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I due nuovi contaminanti che preoccupano l'ortofrutta italiana

I due nuovi contaminanti che preoccupano l'ortofrutta italiana

Il Regolamento 396/2005/CE e s. m. stabilisce i livelli massimi di residui per combinazioni alimento/fitofarmaco. I potenziali problemi dovuti all’acido difluoroacetico (DFA) e all’acido trifluoroacetico (TFA) 

12 giugno 2025 | 12:00 | C. S.

L’acido difluoroacetico (DFA) e l’acido trifluoroacetico (TFA) sono due contaminanti chimici emergenti che stanno richiamando le attenzioni del settore ortofrutticolo. Questi composti, considerati persistenti, sono stati rilevati in vari alimenti, tra cui ortaggi, frutta, verdure a foglia, cereali, e anche in acqua e terreno. 

DFA (acido difluoroacetico):

È un metabolita del principio attivo Flupyradifurone e di altri derivati chimici;

È stato riscontrato in numerosi campioni alimentari, inclusi ortaggi a radice e frutto, verdure a foglia, frutta, cereali, germogli, acqua e terreno. 

TFA (acido trifluoroacetico):

È considerato un contaminante persistente, residui di esso sono stati riscontrati in numerosi campioni alimentari; 

È stato trovato in ortaggi a radice e frutto, verdure a foglia, frutta, cereali, germogli, acqua e terreno. 

Perché sono importanti?

Entrambi, DFA e TFA, sono considerati contaminanti persistenti e sono stati rilevati in vari alimenti. Questo ha sollevato preoccupazioni sulla loro potenziale tossicità e sull’impatto sulla salute umana. È importante monitorare la loro presenza negli alimenti e nelle matrici ambientali per garantire la sicurezza alimentare. 

Il Regolamento 396/2005/CE e s. m. stabilisce i livelli massimi di residui (LMR) per combinazioni alimento/fitofarmaco, autorizzando l’uso di Flupyradifurone solo su alcune colture, come fragole, mele, pere, uva da tavola e da vino, prevede nel contempo la revoca del metabolita DFA. L’acido trifluoroacetico (TFA) non è attualmente contemplato da questo regolamento.

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