Economia

Le briciole dei finanziamenti sui progetti territoriali

Non è facile il compito di una commissione valutatrice. Per un gran numero di progetti di alto livello rimane l’amara consolazione di un buon punteggio. Il professor Giancarlo Scalabrelli ci porta a conoscenza dei contributi Arsia Toscana destinati a soggetti scientifici

25 settembre 2010 | Giancarlo Scalabrelli

È appena terminata la fase di valutazione del secondo bando sui “progetti territoriali”, con la pubblicazione sul BURT del 22 luglio 2010 della graduatoria dei progetti finanziati.
Si tratta di contributi messi a disposizione dall’ARSIA da erogare a Soggetti Scientifici per le sole attività di ricerca, mentre l’eventuale trasferimento e la diffusione dei risultati dovrà essere a carico dei partner territoriali. A differenza dello scorso anno il partner territoriale che si farà carico di questo onere dovrà essere obbligatoriamente un Ente locale territoriale (Provincia, Comunità Montana, Unione di Comuni, Comune).

Per il 2010 l’ARSIA aveva fissato nel bando del 3 marzo 2010 una serie di priorità che restringevano le proposte progettuali ai seguenti temi:

• Multifunzionalità e diversificazione delle imprese agricole toscane.

• Valorizzazione delle produzioni agricole e agro-alimentari locali e loro collegamento con i circuiti brevi di produzione/consumo.

• Utilizzazione sostenibile di fonti energetiche rinnovabili locali di origine agricola e forestale.

• Salvaguardia del patrimonio genetico autoctono toscano.

• Produzioni biologiche e loro collegamento con circuiti brevi di produzione/consumo.

• Progetti collettivi per la gestione del territorio agroforestale.

• Ottimizzazione delle risorse idriche.

• Valorizzazione della filiera foresta-legno.

Ogni progetto finanziato dall’ARSIA riceverà un contributo monetario pari al 60% dei costi sostenuti per le specifiche attività di ricerca e comunque entro un massimo di 20.000,00 €.
Scorrendo la graduatoria si può notare come in provincia di Grosseto non vi sia stato nessun progetto assegnato, altrettanto dicasi per l’area dell’Amiata, a cavallo delle province di Siena e di Grosseto. Basta scorrere l’elenco delle proposte che hanno ottenuto un punteggio di idoneità per rendersi conto che non sono mancate valide proposte progettuali.

Va inoltre tenuto conto che le norme del bando erano molto articolate e competitive, tanto da scoraggiare qualunque assalto alla diligenza. Ovvero non era possibile presentare una richiesta tanto per ottenere dei fondi e vivacchiare alla bene in meglio. Inoltre la ristrettezza delle disponibilità dei fondi per la ricerca ha fatto diventare appetibile anche per le Istituzioni di ricerca di rilievo, questo bando. Pertanto anche una modica somma come quella prospettabile potrebbe essere comunque di vitale importanza per le strutture di ricerca. Non meno facile deve essere stato il compito della commissione valutatrice che si è trovata davanti a un gran numero di progetti di alto livello, per molti dei quali rimane solo l’amara consolazione di aver ottenuto un buon punteggio.

La mappa delle ricerche ammesse al finanziamento per ogni ambito provinciale, nel biennio 2009-2001, ci offre la seguente situazione:
Ar (1); Pi (1); Lu (1); Fi (3); Si (2) Ms (1); Gr (1); aree non definite (4).
Mentre le aree finanziate nel 2010 ricadono nelle seguenti province:
Li (1); Lu (1); Fi (2); Si (1) Ms (1); aree non definite (6).

La ripartizione dei finanziamenti è stata piuttosto equilibrata, anche se con una prevalenza delle Istituzioni facenti parte al capoluogo regionale:
2009 = CNR-Istituto protezione piante (1); CNR-Istituto Studio Ecosistemi (1); UNI FI (5); CRA-AR (1); SSUP S.Anna (2); UNI PI (2); ISPRA (1).
2010 = CNR -Istituto protezione piante (1); CNR-Istituto Studio Ecosistemi (1); UNI FI (3); SSUP S.Anna (1); UNI PI (2); Univ. Scienze gastronomiche (1); Centro Avanzi (1); CNR- IVALSA (1).

L’elenco non tiene conto di eventuali rinunce o incongruità successive all’inserimento nella graduatoria del bando e di eventuali finanziamenti aggiuntivi eventualmente messi a disposizione dall’ARSIA.
Non è possibile fare un’analisi sulle possibili ricadute per la indisponibilità in linea dei programmi dei progetti, cosa che sarebbe auspicabile. La diffusione delle idee progettuali sarebbe utile poiché le principali Istituzioni che operano nel settore agricolo in Toscana si sono cimentate in proposte di concerto con il territorio per avviare attività sperimentali idonee a dare maggiore competitività e prospettive alle realtà locali, ciò potrebbe offrire spunti interessanti e idee innovative. Altrettanto importante appare la diffusione e la divulgazione dei risultati conseguiti nel precedente progetto, ormai al termine alla fine del corrente anno.

Ma torniamo al nostro territorio. Anche lo scorso anno si registrò un nulla di fatto per un progetto di salvaguardia e valorizzazione del germoplasma viticolo dell’Amiata, mentre quest’anno il tema era focalizzato sull’agresto, un prodotto alternativo da ottenere dai vitigni autoctoni dell’Amiata. L’argomento è di particolare interesse se si pensa all’opera di recupero dei vitigni la quale necessita di spingersi anche verso la valorizzazione di questi vitigni interessando le piccole aziende, le aziende agrituristiche, la gastronomia e la ristorazione. Una opportunità di diversificazione alla produzione del vino, un complemento, non certo un sostitutivo del vino. Un prodotto che si basa su metodi naturali, derivato da uve prodotte con il metodo biologico attraverso la messa a punto di una ricetta tradizionale, supportata dalle moderne conoscenze, per dare una chiara identità alle sue caratteristiche sensoriali e dietetiche.

Di fronte all’esito negativo del finanziamento avremmo potuto gettare la spugna, ma la nostra consapevolezza è proseguire con passione e fiducia, senza attendere la manna dal cielo.
Il progetto completamente autofinanziato prevede il supporto scientifico del Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa (resp. Scientifico prof. Giancarlo Scalabrelli), la partecipazione dell’azienda Salustri (Poggi del Sasso, Cinigiano, Gr) e dell’azienda artigiana Lombardi e Visconti (Abbadia San Salvatore, Si). L’obiettivo è quello di giungere alla produzione di un condimento unico “Agresto dell’Amiata”, utilizzando vitigni autoctoni e un procedimento che affonda le radici nella tradizione, applicando tecniche moderne e naturali, frutto della creatività e della ricerca.

Oggi siamo solo all’inizio di questo progetto del quale contiamo di tenervi aggiornati.



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