Economia

Appunti di viaggio. Dove vendere, come vendere

Conoscere cultura e tradizioni enogastronomiche locali ma anche vincoli e dazi. Inizia così un lungo reportage alla scoperta dei più promettenti mercati esteri

01 novembre 2008 | Duccio Morozzo della Rocca

Il mercato mondiale si muove veloce e non si ferma ad aspettare nessuno: conoscerlo e scegliere i giusti tempi per l’inserimento di un prodotto in un nuovo paese è forse la fase più delicata dell’espansione commerciale di una azienda.

Teatro Naturale partirà dalla prossima settimana con una serie di speciali sull’agroalimentare estero per aprire delle finestre su alcuni dei mercati attuali più interessanti per i produttori italiani di vino e di olio, con l’obiettivo di cominciare a capire come sono, cosa è stato fatto fino ad ora e quali possono essere le prospettive future per nuovi importanti sbocchi commerciali.

La possibilità di esportare un prodotto in determinati paesi non è infatti più solamente legata al fenomeno dei nuovi ricchi del pianeta: stiamo assistendo in questi ultimi anni alla formazione di una nuova classe media che in molti Paesi muove ancora i primi passi ma in altri è già nel pieno della propria maturità sia intellettuale che economica.

Moltissimi nuovi consumatori possono accedere dunque ad una serie di prodotti considerati fino a poco fa un lusso, in parte grazie allo stato di salute del propria economia, spesso in pieno boom economico, e in parte mossi da un sentimento di autoaffermazione sociale in pieno stile capitalista.

Diverse invece sono le considerazioni che verranno fuori nelle prossime settimane sui consumi e sulle possibilità di mercati storicamente solidi come gli USA e la Germania dove stiamo assistendo a continue flessioni di mercato, nuove tendenze e nuove concorrenze commerciali.

Vedremo come le possibilità di conquista italiana di fette più ampie di mercato globale sono dunque fortemente condizionate da numerosi e mutevoli fattori e come siano notevoli le prospettive per chi saprà leggere il presente e riuscirà ad arrivare per primo affermando il proprio nome, il proprio comparto e il proprio paese.

Ai nostri vini e ai nostri oli di oliva, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non mancano certo le carte giuste per primeggiare sui mercati internazionali ma si potranno raggiungere i risultati sperati esclusivamente attraverso la creazione di networks tra gli operatori dei vari settori con obiettivi e strategie chiare e condivise.

Non bisogna dimenticare che il desiderio del consumatore di acquistare un olio o un vino italiano piuttosto che australiano o spagnolo è sì anche una questione di prezzo ma è principalmente il desiderio di possedere il mito che quel prodotto rappresenta. E per sostenere e far crescere un mito grande come quello italiano sono necessarie molte forze che remano nella stessa direzione.

Infine appare chiaro che, se un tempo si diceva che per avere successo bisognava “conoscere il proprio nemico”, oggi sembra decisamente più appropriato conoscere quelli che saranno i nostri nuovi amici. In un mercato mondiale così poliedrico e così ricco di differenze culturali l’amicizia e la fiducia diventano le componenti essenziali, insieme alla qualità e alla serietà, del nuovo business: insomma, come recita il buon vecchio proverbio, “patti chiari amicizia lunga”.

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