Italia

Un decalogo per fronteggiare chi demonizza il vino

Con due bicchieri non ci si unbriaca! E’ quanto sostiene il minsitrro Zaia. Si tratta di smantellare i tanti luoghi comuni. Un generale coro di condivisione

05 settembre 2009 | Carlotta Baltini Roversi

Siete pronti? C’è davvero da divertirsi. Con il rientro dalle vacanze ha avuto inizio la campagna in difesa del vino. Una campagna che pare muoversi con la giusta carica e che è indirizzata contro i numerosi e indiscriminati assalti ad opera dei neoproibizionisti, di quell’esercito di soggetti che, tanto per intenderci, la canna sì, ma il bicchiere di vino proprio no, per carità.

A lanciare il sasso nel putrido stagno dei luoghi comuni è addirittura il ministro delle Poitiche agricole Luca Zaia, che dichiara: due bicchieri non fanno ubriacare.
E Zaia non si limita a un’osservazione più che ragionevole, va avanti nella sua battaglia in difesa del vino e di ciò che questa bevanda rappresenta diffondendo anch’egli – come un tempo altri profeti – un apposito decalogo che si potrebbero anche definire come le dieci domande che nessuno fa sul vino.

Ed ecco:

UNO
A partire dagli stessi centri di ricerca, sono rari i casi di diffusione di dati relativi alle altre cause di incidenti, in primis l’abuso di farmaci. Perchè nessuno dice che il consumo di farmaci è aumentato vertiginosamente, come evidenzia la stessa Federfarma? Perchè non si denuncia che solo nel 2007 sono cresciuti del 7,9% i consumi di antidepressivi e del 7,8% di farmaci come gli antistaminici, i sedativi e i tranquillanti?

DUE
Perché non si inizia a considerare che guidare per ore e ore determina uno stress psicofisico che è causa di molti incidenti?

TRE
Perché non si è molto più severi sull’uso del cellulare alla guida?

QUATTRO
Perché quelle stesse persone che, nel 2007, a proposito del divieto di somministrare dopo le due di notte alcol nei locali notturni, dove si servono soprattutto superalcolici, si fecero paladine delle imprese di intrattenimento notturno bollando la misura "come inefficace e penalizzante" e oggi puntano il dito contro le imprese vitivinicole?

CINQUE
Perché non dicono che le cause principali di incidenti, come confermano i dati Aci-Istat del 2007, sono il mancato rispetto delle regole di precedenza, del semaforo e dello stop (17,59%); la guida distratta e l’andamento indeciso (15,25%); il mancato rispetto dei limiti di velocità (12,20%); il mancato rispetto della distanza di sicurezza (9,83%)?

SEI
Perché viene ignorato il fatto che, dal 1991 al 2007, la percentuale di quanti consumano cocaina, droga che dà sensazione di onnipotenza e falsa incolumità, è passata dall’ 1,3% al 14,2%?

SETTE
Perché nessuno si interroga sul fatto che manchi, in Italia, un divieto di fumo in auto, causa di grande distrazione, e già proibito dal Codice britannico?

OTTO
Perché non si considera che il cattivo stato di manutenzione dell’auto e il mancato uso delle cinture di sicurezza sono causa di esiti particolarmente gravi negli incidenti stradali?

NOVE
Perché, invece di demonizzare il vino, nessuno interviene mai per sollecitare una maggiore attenzione, da parte degli enti locali, alle infrastrutture e alla segnaletica stradale, il miglioramento delle quali, in Germania, ha dato risultati notevoli?

DIECI
I detrattori del vino sostengono che l’alcol, vino compreso, sia la prima causa di incidenti stradali. Perchè volutamente tacciono buona parte delle affermazioni dell’Oms, secondo la quale «ci sono diversi fattori che possono contribuire al fenomeno degli incidenti stradali: il comportamento e lo stato psicofisico del conducente, l’uso inappropriato di bevande superalcoliche e di farmaci, le condizioni di sicurezza dei veicoli e delle strade, l’uso di sostanze psicotrope, l’uso di telefoni cellulari alla guida e il mancato rispetto delle norme del codice della strada?

Cosa è emerso sul fronte dei difensori del vino e del buon senso?
Sull’argomento vino e sicurezza stradale è intervenuto un saggio e bravo intellettuale, come lo storico Giordano Bruno Guerri, il quale sostiene che “un limite di tasso alcolico va mantenuto, ma il più sensato possibile, e distinguendo le categorie a maggiore rischio”, lo afferma nel suo blog (link esterno) e in un articolo pubblicato sul quotidiano “il Giornale”.

Non si sono ovviamente tirati indietro coloro che con il vino in qualchje modo hanno a che fare, come le varie organizzazioni agricole.
Una dichiarazione di sotegno viene per esempio da Paolo Bruni, presidente di Fedagri Confcooperative, il quale senza mezzi termini dichiara che “il comparto del vino non merita tanto accanimento e demagogia” Bruni non ci sta con gli untori, non è che organizzi una caccia ai neoproibizionisti, però alza giustamente la voce cogliendo la palla al balzo dopo le dichiarazioni del ministro Zaia. “Il tema del rapporto vino e salute – ha sosteuto in proposito Bruni – è un argomento che viene discusso da ormai troppo tempo. È, infatti, del 1980 il famoso studio condotto da alcuni epidemiologici francesi, noto anche come il paradosso francese, secondo il quale una alimentazione ricca di grassi di origine animale, prevalentemente costituiti da acidi grassi saturi, non indurrebbe una maggiore incidenza di malattie cardio-circolatorie se accompagnata da un costante, ma moderato, consumo di vino rosso, per merito del suo ricchissimo contenuto di polifenoli (tra cui il resveratrolo), che hanno proprietà antiossidanti maggiori della più nota e accreditata vitamina E”.
Il vino ha dunque la sua importanza e non lo si può svilire con attacchi imprudenti, dettati per lo più da ragioni ideologiche. Piena solidarietà e condivisione, quindi, alle parole del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia che ha invitato a non colpevolizzare il consumo moderato di vino. La Fedagri-Confcooperative non è una voce presa a caso. Bruni parla in rappresentanza delle 423 cooperative vitivinicole associate che rappresentano il 40% del vino complessivamente prodotto in Italia.

Altrettanto netta la posizione dell'Unione italiana vini, con il suo presidente Andrea Sartori: “In merito alla questione dei limiti di tasso alcolemico nel sangue condivido pienamente il pensiero del ministro Zaia”.
Sartori è alla guida di un’associazione che attraverso le sue 500 imprese socie rappresenta oltre il 45% del fatturato del comparto vitivinicolo italiano.

“La nostra posizione a riguardo, precisa Sartori, è da tempo molto chiara: tasso zero per neo-patentati, per giovani fino a 21 anni e guidatori professionali, mantenendo per tutti gli altri l’attuale limite di 0,5 g/l, largamente condiviso in Europa. E questo appare anche l’orientamento del Governo nel tanto discusso testo unificato sulla sicurezza stradale, già approvato alla Camera in sede legislativa dalla Commissione trasporti.

“Le affermazioni di Zaia - prosegue il presidente dell'Unione italiana vini - sono assolutamente di buon senso, poiché le campagne proibizionistiche, la storia insegna, sono sempre state controproducenti, senza contare poi le pesanti ricadute economiche su un comparto radicato nella nostra cultura, quello vitivinicolo, che sta attraversando una fase molto delicata. Lo confermano anche i recenti dati del nostro export vinicolo negli Usa, in calo nel primo semestre di quest’anno di quasi il 20% in valore”.

Per Sartori si rende necessario un approccio educativo al problema dell’abuso. “Certamente più difficile da costruire, precisa, e di cui si potranno vedere i frutti solo nel lungo termine ma è questa la strada che deve essere prioritariamente sostenuta dalle istituzioni, valorizzando e non demonizzando un nostro patrimonio straordinario anche in termini salutistici, poiché il vino è parte integrante della Dieta mediterranea, i cui benefici sono riconosciuti da tutto il mondo scientifico”.


Spazio anche al dissenso
Non tutti sono d’accordo con il Ministro, come per esempio tale Giusepe Guccione, presidente della Fondazione Guccione. per le vittime della strada. ''Il ministro mostra una grave ignoranza”, attacca Guccione. “L'alcol – aggiunge – causa quasi il 10% di tutte le morti per malattia o morti premature in Europa”. Non si accontenta e aggiunge: “l'alcol comporta piu' rischi del colesterolo alto e del sovrappeso, tre volte piu' rischioso del diabete, e cinque volte piu' dell'asma. Non possiamo permetterci di pagare col danaro pubblico persone che fanno opera di disinformazione e di dannosi esempi comportamentali per la salute pubblica'' Ma evidentemente Guccione parla a ruota libera, perché Zaia non ha mai promosso l’abuso, ma un consumo moderato, ch’è tutt’altra cosa. E Zaia picchia duro: “Rilevo le affermazioni gravi del Presidente Guccione sul mio conto. Penso che con certe affermazioni si ponga fuori dai limiti del suo incarico. In ogni caso, mi limito a ricordargli quanto lui stesso affermò appena nel 2007, relativamente al discusso divieto di somministrare alcol nei locali notturni dopo le due: ‘questa legge è inefficace e penalizzante per le imprese di intrattenimento serale ed è invece importante dotare il Paese di un organo di governance per la sicurezza sulle strade’.
Se per Guccione ciò che era valido allora, non lo è oggi; se le imprese di intrattenimento hanno agli occhi del presidente Guccione, una dignità diversa da quella delle imprese vitivinicole – rincara Zaia – allora è evidente che la militanza politica fa aggio sull’intelligenza”.


Che dire?
Capita che quando ci sono tempi come quelli attuali, di grande confusione e di chiusure mentali, un sano bicchiere di vino può per taluni diventare perfino un veleno dell’anima e del corpo. Quanta pazienza bisogna però avere in questa società così contradditoria e incapace di ascoltare! Non se ne può più, neanche gli aspetti più elementari vengono compresi in tutta la loro evidenza.

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