Economia

Export di vino negli Usa. I festeggiamenti sono durati molto poco

Qualche mese fa celebrammo il primato, oggi sono gli australiani a poter gioire con un balzo nelle vendite del 58%. Un vero e proprio salto da canguro

04 luglio 2009 | Graziano Alderighi

I vini australiani, con un balzo del 58,6% in quantità, hanno superato i nostri nettari di Bacco nelle vendite negli States, soffiandoci il primo posto tra i Paesi esportatori.

I dati dell'Italian Wine&Food Istitute parlano chiaro.
Nei primi quattro mesi del 2009, sullo stesso periodo del 2008, il calo del nostro vino destinato al mercato statunitense è stato del 10,8% in quantità e addirittura del 21,1% in valore.

I numeri raccontano non tanto di un calo del consumo, quanto di un cambiamento nelle scelte degli americani: nonostante il grande aumento in quantità, l'Australia ha perso infatti il 3,2% in valore, a testimonianza del crescente orientamento di consumatori verso vini di prezzo più basso che in passato.

A confermare questa tendenza che vede trionfare il low cost, i dati dell'Italian Wine&Food Istitute raccontano addirittura di un aumento del consumo complessivo di vino (+19,3%) a fronte di una diminuzione in valore (-14,4%).

Una scelta che penalizza i nostri vini e quelli europei in genere, che vantano antiche tradizioni e attenzione nelle tecniche viticole ed enologiche.
Se aggiungiamo che il cambio euro-dollaro è particolarmente sbilanciato, ne emerge un quadro dove la vitiviticoltura europea è competitivamente svantaggiata a vantaggio delle etichette di Cile, Argentina, Nuova Zelanda e Australia. grandi produttori di vini di qualità standardizzata, gusto internazionale e prezzo medio-basso, che hanno registrato notevoli aumenti in quantità esportate in America.

L’Italia non sorride ma per altri Paesi del vecchio continente la situazione è addirittura drammatica. La Francia vede un calo delle esportazioni del 39,1%, seguita dalla Spagna (-28,8%) e dalla Germania (-21,2%).

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