Gastronomia
L'olivo o la mela simbolo della distribuzione dell'agroalimentare italiano di qualità?
Eataly e Autogrill, concorrenti o soci? Dopo il successo del modello distributivo di Farinetti, pur criticato per accostare prodotti artigianali e industriali, oggi è la volta di Benetton. Progetti diversi ma lo stesso sponsor: Carlin Petrini
25 febbraio 2015 | T N
Con le promozioni, le offerte speciali e i volantini non si fanno più guadagni e margini. Al massimo questi strumenti garantiscono un mantenimento del fatturato.
La GDO sta quindi cercando nuovi spazi e nuove frontiere, aprendo all'agroalimentare italiano di qualità e di eccellenza, non necessariamente solo quello artigianale.
Le catene hanno provato a inserire, anche in appositi spazi, le eccellenze a scaffale ma il problema di questa soluzione era la percezione del consumatore, che non valutava, comprendeva appieno la differenza tra il prodotto top e quello commodity, comunque l'uno a fianco dell'altro.
Il fiuto di Mr Farinetti per gli affari gli ha fatto capire che era tempo di aprire dei punti vendita tutti dedicati all'agroalimentare di qualità, con un'insegna che prometteva ai clienti emozioni di gusto, ovvero di trovare non solo nutrimento ma cibo da poter assaporare. Grande sponsor dell'iniziativa fu Carlin Petrini. Fu un successo, inquinato poi, secondo i detrattori, dall'ingresso in Eataly anche di prodotti industriali. Sulla scia di Expo2015, dove Eataly si è assicurata un palcoscenico di eccellenza, Farinetti ha anche proposto un simbolo unico per l'Italia agroalimentare, una mela tricolore.
Diverso il parere di Benetton che, invece, per il suo megastore food in piazza Duomo a Milano ha scelto un olivo. L'opera in bronzo di uno scultore inglese fa bella mostra di sé nel cortile di accesso del magazzino targato Autogrill che aprirà i battenti il 30 aprile prossimo. La formula è mutuata da quella di Eataly, a sua volta ripresa dagli store americani e inglesi, ovvero ristorazione e vendita negli stessi spazi. «”Per noi questo store sarà un laboratorio, un test per la nostra nuova filosofia” spiega a Corsera Gilberto Benetton, presidente del gruppo. “In poche parole, alleanza con il territorio e recupero dei mestieri artigianali” specifica l’ad Gianmario Tondato Da Ruos. Un'altra volta, dietro a questa operazione c'è Carlin Petrini, nelle vesti di consulente Autrogrill: “Milano con questo store ha fatto una scelta politica. Ha messo il cibo in piazza, non le griffe della moda. Ora si continui nella giusta direzione, pagando bene i produttori e sostenendo la filiera”.
Non è la prima volta che l'agroalimentare di qualità finisce nel centro città, in luoghi storici, ad alta valenza turistica e culturale. Basti pensare al piccolo store “Sapori e Dintorni” di Conad a quattro passi da Ponte Vecchio a Firenze.
Dopo anni in cui la tendenza sembrava inesorabilmente quella di creare grandi centri commerciali alle periferie delle città, stiamo assistendo a un cambio di rotta, con la ricerca di nuove formule. Ora sta agli artigiani del gusto, alle piccole e medie imprese italiane, non perdere il treno.
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