- la Dop "Chianti Classico", l'11 novembre:
link esterno

- la Dop "Terre di Siena", il 18 novembre:
link esterno

- la Dop "Dauno", il 25 novembre:
link esterno