Italia 15/04/2013

L’Associazione mantovana allevatori punta sulla genomica


È una zootecnia a due velocità quella che descrive il presidente dell’Associazione mantovana allevatori, Alberto Gandolfi, nel corso dell’assemblea annuale, questa mattina a Tripoli di San Giorgio (Mantova), alla presenza di due nuovi protagonisti della scena: Pietro Salcuni, presidente dell’Associazione italiana allevatori, e Gianni Fava, assessore all’Agricoltura e all’agroalimentare della Regione Lombardia.

 

Sul versante produttivo tiene il comparto lattiero caseario, pur con l’incognita del calo dei consumi interni, mentre soffre la zootecnia “pesante”, suinicoltura e carne bovina.

 

Problemi che pesano sulle imprese zootecniche, strette sempre di più nella morsa della burocrazia, del benessere animale, della sicurezza alimentare. Requisiti, questi ultimi, imprescindibili per la commercializzazione dei prodotti agroalimentari di qualità.

 

“La zootecnia è alle prese con vecchie e nuove emergenze – spiega il numero uno dell’Apa di Mantova, Alberto Gandolfi – dalla Direttiva nitrati alle aflatossine nel mais, all’articolo 62, un provvedimento nato per sostenere gli anelli più deboli della filiera e che invece ha avuto un impatto negativo sui cicli di allevamento”.

 

Aspetti che pesano negativamente, come la difficoltà di accesso al credito, ma che non frenano l’attività dell’Associazione mantovana allevatori, senza dubbio una delle migliori d’Italia, come ha riconosciuto lo stesso Salcuni.

 

“Il taglio dei finanziamenti alle Apa – prosegue Gandolfi – ci ha obbligato ad un percorso virtuoso per contenere i costi e riorganizzare al meglio le risorse umane, rilanciando sui servizi agli allevatori”. Così, di fronte ad un trend che vede il numero di stalle diminuire, l’Apa di Mantova mette a segno un record, legato al numero di vacche da latte in selezione, arrivato oltre quota 108mila capi e con una linea positiva. “Solo nel 2010 – afferma Gandolfi – il numero di capi superava le 100mila unità, in due anni abbiamo registrato l’8% in più”.

 

Numeri che serviranno a mantenere l’autonomia dell’Apa di Mantova a livello lombardo, dove il disegno di regionalizzazione del sistema allevatoriale potrebbe (ma in altri ambiti regionali) portare ad una fusione.

 

Sul tema è stato abbastanza chiaro il presidente dell’Aia, Pietro Salcuni, nel suo saluto. “Rispetto ai processi di regionalizzazione, la Lombardia non deve essere troppo preoccupata”, ha infatti assicurato.

 

La vocazione di Mantova ad essere l’apripista di progetti sperimentali viene accentuata, inoltre, con due iniziative dedicate alla genomica, ultima frontiera della ricerca. Un percorso vedrà l’Associazione di Tripoli collaborare con l’Anafi per la genotipizzazione dei capi femminili e testare le capacità genetiche. Un altro segmento operativo sarà finalizzato alla Banca del genoma sul territorio.

 

“Attraverso la banca del Dna – auspica Gandolfi – potremo avere benefici immediati sul piano della ricerca, con vantaggi anche di natura economica”.

 

Prospettive positive per il lattiero caseario. Invitato all’assemblea dell’Associazione mantovana allevatori, Angelo Rossi, promotore di Clal, il portale dedicato al comparto lattiero caseario, ha illustrato andamenti attuali e prospettive per il territorio, partendo da scenari globali. “A livello mondiale si è verificata una diminuzione delle produzioni di latte in Nuova Zelanda e in Europa – osserva il fondatore di Clal – e gli Sttai Uniti al momento non riescono a sopperire alla mancanza di latte della Nuova Zelanda”.

 

Le condizioni sarebbero dunque positive per una ripresa dei prezzi, segnati già oggi da valori positivi. “Oggi il latte franco partenza dalla Germania – ricorda Rossi - viaggia intorno ai 38-40 euro alla tonnellata”.

 

Tuttavia, se l’export dell’Unione europea a 27 si mantiene su standard positivi, l’Italia si caratterizza per performance meno brillanti e per importazioni di formaggi duri non Dop per nulla trascurabili e sulle quali forse il sistema deve interrogarsi.

 

“Sono comunque abbastanza ottimista su quello che è il futuro del nostro formaggio – conclude Rossi – anche se bisognerebbe esportare di più e favorire al massimo la promozione dei formaggi Dop su nuovi mercati, dove il Pil si mantiene in crescita”.

 

L’attenzione all’export per le produzioni di qualità e la necessità di fare sistema sono stati elementi condivisi anche dai rappresentanti del mondo agricolo, presenti all’appuntamento assembleare. “La ricerca di nuovi mercati – secondo l’assessore provinciale all’Agricoltura, Maurizio Castelli – rappresenta una soluzione positiva per esportare i prodotti del sistema agroalimentare mantovano, che vale il 20% del Pil del territorio e che può contare su numeri interessanti per i prodotti a marchio”.

 

Sul versante della politica, mano tesa dal deputato Marco Carra, componente della Commissione Agricoltura alla Camera nell’ultima legislatura, al neo assessore all’Agricoltura, Gianni Fava. “Offro a Fava la disponibilità per restituire un nuovo protagonismo dell'agricoltura – dice Carra -. Sono iniziati i triloghi per la riforma della Pac e l’Italia è alle prese con la formazione del governo. Servono ministri dell'Agricoltura competenti e stabili e una politica agricola nazionale”.

 

La ricetta dell’assessore lombardo, Fava. Non è d’accordo sul ruolo strategico del ministero dell’Agricoltura, invece, l’assessore regionale Fava. “E’ superata l'idea di rafforzare il ministero, non sono d'accordo con Marco Carra – replica -. Bisogna restituire centralità all’agricoltura intensiva e non perdere di vista il settore nel suo complesso, dalla produzione alla trasformazione. Ma se le cinque regioni del Nord producono l’85% del latte italiano, allora il problema non è italiano, è al Nord. E la partita non deve essere sacrificata in una logica di compromesso a livello nazionale con altre produzioni, come gli agrumi o l’olio, per citare esempi passati”.

 

La battaglia si gioca sui campi delle “esportazioni, dell’agricoltura remunerativa e sul modello intensivo, non sul greening. Le imprese devono poter investire su mezzi e tecnologie, non su quattro siepi”, afferma Fava.

 

E se la politica nazionale non ha fatto a sufficienza per l’agricoltura, allora si inauguri un dialogo a livello regionale.

 

“Entro giugno – assicura Fava - la Regione Lombardia anticiperà la Pac agli agricoltori e con Bruxelles manterremo un dialogo costante, per evitare di vedere calata dall’alto una riforma troppo burocratica”.

 

I Master Breeder. Per la prima volta, l’Associazione mantovana allevatori consegna il Master Breeder alla carriera. “Un Golden Breeder – dice Alberto Gandolfi – che va a Giulio Sereni, suinicoltore, per l’impegno profuso in Apa fin dalla sua nascita, oltre 60 anni fa, con grande slancio, perizia e generosità”.

 

Gli altri premiati con i Master Breeder, riconoscimento annuale agli allevatori che hanno raggiunto importanti risultati sulla base di parametri scientifici, sono stati: azienda agricola Angelo Gozzi di Viadana (categoria fino a 30 vacche); azienda agricola Piccoli Costantino, Francesco e Luca di Marmirolo (da 31 a 70 vacche); azienda agricola Cabrini Roberto, Alessandro e Matteo di Magnacavallo (da 71 a 120 vacche); azienda agricola S. Antonio di Fabio e Gianni Piva di Casalromano (da 121 a 180 vacche); società agricola Manzoli Marco, Guido e Massimo di Magnacavallo (da 181 a 250 vacche); azienda agricola Casa Nuova di Angelo e Realdo Musa di Casaloldo (oltre 250 vacche).

 

Gli eletti nel consiglio di amministrazione. Sono stati eletti nel consiglio, per il periodo 2013-2016: Diego Belletti, Fabio Gandolfi, Claudio Casareggio, Roberto Chizzoni, Alberto Cortesi, Lorenzo Donà, Davide Errera, Giuseppe Freretti, Alberto Gandolfi, Kristian Minelli, Tomas Ronconi, Andrea Tosi, Nicola Valenza, Fabio Mantovani, Alessandro Capuci, Gian Luigi Gualdi. Membri di diritto, in quanto presidenti di sezione: Fabio Piva (frisona), Pier Emilio Sbarra (suini).

di C. S.