Articoli 04/11/2006

SPECIALE EXTRA VERGINI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE. LA DOP "TERGESTE" E' PROSSIMA ALL'ESORDIO SULLO SCAFFALE, A PARTIRE DALLA CAMPAGNA OLEARIA IN CORSO

Elena Parovel, giovanissima presidente del Comitato promotore, presenta il prezioso succo di olive prodotto nella provincia di Trieste: credo che il valore aggiunto dipenda molto dal disciplinare di produzione, dall'organismo di controllo che ne certifica la veridicità e infine dal produttore con l'onestà del suo lavoro e la voglia di appartenere a un gruppo


Prende il via, a partire da questo numero di "Teatro Naturale", uno speciale dedicato alle denominazioni di origine dell'olio extra vergine di oliva prodotto in Italia.
Le domande rivolte ai rispettivi presidenti dei vari Consorzi di tutela sono le medesime, così da avere un quadro di risposte unitario, onde poter disporre di un profilo generale circa lo stato della nostra olivicoltura.

A partire da tale inchiesta ci aspettiamo ovviamente le personali riflessioni da parte dei nostri lettori.
dalIniziamo lo speciale denominazioni di origine con una tra le più recenti Dop riconosciute dall'Unione europea, la Dop "Tergeste", sullo scaffale con l'olio certificato proprio a partire dalla produzione della campagna olearia in corso d'opera.


ELENA PAROVEL
Nata a Trieste nel 1971, Elena Parovel è di madrelingua slovena e ha frequentato le scuole con lingua d’insegnamento slovena. Dopo aver terminato gli studi di ragioneria, nel 1990 è entrata nell’azienda familiare, dove tuttora lavora quale responsabile commerciale e marketing.
Attualmente presiede il comitato promotore dell’extra vergine triestino Dop "Tergeste".
"Nella vita - sostiene - attribuisco molta importanza alle relazioni interpersonali spontanee e sincere, le quali mi portano a un costante confronto e autocritica, quindi alla conoscenza, condizione primaria, a mio avviso, per un imprenditore".
Di lei ci siamo già occupati, con un'intervista per la rubrica "Figli della terra":
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La sensazione generale è che le denominazioni di origine per gli oli extra vergini di oliva italiani non stiano ancora decollando, contrariamente alle aspettative di qualche anno fa. Percepisce anche lei questo stato di incertezza e di difficoltà?
No, forse perchè la produzione dell'extra vergine nella provincia di Trieste è quantitativamente molto limitata e per questo riconoscibile soltanto dall'origine dell'oliva. Inoltre tutto il comparto olivicolo con il gruppo panel sta lavorando sulle peculiarità organolettiche della Bianchera-Belica, cultivar autoctona, per poter identificare la Dop Tergeste informando il consumatore favorendone la scelta.

C’è un reale valore aggiunto per gli oli certificati Dop o Igp, oppure non cambia nulla di concreto sul piano commerciale? Anche in questo caso, si ha la sensazione che i produttori siano costretti a sopportare maggiori costi, legati alla necessità di certificazione, senza per questo guadagnare quel qualcosa in più cui legittimamente sono state riposte tante buone speranze e attese... E’ così?
Credo che il valore aggiunto dipenda molto dal disciplinare di produzione, dall'organismo di controllo che ne certifica la veridicità e infine dal produttore: l'onestà del lavoro e la voglia di appartenere a un gruppo, quale diventa una Dop agli occhi del pubblico.

La Dop che lei rappresenta in qualità di presidente del Consorzio, in che modo intende muoversi, e di conseguenza proporsi, sul fronte della commercializzazione e della conoscenza del prodotto?
La Dop Tergeste è appena in decollo, infatti questa sarà la nostra prima campagna: 2006. Mi definirei più una "portavoce temporanea dei produttori" in quanto ci tengo che ogni decisione sia univoca ma specialmente condivisa dai principali attori: senza i produttori la Dop non esiste! Infatti, è già da un paio d'anni che si ha deciso per la commercializzazione autonoma e personale, mentre la conoscenza attraverso gli interventi del panel, informando il pubblico, nonchè partecipando a manifestazioni del settore.

Come giudica i disciplinari di produzione delle Dop dell’olio in Italia? Sono fatti bene, o sono suscettibili di miglioramento?
Devo dire che non ne conosco molti. Ma vista la confusione che si percepisce sul mercato, sono decisamente dell'idea che potrebbero migliorare.

E il disciplinare di produzione della sua Dop, in particolare?
A mio avviso abbiamo tenuto conto di tutti gli apsetti che una Dop deve prevedere: territorio, cultivar autoctona, raccolta, spremitura, stoccaggio, analisi chimica, analisi organolettica e infine il recipiente in cui verrà venduto l'olio.

Un suggerimento ai suoi colleghi presidenti dei rispettivi consorzi di tutela?
Tenere sempre a mente che ogni proposta di modifica e/o miglioria che si vuole apportare, non avrà esito positivo se non parte da una necessità dei produttori.

In conclusione, ci dia il quadro generale del territorio e della forza produttiva in cui opera la sua Dop...
Non sono ancora a conoscenza di tali dati, visto che l'ultimo termine per la presentazione delle adesioni risale appena a pochi giorni fa.



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di Luigi Caricato