Economia
Il consumatore premia i vini d’alta fascia ma mette al bando ogni ritualità
Il calo delle vendite è più marcato nei vini da tavola piuttosto che nelle bottiglie a denominazione d’origine. Diminuisce l’affezione per l’oggettistica legata al nettare di Bacco
21 marzo 2009 | Graziano Alderighi
Nonostante le vendite di vino confezionato nel canale della Grande Distribuzione risentano della crisi economica, aumentano sensibilmente gli acquisti di vini a denominazione dâorigine dai 5 euro in su.
Dalla ricerca Iri Infoscan, si può notare che il calo, in volume, è più marcato nei vini âda tavolaâ (dal brik ai bottiglioni) piuttosto che nelle bottiglie a denominazione dâorigine, in crescita zero dopo anni di trend positivi. Sorprendentemente cresce il consumo di fascia medio/alta, a conferma di una tendenza generale dei consumatori che non rinunciano al piacere di una bottiglia di buon vino, tanto più in tempi non facili.
Il 2008 del mercato del vino nella Grande Distribuzione è stato caratterizzato da una seconda parte dell'anno resa difficoltosa dallo scenario macroeconomico. In tale contesto, il vino confezionato nel suo complesso mostra un dato in calo che è possibile suddividere tra la sostanziale stabilità nei volumi dei vini in bottiglia da 0,75 (crescita 0) ed il calo sostenuto di tutto l'altro vino, dal brick ai grandi formati (-3,6%). All'interno dei vini in bottiglia da 0,75 si segnala, tuttavia la crescita di quelli con prezzo maggiore o uguale ai 5 euro (una fascia che rappresenta il 19% del fatturato dei vini in bottiglia da 0,75), i quali fanno segnare un +19,2% a volume ed un +16,4% a valore, a conferma della tendenza dei consumatori a prediligere un consumo sempre più attento alla qualità .
La classifica top ten dei vini più venduti è la seguente, nellâordine: Chianti (Toscana), Lambrusco (Emilia Romagna), Barbera (Piemonte e Lombardia), Nero dâAvola (Sicilia), Vermentino (Sardegna), Montepulciano dâAbruzzo (Abruzzo), Bonarda (Lombardia), Chardonnay (Triveneto), Muller Thurgau (Triveneto), Prosecco (Veneto).
Chianti e Lambrusco confermano il tradizionale consenso popolare, anche se registrano cali rilevanti nelle vendite in volume, ed il Prosecco entra per la prima volta nella top ten.
Ancor più indicativa di come cambiano i gusti e le abitudini dei consumatori è la classifica dei vini che registrano un maggior tasso di crescita, vini che coniugano una gran qualità ad un buon prezzo: Negroamaro (Puglia), Aglianico (Campania), Traminer (Trentino), Syrah (Sicilia), Rosso Toscana (Toscana), Falanghina (Campania), Vermentino (Sardegna), Pignoletto (Emilia Romagna), Primitivo (Puglia), Fiano di Avellino (Campania).
Il vino di qualità piace ma il consumatore conferma che câè troppa ritualità intorno al vino: la pensa cosi' un numero sempre maggiore di appassionati, che negli ultimi anni hanno visto crescere a dismisura il mondo di gesti, oggetti, luoghi e comportamenti legati all'atto del degustare.
Oggi i momenti rituali legati al vino vedono nel momento dell'apertura della bottiglia e del suo servizio la massima espressione: l'eno-appassionato si è visto nascere intorno una vera e propria jungla di oggettistica, dove si incontrano dalla più semplice candela per controllare il vino che dalla bottiglia lentamente si avvia nel decanter, naturalmente proposto nella più svariate forme per garantire una ideale areazione al prezioso nettare, ai cavatappi progettati con un sistemi degni dell'ingegneristica spaziale, ai bicchieri dal formato più vario adatti ai vini.
Dall'oggettistica al luogo: sempre più spesso l'eno-appassionato è costretto a fare i conti con il proprio salotto, o meglio con la luce che entra nel proprio salotto, perchè secondo gli esperti la stanza in cui si compie il rito della degustazione deve possedere precisi requisiti di luminosità , una temperatura costante e, evidentemente, una assoluta asetticità dell'ambiente.
Infine, i comportamenti. Qui e' inevitabile ripensare alla celeberrima e trascinante parodia del sommelier del comico Antonio Albanese, che rischia di perdere il suo contenuto satirico per assumerne uno drammaticamente reale, svelando per intero i tic e gli atteggiamenti dei "sacerdoti" del rituale del vino. Oggi capita spesso che si esibiscano in degustazioni-spettacolo trasformandosi in veri e propri istrioni che, invece, di semplificare e rendere più attraente il rito, lo colloca in una dimensione inutilmente iniziatica, a partire dall'uso di un linguaggio pesantemente tecnico e per lo più incomprensibile. Una ulteriore consuetudine destinata ad allontanare molti potenziali appassionati dal mondo del vino.
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