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Il comparto olio di oliva italiano perde il treno
L’olio di canola vergine e l’aggiunta di polifenoli dell’oliva agli oli di seme. Due notizie bomba e poche battute dello chief scientist presso l'Imdea di Madrid, condite da una punta di sottile ironia e un grande senso di amargura
10 settembre 2011 | Francesco Visioli
Leggo e giro volentieri una notizia che deve far riflettere.
E' proprio una bellissima notizia! Clicca qui.
L'olio di canola vergine con profumi simili agli oli d'oliva!
Eh, già, proprio un grande prodotto! Spingiamone dunque i consumi!
Io – tanto per essere chiari – sto ironizzando. Loro no.
L'altra notizia (clicca qui) è che a Cordoba hanno brevettato l'aggiunta di polifenoli dell'oliva agli oli di semi, così da renderli più resistenti alla frittura.
In Italia avevamo iniziato a parlarne e a suggerirlo mooooolti anni fa. Forse ero ancora all'asilo. Ma, come ben si sa, si preferisce creare un AFDPREDH-OL (l'importante è che finisca in OL) in modo da fare la guerra (dei poveri) alle altre associazioni.
Così qualche voto lo guadagnano. I contadini? Chi se ne frega!
In Italia siamo evoluti! Abbiamo il cemento, mica ci sporchiamo più come facevano i nostri nonni: che schifo.
Al supermercato per un euro e 99 centesimi si può recuperare una bella bottiglia di extra vergine e nessuna associazione che finisce in OL che protesti. Nel frattempo? Ci scaviamo la fossa da soli.



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