Gastronomia
E tu che foodie sei?
Gli appassionati di enogastronomia possono essere divisi in differenti profili ma le linee di tendenza sono chiare. C'è chi odia l'industria alimentare, chi ama solo il Made in Italy, chi vuole la trasparenza e chi cerca solo il cibo più sano
04 marzo 2015 | T N
Il mondo delll'agroalimentare ha i suoi attori e i suoi spettatori.
Spesso crediamo che il ruolo di spettatore, ovvero quello di consumatore, sia assolutamente passivo, più o meno asservito alla pubblicità e alle mode.
In realtà vi è una fascia di consumatori a cui piace scegliere e amare il cibo a proprio modo.
Capire chi sono e quali scelte compiono, sulla base di quali impulsi o di quali ragionamenti è compito del marketing, che analizza i dati e le tendenze cercando di semplificare e ridurre la variabilità della società in categorie, più o meno numerose, più o meno complesse a seconda dello studio e dei fini.
Tra gli studi che si distinguono in questo compito c'è Squadrati, società di ricerche di mercato nota per i suoi quadrati semiotici divenuti un caso virale nella rete.
Una recente ricerca di questa azienda, curiosa e in quanto tale meritevole di segnalazione, ha individuato i profili dei foodies italiani, ovvero degli appassionati di enogastronomia.
Vi sono:
- i veraci : considerano sacra la tradizione culinaria italiana, sono per un’estetica frugale e non sono interessati a nuove mode e tendenze.
- i gourmet: credono in un canone del buongusto, spesso imposto da chef stellati e guide di prestigio, e considerano l’estetica e l’impiattamento elementi importanti di un buon piatto.
- i foodster: interessati a mode e tendenze del cibo, amano le contaminazioni tra piatti e cucine e la rilettura ironica della tradizione.
- i critical: per loro “buono è consapevole”. Giudicano la cucina anche in base a principi etici ed ecologici e si informano sulle materie prime e tutta la filiera di produzione.
Un gioco, quello di dividere le persone in categorie così schiette e delineate.
Più interessante è lo studio che ne è seguito che ha delineato le tendenze che si stanno manifestando trasversalmente tra i vari appassionati di enogastronomia. Tendenze che potrebbero presto cambiare lo stesso concetto di supermercato, oltrepassandolo.
Ecco le tendenze che potrebbero influenzare fortemente il mercato nei prossimi mesi e anni:
Anti-industrialità: cresce l’interesse per la naturalità intesa come riduzione di elaborazione dei cibi. L’industriale diventa tabù e le aziende inaugurano linee di prodotti con liste di ingredienti corte che rivendicano il loro carattere anti-industriale.
Autarchia: tra i consumatori cresce la tendenza a comprare prodotti italiani per sostenere l’economia del Paese. Il Made in Italy diventa un fatto politico, non solo di status symbol.
Trasparenza: cresce l’interesse dei consumatori per la selezione e la lavorazione delle materie prime. Le aziende rispondono creando un effetto di trasparenza nella loro comunicazione: dai ristoranti con la cucina a vista agli strumenti digital per tracciare l’origine e la lavorazione dei prodotti.
Healthy chic: l’alternativa alla dieta tradizionale non è più un dovere, ma spesso un piacere. Così, i prodotti senza bio / senza glutine / salutistici iniziano ad abbandonare l’estetica farmaceutica in favore di un’estetica premium che valorizza il piacere.
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