Economia

Speciale export Corea / 1. Quali sono i margini per l’olio di oliva made in Italy?

Nela quarta economia asiatica le nostre esportazioni agroalimentari segnano un +43,1% per una quota di mercato dell'8,1%. Vanno bene le forniture olearie. Ecco cosa richiede il mercato coreano (1. continua)

08 novembre 2008 | Duccio Morozzo della Rocca

Con quasi 50 milioni di abitanti e un reddito pro capite di 20.045 $ USA, la Corea è oggi la quarta economia asiatica dopo Giappone, Cina e India, rivelandosi una delle realtà più solide e promettenti della scena economica degli anni a venire.

Nei primi sei mesi del 2008 le esportazioni italiane in Corea dei principali prodotti agroalimentari (vino, olio d’oliva, pomodori, caffè, pasta, formaggi e cioccolato) hanno totalizzato un valore di 41,6 milioni $USA con una quota di mercato dell’8,1% e un incremento del 43,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, incremento ben superiore a quello dell’aumento delle importazioni coreane dal mondo che si attesta al +28,3%.

L'iniziativa "Italia in Corea"
Merito anche dell’iniziativa l’Italia in Corea promossa durante il 2008 dall’Ice di Seul e dell’Ambasciata italiana: una serie di attività di carattere promozionale, scientifico e culturale che ha coinvolto diverse realtà italiane imprenditoriali, istituzionali, universitarie, associative, pubbliche e private.
Grazie alla sua favorevole situazione economica, con un tasso di crescita del PIL nel primo semestre del 2008 del 4,8% su base annua e la crescita dei consumi costante al + 5,2%, la Corea ha ben recepito gli eventi e le iniziative promozionali dimostrando un crescente interesse per il nostro paese confermato dal forte aumento degli acquisti dei prodotti alimentari italiani.
La Corea è dunque una nazione dalle grandi potenzialità e si posiziona come secondo mercato in Asia dopo il Giappone per volumi importati e per percentuale d’incremento: con ulteriori ampi margini di crescita.

OLIO DI OLIVA
Dopo cinque anni consecutivi di forte crescita grazie ad una mirata campagna pubblicitaria sugli effetti salutari dell’olio d’oliva, si è assistito dal 2006 a un calo delle importazioni a causa dall’errata convinzione che tali effetti benefici possano essere attribuiti anche agli oli di semi, specialmente a quelli di uva e di girasole, il cui prezzo è fortemente conveniente per il consumatore.
La ripresa è finalmente cominciata nel febbraio del 2008, anche grazie alle diverse attività promosse all’interno dell’iniziativa l’Italia in Corea presso la distribuzione e la ristorazione.

Un dato positivo e in controtendenza rispetto ad altri Paesi fornitori
Le esportazioni italiane di olio d’oliva hanno infatti registrato nei primi 6 mesi dell’anno un incremento del 15,09% rispetto allo stesso periodo dell 2007 portando la quota italiana dal 13,72% al 17,28%. Un dato più che positivo e piacevolmente in contro tendenza rispetto a tutti gli altri paesi fornitori che hanno visto diminuire, anche pesantemente, le loro esportazioni: la Spagna –11,74% con una quota di mercato passata dal 81,21% del 2006 al 76,41% del 2008, la Turchia –33,56% con una quota di mercato passata dal 6,49% al 2,73% e gli Stati Uniti –12,61%.

I coreani però, ci dicono dall’ufficio Ice di Seul, non sono ancora abituati a cucinare da soli la pasta o altri piatti occidentali che preferiscono invece gustare fuori nei ristoranti.

Il problema della diffusione dell’olio di oliva sta infatti nella radicata convinzione che questo condimento faccia parte esclusivamente della cucina occidentale, mentre al contrario potrebbe facilmente sostituire quello di mais o di semi per fritture e piatti saltati, facendo leva sulle sue maggiori proprietà salutari. Infine, bisogna fare i conti con il prezzo, un ostacolo che ne limita fortemente l’utilizzo nelle case delle famiglie.

Investire in comunicazione
È dunque prioritario continuare ad investire in comunicazione sul prodotto olio di oliva. Se a Seul la moda del Made in Italy tiene vivo l’interesse di una certa classe di consumatori amanti dei prodotti italiani in genere, nel resto del paese siamo ancora in uno stato a dir tanto embrionale.

Non bisogna farsi scoraggiare dal fatto che in una nazione così abituata all’olio di semi l’affermazione di quello di oliva sembri molto lontana. Perché a differenza del Giappone, dove si cerca l’integrità originale dell’alimento, la cucina coreana è molto saporita e molto condita: perfetta per andare d’accordo con un olio dal gusto deciso. Spiegare come abbinare l’olio di oliva con i piatti tipici della tradizione coreana può dunque conferire al prodotto quel valore aggiunto di gusto e salute utile al superamento delle resistenze dovute alla differenza di prezzo con l’olio di semi.

La giusta misura e il look
Le bottiglie di piccolo formato, neanche a dirlo, sono sicuramente la giusta misura con cui avventurarsi in questo nuovo mercato dalle più che interessanti prospettive. Il consumatore, infine, si aspetta inoltre un look molto italiano del packaging che lo accompagni emozionalmente nell’acquisto.

L’occasione giusta per coloro che vogliono affacciarsi sul mercato coreano, suggeriscono dall’Ice, è senza dubbio la fiera annuale Seul Food & Hotels.

È infine consigliabile per le aziende italiane interessate ad esportare in Corea l’individuazione di un importatore locale di fiducia che lo aiuti a superare alcuni problemi dovuti alla lingua e alle normative e lo introduca direttamente nei canali giusti.
Per trovare dei contatti è possibile visitare il sito della Korean Importers Association link esterno che è la principale associazione del settore raggruppando circa il 90% degli importatori coreani.


(1. continua)

UN REPORTAGE A PUNTATE
A cura di Duccio Morozzo della Rocca

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