Economia

Ecco la Pac con sorpresa. Niente più fitofarmaci tossici e molto tossici?

La Commissione europea ha presentato le proprie proposte di riforma sulla base delle risultanze dell’Health Check, nel segno della semplificazione burocratica e dell’inasprimento della condizionalità

24 maggio 2008 | Ernesto Vania

La Commissione europea ha proposto le nuove linee guida della futura riforma della Pac.
Si tratta di considerazioni maturate dopo l’Health Check che ha fatto maturare la decisione di spezzare ancor più il legame tra pagamenti diretti e produzione, consentendo agli agricoltori di rispondere ai segnali del mercato con la massima libertà.
Le proposte prevedono, tra tutta una serie di misure, l'abolizione della messa a riposo dei seminativi, il graduale aumento delle quote latte fino alla loro scomparsa nel 2015 e un'attenuazione dell'intervento sui mercati.

La Commissione ha anche proposto di aumentare la modulazione, ossia il meccanismo per il quale vengono decurtati i pagamenti diretti agli agricoltori e il denaro così risparmiato è versato al Fondo per lo sviluppo rurale. Questo trasferimento di fondi consentirà di affrontare meglio le nuove sfide e opportunità con cui deve fare i conti l'agricoltura europea, dai cambiamenti climatici a una migliore gestione delle risorse idriche e alla protezione della biodiversità.

Nel dettaglio le proposte della Commissione
Abolizione della messa a riposo: la Commissione propone di abolire l'obbligo per gli agricoltori di lasciare incolto il 10% dei seminativi. In questo modo essi potranno massimizzare il loro potenziale di produzione.

Estinzione graduale delle quote latte: le quote latte sono destinate ad estinguersi nel 2015. Per favorire una "uscita morbida", la Commissione propone cinque maggiorazioni annuali delle quote nella misura dell'1% tra il 2009/10 e il 2013/14.

Disaccoppiamento degli aiuti: la Commissione propone di abolire i rimanenti aiuti accoppiati e di integrarli nel regime di pagamento unico (RPU), ad eccezione dei premi per le vacche nutrici, le pecore e le capre

Condizionalità: l'erogazione di aiuti agli agricoltori è condizionata al rispetto di determinati vincoli ambientali, di benessere animale e di qualità alimentare. Gli agricoltori che non rispettano tali norme si vedono tagliare gli aiuti. Questo sistema, noto come "condizionalità", sarà semplificato, ritirandone gli obblighi che non sono pertinenti o che ricadono sotto la normale responsabilità dell'agricoltore. Saranno aggiunti nuovi requisiti per salvaguardare i benefici ambientali del regime della messa a riposo e per migliorare la gestione idrica.

Sostegno ai settori con problemi specifici: attualmente gli Stati membri possono trattenere, per settore, il 10% dei massimali di bilancio nazionali applicabili ai pagamenti diretti, da destinare a misure ambientali o al miglioramento della qualità e della commercializzazione dei prodotti del settore in questione. La Commissione intende rendere questo strumento più flessibile: il denaro non dovrà più essere speso necessariamente nello stesso settore, ma potrà servire ad aiutare i produttori di latte, carni bovine o carni ovine e caprine in regioni svantaggiate, oppure a sovvenzionare misure di gestione dei rischi quali polizze di assicurazione contro le calamità naturali e fondi comuni di investimento per le epizoozie

Storno di fondi dagli aiuti diretti allo sviluppo rurale: attualmente, tutti gli agricoltori che ricevono più di 5 000 euro l'anno di aiuti diretti si vedono detrarre il 5%, quota che viene devoluta al bilancio dello sviluppo rurale. La Commissione propone di aumentare questa percentuale al 13% entro il 2012. Le grandi aziende agricole subirebbero ulteriori tagli (un 3% in più per i beneficiari di aiuti eccedenti un totale annuo di 100 000 euro, 6% per oltre 200 000 euro e 9% per oltre 300 000 euro). I fondi così ottenuti potranno essere utilizzati dagli Stati membri a sostegno di programmi in materia di cambiamenti climatici, energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e biodiversità.

Limiti ai pagamenti: gli Stati membri dovrebbero applicare una soglia minima di pagamento di 250 euro per azienda o una superficie minima di 1 ettaro, o entrambe.

Altre misure: una serie di regimi di sostegno minori saranno disaccoppiati per canapa, foraggi essiccati, colture proteiche e frutta a guscio, e al termine di un periodo transitorio per riso, patate da fecola e fibre lunghe di lino. La Commissione propone altresì l'abolizione del premio alle colture energetiche.

La misura a sorpresa: esclusione dalla vendita e distribuzione dei fitofarmaci per uso agricolo ritenuti dannosi per la salute umana
Il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura della Ue ha deciso di escludere dalla vendita e distribuzione i fitofarmaci per uso agricolo ritenuti dannosi per la salute umana.
Lo ha reso noto il sottosegretario al Welfare Francesca Martini, che insieme al Ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, ha partecipato al vertice di Bruxelles.
Il documento sui fitofarmaci approvato dal Consiglio tiene conto “delle necessità dell'agricoltura italiana, prevedendo la possibilità di disporre e commercializzare una quantità soddisfacente di sostanze per combattere e prevenire le malattie che colpiscono le nostre produzioni agricole e, nel contempo, di garantire il loro impatto sulla salute delle persone, degli animali, delle piante e dell'ambiente circostante”. Il nuovo regolamento europeo stabilisce “l'esclusione a priori dall'autorizzazione al commercio di quelle sostanze attive che esibiscono una potenziale tossicità per la salute umana”.

Il documento, ancorché abbozzato, rappresenta la classica decisione demagogica che non avrà nessun reale impatto sull’ambiente e sulla salute umana e avrà, come unico effetto, quello di aumentare i costi di produzione per gli agricoltori.
Un’affermazione grave, lo sappiamo, che vogliamo accuratamente motivare.
La tossicità degli agrofarmaci in base all’attuale legislazione, si fonda sostanzialmente sulla concentrazione del principio attivo nel prodotto commerciale. Vi può essere insomma un fitofarmaco liberamente vendibile, perché classificato come irritante, e uno invece vendibile solo a chi ha l’apposita autorizzazione (patentino), perché classificato come tossico o molto tossico, contenenti lo stesso principio attivo ma a concentrazioni diverse.
Per ottenere gli stessi risultati ottenibili con agrofarmaci più “potenti” gli agricoltori non in possesso di patentino tendono a raddoppiare o più le dosi di prodotto utilizzato per il trattamento (così raddoppiando la concentrazione di principio attivo per unità di superficie), correndo maggiori rischi per la salute, perché generalmente non vengono utilizzati i dispositivi di protezione, e per l’ambiente. Vero è che i fitofarmaci indicano le dosi d’impiego ma queste non vengono rispettate e nessun controllo, se non capillare e assai assiduo può contrastare tale abitudine. Tra l’altro, con prodotti vendibili con scontrino, come sono oggi i prodotti irritanti, non è neanche un problema eludere le norme sulla condizionalità in quanto dell’uso del prodotto, sui registri e nella documentazione fiscale e contabile dell’impresa agricola, non rimane traccia.
Tutto questo, naturalmente, tralasciando ogni disquisizione sulle motivazioni per cui in ogni settore produttivo, tranne l’agricoltura, sia lecito utilizzare prodotti pericolosi per la salute umana.

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