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NELLO SFACELO DELLA RAI, UN BATTI E RIBATTI TRA ALEMANNO E L'AZIENDA TELEVISIVA PUBBLICA. MA QUANTO CONTA L'AGRICOLTURA IN TV?

Lo spazio che viene generalmente riservato si riduce a dismisura e il poco concesso è alla mercè dell'avanspettacolo e dell'improvvisazione. Perché un settore dell'economia nel nostro Paese - pur così importante e centrale, con i suoi prodotti a denominazione di origine e di alta qualità - viene ignorato o, peggio, maltrattato?

28 gennaio 2006 | Franco Bonaviri

Facciamo il punto della situazione. Facendo comunque finta di niente, come se la Rai fosse davvero un’azienda televisiva pubblica impeccabile, come se l’abbassamento della qualità delle programmazioni non sia la consuetudine e nemmeno l’eccezione.

Facciamo finta di niente, come se tutto fosse normale, e veniamo al punto.
Il ministro Alemanno, titolare al dicastero agricolo, all’inizio di gennaio ha pensato bene di denunciare le gravi carenze di informazione in Rai, relativamente ai temi agricoli. Una denuncia che noi condividiamo in pieno, visto che sono oramai decenni che la televisione pubblica va ignorando, o peggio banalizzando, l’informazione sui comparti agricolo e agroalimentare. Un dato di fatto indiscutibile.

Il ministro Alemanno, va ben precisato, non lo apprezziamo. Però in questo caso concordiamo con lui. Ha fatto bene a rivolgersi al direttore generale della Rai Alfredo Meocci contestando ''l'assoluta mancanza di attenzione per il comparto agricolo ed agroalimentare” da parte del servizio pubblico radiotelevisivo. E’ una verità sacrosanta, incontestabile.

Bene, posta questa premessa, cosa accade?
Accade naturalmente che l’azienda pubblica rilancia con una secca smentita:

“In riferimento alla dichiarazione del Ministro Gianni Alemanno, c'è da far rilevare che l'attuale gestione della Rai non ha modificato la programmazione di quelle trasmissioni che già si occupavano del comparto agricolo e agroalimentare e che continuano ad ottenere ottimi risultati di ascolto, come 'Occhio alla spesa' condotta da Alessandro Di Pietro, 'Linea verde' e 'Linea verde orizzonti', le rubriche dei Tg, ecc".

Questo quanto si ribadisce con fierezza da viale Mazzini. Anzi, i toni diventano gloriosi quando sui aggiunge che tali spazi “continuano ad ottenere ottimi risultati di ascolto”.

Ci fa piacere saperlo. Godiamo di questa precisazione, ch’è poi tutta da verificare. Dipende, perché tutto è relativo.

Infatti dal ministero non tardano a replicare a loro volta, forse anche un po’ stizziti.
Il portavoce del Ministro delle Politiche Agricole Cristiano Carocci fa infatti sapere che la gran parte dei contenitori e delle trasmissioni Rai sono in realtà spazi acquistati dal Ministero delle Politiche Agricole. Insomma, c’è poco da nascondere, la realtà è quella che è: la Rai si disinteressa pressoché totalmente dei temi agricoli, e quando se ne occupa lo fa con personaggi da avanspettacolo, che con il mondo agricolo poco hanno a che vedere. Ripetiamo: è un dato di fatto. Forse che trasmissioni come “Linea Verde” appartengono al mondo agricolo? Forse che trasmissioni come “Occhio alla spesa” sono concepite per il mondo agricolo?
Suvvia, siamo seri, non esageriamo con le fantasie.

A parte la insulsaggine delle due trasmissioni citate, va pur detto che il pubblico cui si rivolgono non è certo quello che vive la campagna. Gli stessi autori delle trasmissioni non hanno alcuna professionalità che li leghi al mondo dell’informazione rurale.

Insomma, cara Rai, basta prenderci in giro. L’unica forma di Tv in cui si sta realmente investendo con i danari della collettività è nella spazzatura. Perché spazzatura è la programmazione delle fascia orarie di massimo ascolto. Inseguire l’audience è la peggiore delle scelte editoriali di un’azienda oramai in declino. E anche questo è un dato di fatto. Incontrovertibile.

Passiamo però ad Alemanno, che di certo non gode della nostra stima. Non perché non sia intelligente, non perché non sia bravo. No, questo no: Alemanno è molto bravo, è molto intelligente. Ha un solo difetto, si occupa di agricoltura accidentalmente, senza metterci l’anima.

Il Ministero per Alemanno è solo un trampolino di lancio per la carriera. Tutto qui. Tant’è che la replica di Meocci si impernia – seppure forzatamente – sui dati dell'Osservatorio di Pavia sulla tv, secondo cui "il Ministro Alemanno è stato intervistato dalla Rai 119 volte dal primo settembre al 16 dicembre 2005. Le sue dichiarazioni ai Tg sono state 60, mentre le sue partecipazioni a programmi sono state 59, per complessivi 111 minuti e 37 secondi".

Tutto vero, sia ben chiaro. La conta dei minuti e dei secondi è verità sacrosanta; ma quanto di quel tempo riguarda effettivamente i temi inerenti l’agricoltura? E’ questo il punto dolente. Alemanno si occupa anche di agricoltura, ma la sua mente è in realtà proiettata altrove: ora al partito, ora a sottrarre la leadership a Fini, ora a candidarsi a sindaco della città di Roma e via elencando.

E’ questa la tragica realtà. Ad occuparsi di agricoltura sono sempre dei politici impegnati a fare il grande salto nella politica che conta. Pensate un poco al leader dei Verdi Pecoraro Scanio: si occupa forse di agricoltura nonostante il suo passato da ministro del ramo?

Non stupiamoci dunque se poi l’informazione pubblica prende brutte pieghe. La responsabilità è anche di chi dovrebbe occuparsi di agricoltura con ben altro spirito.