Gastronomia
Cara food blogger, non parlare di extra vergine ma di extra vergini
Cara la mia blogger, se nelle tue ricette selezioni con criterio e severità il riso e la pasta come la cipolla e l’aceto e addirittura la provenienza del sale, come è possibile che tra gli ingredienti di alcune ricette tu metta un generico olio extravergine d’oliva, che poi nelle istruzioni per la preparazione diventa olio d’oliva?
13 giugno 2014 | Piero Palanti
Passano gli anni, ma non certe “cattive” abitudini.
Durante i giorni di festa mi dedico alla lettura dei blog di cucina e sono stato colpito da uno con una bellissima impostazione grafica, grandi riquadri e notizie in evidenza, un glossario con tante voci e le ricette divise per tipologia, informazioni nutrizionali, tempi di preparazione e la possibilità di stampare tutte le ricette.
Un sito che esprime cura e passione nel proprio lavoro. Ha tutto il mio rispetto, ma io amo l’olio extravergine e leggendo mi è venuto il solito dubbio, e ho scritto alla blogger chiedendo quali oli usasse. Domanda fatta ingenuamente, sperando di essere zittito da un discorso didattico sull’olio e l’importanza della sua qualità e provenienza. Invece ho ricevuto un semplice:
- Un olio extravergine umbro!
Ah!
- Ma è biologico!
Ah, se è biologico, allora…
Ho chiuso la conversazione con saluto educato e ho continuato la mia ricerca su altri blog. Poi, sono tornato a guardare attentamente quella gioiosa tavola sul blog, e di getto ho scritto l’articolo: “Cara la mia blogger, se nelle tue ricette selezioni con criterio e severità il riso e la pasta come la cipolla e l’aceto e addirittura la provenienza del sale, come è possibile che tra gli ingredienti di alcune ricette tu metta un generico “olio extravergine d’oliva”, che poi nelle istruzioni per la preparazione diventa olio d’oliva? Conosci la differenza? Beh, è abissale! Se non te ne sei accorta, l’olio è presente in tutti i tuoi piatti: dedicagli un po’ del tuo tempo ma soprattutto rispetto”.
La ricetta della zuppa di fave e cicoria è invitante, ma non sarebbe meglio di uno sbrigativo “olio” tra gli ingredienti, segnalare un “extravergine fruttato intenso”? La senti la differenza dei sapori già nell’orecchio? Zuppa di fave e cicoria con extravergine fruttato intenso. Nella ribollita toscana metterei se possibile un bell’olio extravergine toscano! Sulle alici marinate metti l’olio extravergine umbro? Nonostante l’amore per l’olio umbro, è difficile giustificare il fatto di ucciderle un’altra volta con quello sbagliato, anche se le avevi già aperte a libro ed estirpato le viscere .
Quando proporrai il pesto alla genovese probabilmente lo preparerai con un extravergine umbro, visto che è quello che usi su larga scala. Perché nel tuo glossario non hai la voce sia sugli extravergine che quelli vari? Inviti il tuo pubblico a cimentarsi con il curry ma non a distinguere le peculiarità di ciascun olio. Niente di personale, ma arriva un momento in cui non è possibile tacere oltre, ancora meno su un prodotto così importante dal punto di vista salutistico ed economico.
Concludendo, cara food blogger, se rispetto ad altri alimenti non hai raggiunto al momento la giusta competenza anche sull’olio extravergine, sarebbe più coerente non parlarne affatto. Se permetti il paragone, per chi cerca la qualità, è finito da molto il tempo in cui ci si poteva limitare a proporre il vino “bianco o rosso”.
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