Economia

Speciale export Brasile/1. Mercato del vino giovane, confuso ma dinamico

Nell’ultimo anno le importazioni di vino hanno segnato un +55% rispetto all’anno precedente. Trend in crescita trainato dai vini di alta qualità, scelti dall’elite brasiliana con elevata capacità di spesa

06 dicembre 2008 | Duccio Morozzo della Rocca

Il mercato del vino in Brasile appare ancora confuso e molto giovane ma il forte incremento della domanda non deve certo passare inosservato: nell’ultimo anno le importazioni di vino e di spumante hanno segnato un +55% rispetto all’anno precedente con una tendenza in continuo aumento.

D’altra parte, il mix di politiche monetarie restrittive e di politiche fiscali adottate del governo e volte all’inclusione sociale delle classi più povere, stanno promuovendo una forte crescita del gigante brasiliano che è oggi arrivato ad occupare il posto della decima maggior economia del mondo.

In commercio si possono trovare circa 10.000 tipi di vini provenienti da ogni parte del globo: tra questi ben mille sono prodotti in Brasile e 30 sono quelli considerati, nel paese, di altissima qualità tanto da essere paragonati ai migliori vini prodotti nel mondo.

Facciamo il punto della situazione con il dott. Gianni Loreti, vice direttore dell’Ice di San Paolo.

- Qual’è la situazione attuale del mercato in Brasile?
Il Brasile presenta una forte segmentazione del mercato per quanto riguarda la capacità d’acquisto: accanto ad una minoranza con elevato reddito, vi è una parte molto grande della popolazione con limitate disponibilità economiche. Per questi ultimi, le scelte di acquisto sono effettuate sulla base di una valutazione attenta del rapporto costo/beneficio, indipendentemente da considerazioni sull’origine del prodotto. Ne consegue che le strategie commerciali per i prodotti esteri vanno, in linea di massima, impostate per la fascia alta di consumatori, e quindi caratterizzando i prodotti in modo da valorizzare gli aspetti qualitativi, e in alcuni casi il ruolo di status symbol. D’altronde, per il Made in Italy vi sono scarse possibilità di competere in termini di prezzo con la produzione locale, o con quella degli altri Paesi Mercosur. È anche da segnalare che in Brasile l’azione di lobbying delle associazioni di operatori economici è tradizionalmente molto forte, ed è bene tenerne conto.

- Qual’è l’attuale rapporto dei consumatori con il vino?
Il consumo di vino in Brasile è ancora piuttosto basso. Tuttavia, grazie al recente interesse dei brasiliani per questo prodotto, ci troviamo di fronte ad un momento di rapida espansione.
Il consumo pro-capite è di circa due litri annui ed è ancora frenato dal costo, piuttosto che dal clima: il consumo di cachaça (bevanda tipica brasiliana con un prezzo abbordabile e con gradazione alcolica compresa tra i 35 e i 50 gradi) si aggira intorno ai 15 litri pro-capite.

- Quali sono, secondo Lei, le possibilità per i produttori italiani?
Attualmente la richiesta di vino italiano risulta in crescita (+29%) e le tendenze di mercato segnano una marcata potenzialità d’espansione nei prossimi anni: l’Italia risulta ad oggi infatti il terzo paese fornitore del Brasile in termini di quantità dopo Cile ed Argentina, con una quota di mercato del 15,9%. In valore, invece, l’Italia è il quarto fornitore del Brasile, superata anche dal Portogallo, ma con una tendenza in crescita (+29,4%).

- Quali sono gli attuali progetti dell’ICE in Brasile?
Poiché in Brasile il settore relativo al vino è ancora giovane rispetto all’Europa, sono ancora piuttosto limitate le attività di formazione e di informazione sul vino in generale, su quello italiano in particolare. Da qui l’opportunità della realizzazione di un evento di elevata qualità, specifico sul vino e proprio per questo collegato al mondialmente noto brand “Vinitaly” (in ambito Vinitaly World Tour). L’evento sarà orientato non solo all’aspetto commerciale ma risulterà ricco di iniziative collaterali finalizzate alla formazione a allo stimolo sui vini italiani del consumatore brasiliano, il quale si mostra in rapida evoluzione ed interessato a nuovi prodotti, specie se appartenenti al “Made in Italy”.

- Quali sono gli sbagli più comuni in cui possono cadere i produttori che vogliono esportare in Brasile?
Il principale errore in cui cade la maggior parte di coloro che non conoscono il Brasile è quello di considerare l’importatore ed il consumatore finale come non adeguatamente preparati per distinguere il prodotto di qualità da quello di qualità mediocre o scadente. È vero, infatti, che in Brasile la conoscenza del settore è ancora scarsa per il grande pubblico, ma la minoranza di appassionati è altamente specializzata.

- Esistono fiere o eventi interessanti a cui vale la pena partecipare?
In Brasile non vi è una tradizione specifica riguardo alle manifestazioni fieristiche di questo settore. Comunque, citiamo la fiera Expovinis che si svolge annualmente a San Paolo. Quest’ultima, giunta solo alla dodicesima edizione, testimonia la giovane età del settore. Inoltre, sottolineiamo che è organizzata da una società portoghese e patrocinata da un ente ufficiale del governo portoghese (ICEP). Pertanto, dovrà essere il singolo produttore italiano a valutare l’opportunità o meno di partecipare a questo tipo di evento.

- Ad un produttore di vino che volesse entrare in questo mercato cosa consiglierebbe?
Ai produttori di vino ci sentiamo di consigliare una sola cosa: puntare su prodotti di alta qualità, diretti ad un pubblico di consumatori della classe alta, dove il prodotto italiano incontra sicuramente una minore concorrenza.

UN REPORTAGE A PUNTATE
A cura di Duccio Morozzo della Rocca

0. Appunti di viaggio. Dove vendere, come vendere: link esterno

1. Speciale export Corea / 1. Quali sono i margini per l’olio di oliva made in Italy?:
link esterno

2. Speciale export Corea / 2. L’exploit del vino, un tuffo nell'ottimismo:
link esterno

3. Speciale export Germania / 1. Il vino italiano? E' il più venduto tra quelli d'importazione:
link esterno

4. Speciale export Germania / 2. L’olio d’oliva italiano perde quota, occorre aggredire il mercato
link esterno

Potrebbero interessarti

Economia

Prezzi dei cavoli, ma anche di arance e clementine, in deciso calo

Le temperature più calde della media stagionale, hanno favorito la crescita delle colture autunnali, rendendo abbondante l’offerta di ortaggi e determinando un generale calo dei prezzi

22 novembre 2025 | 12:00

Economia

Il prezzo dell’olio di oliva al 21 novembre: ribassi in Puglia sotto i 7 euro/kg e stabile l’extravergine in Sicilia sopra i 9 euro/kg

Mentre la Spagna continua con l’altalena e scambi ai minimi da settimane, in Italia sembra esistere un mercato in Puglia e Calabria e un altro nel resto d’Italia. Scambi fino a 6,8 euro/kg per l’extravergine a Bari mentre in Sicilia resta a 9,65 euro/kg. In Spagna quotazioni a 4,8 euro/kg ma bassi scambi

21 novembre 2025 | 12:00

Economia

Promozioni pazze sull’olio extravergine di oliva a scaffale: l’olio spagnolo costa più dell’italiano

Perché la GDO odia così tanto l’olio extravergine di oliva 100% italiano? Difficile capire la logica dietro alcune promozioni sull’olio della Grande Distribuzione, a meno di non pensar male. Si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ecco come Coop e Conad sono scivolate sull’olio, comunitario e italiano

20 novembre 2025 | 12:00 | Alberto Grimelli

Economia

L’Italia dell’olio di oliva tiene il mercato dell’Unione europea: export a 103 mila tonnellate

In crescita del 15% il mercato italiano dell’olio di oliva entro i confini dell’Unione europea ma soffre la concorrenza spagnola che torna sulle sue quote di vendita usuali. I mercati di riferimento per l’olio dall’Italia sono Germania, Francia e Spagna

19 novembre 2025 | 15:00

Economia

Conquistare i consumatori con i profumi: gli odori più stimolanti dal punto di vista commerciale

Le vendite aumentano quando nell'aria c'è una fragranza semplice. Un profumo piacevole non è necessariamente un profumo efficace dal punto di vista commerciale

18 novembre 2025 | 14:00

Economia

Il prezzo dell’olio extravergine di oliva italiano scende sotto i 7 euro/kg: chi fermerà la speculazione?

Quanto olio di oliva tunisino vogliamo nazionalizzare prima di fermare la speculazione sull’extravergine 100% italiano? Gli allarmi non sono serviti: i controlli li fanno nelle OP e nelle cooperative, i delinquenti hanno campo libero. La quotazione a 6,3 euro/kg di Ismea Mercati è uno schiaffo all’olivicoltura italiana

18 novembre 2025 | 12:55