Economia

Più aiuti e vantaggi agli olivicoltori. Le proposte del Cno

In merito all’attuazione dell’art. 68 del Reg. Ce n. 73/2009, il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori chiedendo misure a sostegno della qualità

14 maggio 2011 | C. S.

 

“Il Settore olivicolo in Italia conta oltre un milione di aziende, con una superficie olivetata di oltre un milione di ettari”. E’ quanto sostiene il Cno, il Consorzio nazionale degli olivicoltori.

Il comunicato stampa del Cno prosegue sostenendo come si tratti, quello olivicolo, di “un settore che per mantenere alto nel mondo il nome della qualità italiana ha fatto lo sforzo di elevati investimenti: la riduzione dei tempi della raccolta attraverso una capillare diffusione della meccanizzazione, le azioni di monitoraggio per contenere l’uso degli antiparassitari, il miglioramento costante delle tecniche di trasformazione, stoccaggio e conservazione del prodotto. Sempre più accurati controlli qualitativi. Un insieme di azioni che hanno certamente prodotto un importante risultato qualitativo ma hanno anche elevato ulteriormente i costi di produzione”.

“Nello stesso periodo – aggiungono al Cno – il mercato è crollato. La competizione mondiale ha reso assai arduo l’ottenimento di prezzi equi a fronte degli sforzi compiuti. Oggi, ad esempio, l’Italia può contare su 37 Dop (sono in realtà 39, n. d. R.) ed una Igp, oltre a un costante aumento di produzione del biologico”.

Alla luce di tale scenario, il Cno ritiene essenziale “un sostanziale riequilibrio nella ripartizione delle risorse attivate con l’art. 68”.

E aggiunge: “riteniamo che l’ammontare previsto dal Decreto attuativo per il prossimo futuro - data l’importanza economica del Comparto e data l’entità complessiva nel Bilancio Comunitario riferito al settore di circa 700 Ml di € - non possa essere inferiore a 30 Milioni di euro per sostenere realmente l’impegno dei produttori per la qualità per dare loro un segnale concreto di sostegno in questo sforzo”.

“Occorre altresì un sostanziale snellimento delle procedure che favoriscano l’accesso alla domanda per i produttori, semplificando gli aspetti burocratici ed avvalendosi di elementi derivabili dagli Archivi della Pubblica Amministrazione. Gli Enti di Certificazione possono essere chiamati a confermare l’idoneità delle aziende richiedenti l’aiuto e i quantitativi certificati”.

“Spesso non è il produttore di olive che certifica il prodotto Dop o Bio ma è la cooperativa o l’azienda trasformatrice o confezionatrice che, ritirato il prodotto, ne richiede la certificazione che non risulta quindi intestata al produttore.

In questo caso è necessario disporre, oltre alla certificazione Dop o Bio, degli elenchi dei produttori con i rispettivi quantitativi che fanno parte di ciascuna certificazione di filiera tracciata. In tal modo si abbattono i costi relativi alla certificazione in precedenza richiesta a ciascun singolo produttore. Molto spesso il costo della certificazione supera l’entità dell’aiuto richiesto, scoraggiandone l’attivazione.

Infine riteniamo che sarebbe utile fissare un massimale all’aiuto unitario sulla base delle domande presentate e non a priori, per prevenire effetti distorsivi”.

 

Fonte: Gianluigi Pagano

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