Italia

I CONTADINI SARDI SALVATI DA UNA COMMISSIONE DI TRE ESPERTI

Continuano le vendite all'asta delle aziende agricole. La soluzione della crisi in un articolo della Finanziaria. Ma basterà una temporanea sospensione delle vendite, oltre che l'istituzione di una apposita commissione?

08 dicembre 2007 | Mena Aloia

Tempo fa, all’inizio dello scorso ottobre, abbiamo riportato la notizia della difficile, e per certi versi assurda situazione in cui versano i contadi sardi.

7.500 aziende nel 1988 si erano “fidate” di una legge regionale (la n.44) che permetteva loro di accedere a finanziamenti bancari ad un tasso agevolato, salvo poi ritrovarsi senza alcuna agevolazione, ma con contratti ormai firmati con le banche, a causa della dichiarazione d’illegalità di tali aiuti pronunciata da Bruxelles.

Oggi, nel 2007, sono tante le aziende che non potendo far fronte ad un indebitamento non preventivato, e non voluto, si ritrovano nella critica situazione di vedere le proprie aziende vendute all’asta.

Il 2 ottobre inizia lo sciopero della fame per difendere, con un gesto estremo, la propria vita e la propria dignità, prima che il proprio lavoro.
In molti, fra politici regionali e non hanno preso, in questo modo, atto della situazione.
Sembra sempre che se la notizia non assurge agli onori della cronaca non possa nemmeno essere considerata notizia.

Venti anni di lotta, purtoppo silenziosa, forse semplicemente dignitosa, non aveva motivo di essere considerata.

Abbiamo continuato a seguire la notizia, cercando ogni pubblica dichiarazione, ma ahimè bisogna ammettere che ben poco si trova. In fondo, fa più notizia la fame che hanno provato i naufraghi dell’Isola dei Famosi.

Il 30 ottobre, finalmente, la Commissione agricoltura della Camera approva una risoluzione con la quale impegna il Governo ad intraprendere con la massima urgenza tutte le iniziative che si rendono più opportune per far fronte alla grave crisi socio-economica in cui versano le aziende in questione.

Contemporaneamente al Senato viene presentato un emendamento che si sofferma su quattro punti ben precisi, primo fra tutti istituire una COMMISSIONE per studiare come ristrutturare i debiti; secondo punto sospendere le esecuzioni forzose; terzo individuare le proposte fatte dalla commissione di cui sopra per risolvere il problema; quarto, ultimo, importantissimo punto, trovare la copertura finanziaria per l’intera operazione.
La commissione, che dovrebbe essere composta da tre esperti, dovrà pur essere pagata per gli sfozi immani che dovrà compiere.

Passano pochi giorni, ed il 7 novembre, nel corso di una interrogazione a risposta immediata il Ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro, rispondendo al deputato Vacca, ammette la gravità della situazione dichiarando che: “Il Governo intanto si è attivato e, attraverso un tavolo di concertazione che ha visto l'incontro con Banca popolare dell'Emilia Romagna, Banco di Sardegna e la regione Sardegna, abbiamo individuato un'ipotesi di soluzione condivisa, e, grazie a questo incontro che formalizzerà tale ipotesi condivisa nell'incontro del 20 novembre prossimo, noi riteniamo che si possa, non solo bloccare le azioni esecutive, fatto sul quale la banca si è presa l'impegno, ma anche individuare un'ipotesi di rateizzazione e di abbattimento degli interessi che possa venire incontro alla grave situazione generatasi”.

È passato un altro mese, ma delle promesse fatte di sospensione delle vendite all’asta, non si vedono ancora gli effetti.
Sono provvedimenti che richiedono, comunque, un iter parlamentare lungo (l’emendamento, discutibile e non risolutivo della situazione dal mio punto di vista, della Commissione agricoltura di cui sopra è inserito nella Finanziaria in esame alla Camera all’art. 47), e quando nel Paese vi sono cose più importanti da discutere, quando nuovi partiti si affacciano sulla scena politica, quando vi è una legge, quella elettorale, che è l’unica a meritare l’attenzione dei politici e di conseguenza degli organi d’informazione, possiamo anche dimenticare tutto il resto.

Intanto, se le aste non produco effetti è solo perché vanno deserte, ma ciò non placa certo l’ansia e l’angoscia di tanti, troppi cittadini italiani.

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