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Salvaguardare il valore aggiunto dell’olio di oliva italiano: il prezzo non deve calare

Salvaguardare il valore aggiunto dell’olio di oliva italiano: il prezzo non deve calare

L’olio extravergine di oliva italiano non si deve confondere con l’olio commodity e la ricerca dei volumi a tutti i costi è la ricetta sbagliata per promuovere il 100% italiano. Intervista con il presidente di Unaprol, David Granieri

24 giugno 2025 | 12:55 | T N

A seguito del duro comunicato stampa con cui Unaprol ha attaccato un'operazione commerciale con un prezzo molto aggressivo su olio 100% italiano abbiamo voluto interpellare il presidente di Unaprol, David Granieri che ha esordito così: “ho chiesto alla catena della Grande Distribuzione spiegazioni sull’offerta. Comprendere la natura dell’offerta e anche, eventualmente, la liceità della stessa è un dovere per chi ha a cuore esclusivamente gli interessi degli olivicoltori italiani.”

- Presidente Granieri, ma allora la GDO è alleata o no dell’olio italiano?
Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono alcune insegne che stanno riconoscendo il valore dell’extravergine nazionale. Lo propongono per quello che vale, con un giusto ed equo prezzo riconosciuto ai produttori. Purtroppo queste politiche non avvengono dappertutto e si rischia di svilire il prodotto nazionale. Lo dirò ancora più chiaramente: l’offerta che abbiamo contestato non è una promozione, è una svalutazione dell’olio extravergine di oliva italiano. E questo non ci sta bene.

- La capacità di spesa degli italiani si è ridotta, operazioni commerciali simili non possono servire per far entrare comunque l’olio Made in Italy nelle case?
L’olio extravergine di oliva italiano deve entrare nelle case dalla porta principale, non dalla finestra. E’ vero che la capacità di spesa si è ridotta ma credo che l’olio nazionale debba convincere sulla base della sua qualità, delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche, della biodiversità, non sulla base del prezzo. So che l’arrivo in Italia di oli di diversa provenienza a prezzi decisamente più bassi sta spostando i consumi ma questo non deve influenzare il posizionamento dell’olio italiano.

- I dati di vendita però indicano un calo del 30% delle vendite di olio italiano nei supermercati nei primi mesi del 2025…
Ne sono consapevole. E’ facile vendere abbassando i prezzi ma non è la soluzione. La ricerca di volumi di vendita a tutti i costi non mi convince, perché va nella direzione opposta della valorizzazione. Il prodotto va sostenuto, non svenduto, ed è un tema che porteremo al Tavolo olivicolo. Dobbiamo venderlo come alimento, uscendo dalle logiche dell’olio commodity, tipico di certe promozioni nella Grande Distribuzione.

- Rumors indicano che però il prezzo dell’olio italiano è destinato a calare con la prossima campagna olearia, qualcuno dice del 30%...
Di solito non commento voci che servono soprattutto per influenzare il mercato. Sarei prudente a fare simili ipotesi però. Aspettiamo le prime stime concrete sulla produzione. I dati ufficiali sulle vendite indicano che si arriverà con stock molto bassi. I produttori e le cooperative spagnole sono contrari ad abbassamenti delle quotazioni, a 3 euro/kg non ci guadagnano neanche gli olivicoltori più grandi. Quindi, mi sbilancio, ritengono possibile un riassestamento del prezzo dell’olio italiano ma francamente credo che un arretramento di 3 euro sia esagerato e non sostenibile per l’olivicoltura italiana. Sarà necessario però costruire una seria campagna promozionale sul 100% italiano.

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