Italia

OGGI E’ IN CALABRIA IL SUPERMARKET DEGLI ULIVI SECOLARI

Si sta purtroppo diffondendo la consuetudine alla vendita di piante ultracentenarie per i giardini del Nord Italia e, ultimamente, anche del Lazio. Non è, tuttavia, che la punta dell’iceberg. Gli olivi vengono infatti anche tagliati per farne, semplicemente, legna da ardere

28 ottobre 2006 | Ada Fichera

Guardare, scegliere e portar via. Potrebbero sembrare gesti ordinari, peraltro di poco conto, e così sarebbe se tutto ciò non fosse riferito ad un singolare “acquisto” diffusosi nella Piana di Gioia Tauro.
Proprio lì, nel cuore dell’olivicoltura calabrese, dove si estendono 32 mila ettari ulivetati ed oltre 2 milioni di esemplari, possiamo trovare un vero e proprio “supermarket degli ulivi secolari”.
Nella Piana di Gioia Tauro è, infatti, possibile acquistare, direttamente o per commissione, o, addirittura, tramite Internet, ulivi che vengono sradicati dal loro terreno originario che li ha visti crescere e moltiplicare per più di 150 anni di storia.
“Bastano” dai 5.000 ai 10.000 euro e gli storici ulivi potranno essere impiantati nelle proprietà private di ville e tenute padronali.
La più frequente destinazione di tali ulivi è, per adesso, quella del Nord Italia (Lombardia, Emilia Romagna,…), anche se pian piano, a questa, si sta aggiungendo anche il Lazio.
Lo sradicamento di queste maestose piante ultra centenarie è un fenomeno dovuto ad un vuoto normativo in materia a livello legale e, senz’altro, sul piano illegale, a quello che negli anni è diventato uno dei nuovi business della criminalità.
In proposito, la Confederazione italiana agricoltori (Cia) scrive: non è che la classica “punta dell’iceberg” del fenomeno, laddove la montagna di ghiaccio è rappresentata invece dallo scempio “selvaggio” di queste maestose piante ultracentenarie, memoria storica e simbolo identificativo della civiltà calabrese, che spesso vengono strappate alla terra dagli stessi proprietari finendo più “semplicemente” per essere fatte a pezzi e rivendute a tronchi, al miglior offerente come legna da ardere o da utilizzare per usi industriali vecchia storia quella della “tratta” degli ulivi secolari in Calabria nella Piana di Gioia Tauro negli ultimi anni.
Sull’argomento è stato un fiorire di allarmi e interpellanze parlamentari.
Nel 2003, è stata la deputata Angela Napoli, allora vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, a scrivere al ministro dell’Ambiente del tempo per richiedere “quali iniziative intendesse adottare nella Piana di Gioia Tauro per la salvaguardia delle piante di ulivi secolari, che rappresentano una specie unica al mondo e la cui depredazione finirebbe col creare gravi scompensi ambientali al territorio”. Denunce simili non sono mancate anche nel catanzarese e nel casentino, dove esistono altre zone per l’olivicoltura.
Nulla di fatto però: i tir carichi di ulivi calabresi estirpati hanno continuato a prendere la via del nord e la lenta spoliazione di queste piante, alte in media 20 metri, che, solo nella Piana, danno lavoro a circa 18.000 aziende, impiegando nell’indotto quasi 15.000 persone è continuata nell’indifferenza generale.
Tanto più che, come denunciato poco meno di un mese fa dalla Confederazione italiana agricoltori della Calabria, le segnalazioni in merito nel 2006, sono incrementate a dismisura, portando il presidente regionale Cia, Giuseppe Mangone a chiedere un intervento immediato alla politica regionale, perché “venga al più presto emanata una legge per bloccare questo assurdo scempio”.
La legislazione nazionale in materia di tutela e valorizzazione degli ulivi secolari, è ferma infatti a una vecchia legge risalente addirittura al 1961, la n. 145, che rende possibile lo “spiantamento” tramite una semplice autorizzazione dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura».
In conclusione, il commercio incontrollato degli ulivi secolari non solo è un fenomeno molto grave per la nostra agricoltura, ma questo sta inoltre registrando un aumento preoccupante, anche perchè ora esiste una tecnica innovativa di scavatura, la quale consente di sradicare gli ulivi e trapiantarli altrove con tutta la zolla.
Sarebbe dunque ora di agire; magari, come teorizzato dalla “Cia”, anche riconoscendo agli agricoltori interventi finanziari per il mantenimento e la salvaguardia di questi oliveti centenari.

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