Italia
Quando l'etichetta del miele non mantiene le promesse
Il miele d’acacia è tra le varietà più pregiate e costose. Scatta così la contraffazione dell'etichetta. Su 21 campioni esaminati dalla rivista Il Test, quattro nascondevano un'origine botanica diversa da quella dichiarata. Scattati gli esposti all'Antitrust
25 agosto 2015 | C. S.
Quel miele è davvero d’acacia? Costa almeno il doppio di quello Millefiori, ma il Test ha scoperto che dietro l’etichetta di “puro miele d’acacia” spesso si nasconde un bluff: 4 campioni su 21 analizzati, tra i mieli d’acacia più venduti in Italia, sono di origine botanica diversa da quella dichiarata. A seguito delle analisi, la rivista ha presentato 4 esposti all’Antitrust per ciascuna etichetta coinvolta segnalando la pratica commerciale scorretta.
Sul numero uscito il 25 agosto, il Test mette a confronto i 21 mieli di Acacia più venduti in Italia. Le analisi hanno accertato in due casi – miele d’Acacia biologico Miomiele e miele d’Acacia di Toscana Terre d’Italia (Carrefour) – un’origine botanica diversa da quella dichiarata in etichetta, dato che il miele contenuto è risultato essere Millefiori.
Anche nel caso del miele d’Acacia biologico il Sarchio, le verifiche analitiche hanno svelato un’origine diversa da quella dichiarata: questa volta però al posto dell’Acacia è stato trovato miele di Sulla. Infine, per il quarto campione, il miele d’Acacia Fiorentini, è stato impossibile definire la caratterizzazione botanica.
La presenza di una varietà diversa da quella etichettata, precisano dal mensile, non rappresenta alcuna minaccia alla salute dei consumatori ma è indubbio che si tratti di una pratica commerciale scorretta. Complessivamente la qualità accertata dalle analisi pubblicate dal mensile il Test è risultata ampliamente soddisfacente, con ben 9 campioni giudicati tra l’eccellente e l’ottimo, e una fetta consistente di prodotti che assicura un buon contenuto.
Il miele d’Acacia è tra le varietà più pregiate e costose, una circostanza che può scatenare gli appetiti della contraffazione. Nel 2014, un anno catastrofico per il settore, gli apicoltori hanno guadagnato 8,30 euro per un chilo di Acacia, ben 4,50 euro per un chilo di Sulla e 4,27 euro per il comunissimo Millefiori.
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