Economia

L’Asia sarà invasa dall’olio spagnolo?

Pur attraversando una crisi profonda il leader mondiale della produzione non si ferma e punta al consolidamento internazionale, guardando a Est, dove vi sono nuovi paesi e molti potenziali consumatori

10 ottobre 2009 | Duccio Morozzo della Rocca

La Spagna ha capito da tempo che per esistere dal punto di vista olivicolo-oleario c’era bisogno di vendere. Un assunto basilare, tutto sommato. Ma non si tratta di vendere ai propri produttori le speranze e le promesse che ben conosciamo bensì di promuovere gli oli di tutti i settori e di tutte le categorie della filiera: produttori di eccellenze, intermediari, industria.

Meno chiacchiere più fatti

E per soddisfare tutte queste esigenze e svuotare i magazzini è stata da subito consapevole che il mercato interno non bastava: la vera grande scommessa economica era, ed è oggi più che mai, l’export. Da qui, dunque, le scelte strategiche -tra cui l’acquisto dei marchi italiani- che già conosciamo.

Pur attraversando di continuo crisi profonde e grandi successi, la Spagna dell’olio non si è mai fermata a guardare, continuando a crederci ed investendo massicciamente nella penetrazione commerciale estera mentre l’Italia si è invece distinta -a parte i successi individuali- per la sua guerra logorante di trincea, impostata sulla difesa e non sull’attacco ai mercati, che ha visto e continua a vedere le denominazioni, le etichette, la presunta qualità superiore al primo posto come rimedio assoluto alla pesante situazione economia del comparto.

Ma cos’è la qualità senza un’adeguata strategia? E soprattutto: cosa è il Made in Italy senza la giusta comunicazione?
Su questa linea si sono mossi gli spagnoli che hanno da poco lanciato un’ennesima sfida ai mercati con l’ICEX (Istituto per il Commercio Estero Spagnolo), la Junta de Andalucía, la Organización Interprofesional del Aceite de Oliva Español, Extenda y ASOLIVA, cofinanziando in parti uguali 1,6 milioni di euro per lo sviluppo della campagna promozionale estera 2009 dell’olio di oliva spagnolo.
Uno sguardo sull’Asia
Perché l’oriente? È molto semplice: il mercato internazionale si sposta ad est, i costumi occidentali si affermano velocemente, le economie asiatiche decollano e aprono le porte a tutti quei prodotti “esotici” ed “etnici” come l’olio di oliva, in particolare a quelli con aspetti salutistici interessanti.
E grazie al boom economico il bacino dei potenziali consumatori è davvero immenso.

L’ICEX ha dedicato dunque una interessante panoramica ai paesi più promettenti in quanto a prossimo sviluppo del consumo.

Hong Kong. Nonostante sia un mercato relativamente piccolo è il più sviluppato dell’Asia essendo il punto strategico principale da dove gli esportatori possono cominciare la propria avventura imprenditoriale: in particolare verso il Giappone, Singapore, le Filippine, la Corea del Sud, la Cina, la Malesia e Taiwan.

Cina. La Spagna è il leader di mercato in questo paese, nonostante gli alti costi dell’olio che sfiorano i 9 € per litro. Le vendite hanno superato l’anno passato i 16 milioni di euro e più del 50% del fatturato ha riguardato gli oli vergini di oliva.

Corea del Sud. Anche qui la Spagna è il principale fornitore. Il mercato è fervido e molto interessante, trovandosi nel vivo dello sviluppo del consumo di questo prodotto. Tanto che l’ICEX osserva come in un supermercato coreano si possano addirittura trovare più marche di quante non si trovino in quelli della stessa Spagna.

Taiwan. È un mercato ancora molto piccolo ed è conteso tra Spagna, Italia e Grecia. Anche se il principale prodotto importato è olio raffinato, negli ultimi anni è molto cresciuto l’interesse anche per i vergini. La Spagna qui è cresciuta in maniera piuttosto significativa a partire da gennaio 2008.

Giappone. Qui il prodotto spagnolo è stato quasi sconosciuto fino agli inizi del 2000 essendo stata l’Italia da sempre leader indiscusso. Da otto anni a questa parte la Spagna ha eroso però quote di mercato fino ad arrivare oggi a coprire circa il 40% del mercato giapponese.

Bahrein. Questo regno sta offrendo opportunità molto interessanti alle imprese olearie. Il prodotto spagnolo gode di buona popolarità e di una immagine migliore rispetto ad altri paesi coprendo il 60% del mercato. Il prezzo al dettaglio nei supermercati oscilla tra i 4,5 € e i 22,5 € lt. ma può arrivare, per le produzioni di extra vergine di alta qualità, a toccare i 40 € per litro.

E in Italia?
In Italia si procede a singhiozzi, con piccole delegazioni improvvisate, gocce nell’oceano, che partono con le migliori speranze verso incontri commerciali con importatori esteri senza una strategia globale degli organizzatori e con scarsi successi.

È paradossale, ma stiamo arrivando ad un bizzarro scambio di ruoli: consegnata la leadership dell’olio di oliva alla Spagna stiamo facendo di tutto per incarnare sempre di più il ruolo di un moderno Don Quijote, con tanto di Sancho Panza vari, somarelli e battaglie contro i mulini a vento.

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