Economia 07/06/2024

Il lavoro in agricoltura: sfruttamento, dignità, sostenibilità

Il lavoro in agricoltura: sfruttamento, dignità, sostenibilità

Tre utili relazioni, quelle di Giuseppe Pelleggi, Colomba Mongiello e Milko Velticchio per capire il rapporto tra agricoltura, cibo e società. Enpaia sta dando una dimensione culturale al suo ruolo previdenziale


Quando si tratta di lavoro in agricoltura sono tre le parole che vengono in mente: sfruttamento, quello che vediamo nelle cronache delle indagini giudiziarie e che fa indignare; dignità, non solo giusta remunerazione ma anche riconoscimento del lavoro delle braccia, indispensabili per il cibo che consumiamo ogni giorno; sostenibilità, ovvero un rapporto sociale ed economico, un patto che va oltre il lavoratore e il datore di lavoro.

Si tratta di concetti che Enpaia riunisce tutti sotto uno stesso tetto, nel corso di giornate di formazione per i giornalisti in giro per l'Italia, con ospiti e relatori che danno concretezza a tali complessi concetti.

E' avvenuto anche in Puglia, dove, tra gli altri, sono intervenuti Giuseppe Pelleggi, Colomba Mongiello e Milko Velticchio.

“Ci sono voluti più di 100.000 anni per arrivare a 1 miliardo di persone sulla Terra. E invece solo due secoli per passare da 1 a 8 miliardi. Si stima che tra circa 50 anni la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi, livello che dovrebbe rappresentare il punto di sella, ma poi inizierà a diminuire”.

Giuseppe Peleggi, responsabile della direzione dell’Osservatorio, Studi e Ricerche di Fondazione Enpaia analizza dal punto di vista della previdenza “la bolla” demografica sul nostro pianeta e cerca di individuare con giudizio critico le possibili soluzioni per allontanare quello che sta già accadendo oggi, sotto i nostri occhi, e vale a dire: guerre e fame.

“Occorre – afferma Peleggi adottare il prima possibile comportamenti virtuosi per sfamare tutti gli esseri umani perché la sfida del cibo è già un’emergenza”.

Per garantire cibo a tutti, dobbiamo: trovare nuovi modi per aumentare la produzione di cibo, coltivare meglio la terra; sprecare di meno, imparare a proteggere ed utilizzare meglio quello che abbiamo ed infine condividere di più.

“Oggi le risorse alimentari – ha concluso Peleggi - non sono distribuite equamente nel mondo. Dobbiamo trovare il modo per garantire che tutti abbiano accesso a cibo sano e nutriente se non vogliamo che peste, fame e guerra siano il nostro destino. Sta a noi scegliere un futuro migliore e il tutto deve essere accompagnato da un sistema previdenziale che dia sicurezza alle future generazioni”.

Agricoltura significa anche economia, impresa e lo sa bene Colomba Mongiello.

“L'export agroalimentare italiano vola a +5,7% nel 2023, trainato da vino (+14%), cereali (+8%) e ortofrutta (+9%). Mercati di sbocco sono in primis: l’UE, ed al suo interno Germania, Francia, poi ovviamente gli Stati Uniti. L'Italia è leader mondiale per le specialità Dop/Igp (325) e per il valore della Dop Economy (8 miliardi di euro)”. Lo ha dichiarato al corso di formazione ENPAIA per i giornalisti Colomba Mongiello,

Sulla sicurezza alimentare – ha affermato Mongiello- l'UE ha introdotto sistemi per garantire la rintracciabilità dei prodotti e la tutela dei consumatori. L'Italia ha rafforzato i controlli con la Legge salvaolio e il Testo Unico del Vino.

“Ma il nostro Paese produce primati – ha poi ricordato - perché ha un impianto di leggi ed un sistema di controlli che tutelano il lavoro vero e contrastano l’illegalità. Il Lavoro agricolo di qualità: è essenziale per la produzione sostenibile di cibo, nel rispetto dell'ambiente, del benessere degli agricoltori e delle comunità rurali. La Legge sul Caporalato – ha sottolineato la Mongiello - combatte il lavoro nero, lo sfruttamento dei lavoratori, la concorrenza sleale tra le imprese, il falso cibo italiano e tutela le aziende sane di questo Paese”.

I punti di forza del nostro made in Italy sono: un modello alimentare di riferimento per altri paesi e parliamo di dieta mediterranea; di eccellenza dei prodotti, di tradizione, di biodiversità, di convivialità, e sostenibilità, di innovazione e di resilienza al cambiamento climatico.

“Certo ha riferito la Mongiello ci sono sfide da affrontare come l’aumento dei prezzi delle materie prime, la concorrenza sleale ed il cambiamento climatico; ma dobbiamo rafforzare la leadership dell'Italia nel settore agroalimentare, promuovere uno sviluppo economico sostenibile, tutelare i consumatori, valorizzare il lavoro agricolo di qualità”. Bene, dunque, l’impegno di Fondazione Enpaia per la tutela dei diritti del lavoro in agricoltura.  “A volte – concluso Mongiello – diamo tutto per scontato, ma dietro certi primati vi sono realtà come Fondazione ENPAIA che tutelano questi diritti con azioni concrete e comportamenti virtuosi a favore del settore e delle imprese del nostro made in Italy agroalimentare”. 

Ma c'è da fidarsi dell'umanità? Non senza controlli.

“Nel 2023, ha riferito il Ten. Col. Milko Verticchio, comandante del Gruppo Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Napoli che ha competenza sulle regioni Campania, Puglia Calabria, Basilicata e Molise,  ha effettuato, nelle 5 regioni di competenza, 4.971 accessi ispettivi nei confronti di altrettante aziende e per 943 (19 %) sono stati emessi provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro o per “lavoro nero”. Sono stati 15.604 i lavoratori individuati, di cui 5.618 (36 %) sono risultati irregolari e ben 2.334 (15 %), risultati occupati “in nero”. Nei confronti di 2.283 datori di lavoro sono emerse responsabilità relative a violazioni in materia di sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Sono state sviluppate 26 attività di contrasto al caporalato con 14 persone deferite in stato di arresto e 79 in stato di libertà per sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.) e 1.467 lavoratori sfruttati individuati”

“Nella regione Puglia, in particolare, – ha poi aggiunto il Comandante Verticchio - sono stati effettuati 1.336 accessi ispettivi presso aziende e nei confronti di 219 (16%) ditte sono stati emessi provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per gravi violazioni in materia di sicurezza o “lavoro nero”. Nel corso dei controlli sono stati individuati 5.268 lavoratori, di cui 2.330 (44 %) risultati irregolari e ben 668 (12 %) occupati “in nero”. Nei confronti di 672 datori di lavoro sono emerse responsabilità relative a violazioni in materia di sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Nell’attività di contrasto al caporalato sono state sviluppate 12 attività al caporalato con 5 persone deferite in stato di arresto e 71 in stato di libertà per sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.) e 1.397 lavoratori sfruttati individuati”.

di T N