Economia
Quale politica per il latte? La sfida è sulla tracciabilità
Su questo tema cruciale si è incentrato un incontro organizzato tra alcuni imprenditori della filiera latte e il ministro Luca Zaia. Una nuova occasione per conoscere da vicino le strategie italiane in sede Ue
07 novembre 2009 | Monica Sommacampagna
Il settore lattiero-caseario sta da tempo attraversando un periodo di crisi. âSi tratta di un problema dalla storia complicata che va risolto in tempi brevi e per il quale deve essere predisposta una valida politica per il futuroâ ha commentato Giovanni Rizzotti, direttore de âLâInformatore Agrarioâ. L'incontro, per la cronaca, è stato organizzato lo scorso 3 novembre presso la sede del settimanale a Verona .
In effetti, ha aggiunto Antonio Boschetti, caporedattore del settimanale tecnico ed economico di agricoltura professionale, âogni anno registriamo una riduzione del 5% delle stalle italianeâ. âIl problema delle stalle è correlato alle loro dimensioni, ha sottolineato Zaia: âla struttura zootecnica italiana è costituita per il 70% da stalle con un numero di vacche che si limita a due.
Circa il 25% produce la quasi totalità del latte italiano. E se dieci anni fa le stalle erano 198.000 oggi sono 39.000. Il piano di abbandono, lâammasso privato di formaggi rappresentano alcune delle nostre risposte al problema. Del resto le aziende agricole si stanno ristrutturando, con il piano di abbandono permettiamo alle realtà che non ce la fanno di abbandonare il mercatoâ.
Il problema che il comparto lattiero sta affrontando è in prima battuta lâeccessiva offerta rispetto alla domanda. âLâItalia ha una quota europea di 140 milioni di tonnellate di latte a fronte di una minore richiesta del nostro prodotto e di un decremento dellâ8% nel consumo dei formaggiâ ha detto Zaia.
Quanto ai formaggi a pasta dura di pregio come Parmigiano- Reggiano e Grana Padano, il Ministro ha annunciato che, dopo lâacquisto di 200.000 forme già attuato, sta negoziando anche per il 2010 uno stanziamento comunitario di pari valore: âsono fiducioso di portare a casa questo risultatoâ ha commentato. Per quanto riguarda invece il fondo europeo di circa 300 milioni di euro, âallâItalia ne toccheranno circa 25 milioni che, ripartiti per azienda, corrispondono a circa 800 euro a ciascuna. Saranno gli allevatori a verificare come impiegare al meglio queste risorseâ.
Anche nel comparto lattiero è emersa la necessità di creare un tavolo interprofessionale per avere una voce univoca in sede europea. Il problema più urgente da affrontare è rappresentato dal divario tra il prezzo a cui viene venduto un litro di latte (20-30 centesimi di euro) rispetto ai costi di produzione (35-40 centesimi). E non solo. Nello scenario competitivo internazionale ci dobbiamo confrontare anche con latte lituano che costa 16 centesimi di euro e viene immesso sul mercato a 14.
Come recuperare terreno dal momento che â ha sottolineato Zaia â âse ci confrontiamo al puro livello dei prezzi siamo perdenti?â. La parola chiave â tenuto conto che il 72% degli italiani risulterebbe disposto a spendere di più per prodotti con indicata lâorigine â è, come per lâolio, âetichettaturaâ: riportare cioè obbligatoriamente alcune indicazioni di base anche per il latte, prima di tutto lâorigine, per sottolinearne le valenze legate allâidentità . âCâè chi vuole unâEuropa senza identità , la vera battaglia la facciamo in agricoltura.
Non dimentichiamo che la Pianura padana senza latte del territorio significa perdere ben 8 dopâ ha sottolineato Zaia. E ha caldeggiato il fatto di trasformare il latte locale che rimane dalla produzione di formaggi di pregio in latte connotato e valorizzato come latte italiano, in modo da attribuirgli valore senza incidere sulle quote latte.
âSe portiamo il latte alimentare al consumatore entrerà in conflitto con il latte che serve per la caseificazione e, di conseguenza, provocheremo un innalzamento nei prezziâ. Il Ministro ha inoltre invitato a etichettare anche il latte a lunga conservazione e i formaggi ottenuti da cagliate in modo da qualificare ulteriormente, di rimando, le produzioni di pregio locali.
In questo senso risulta peraltro importante attuare anche una campagna di sensibilizzazione sul consumatore per educarlo e stimolarlo a leggere con attenzione le etichette. âIl primo piano deve essere non solo sulla tracciabilità ma sulle valenze peculiari del prodotto italiano rispetto a quelle dei prodotti del resto del mondo. à questa la nostra sfida.
Certo, se il prossimo Commissario europeo verrà dallâEuropa meridionale saremo più agevolati perché in sede comunitaria lo scontro si svolge tra Paesi che hanno una vocazione agricola, e puntano quindi sullâidentità del prodotto e sulla sua valorizzazione, e tra Paesi senza agricoltura, sensibili prevalentemente a tematiche ambientaliâ.
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