Economia

ESSELUNGA-COOP, E' SCONTRO DURO E SCINTILLANTE. CON LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FALCE E CARRELLO", BERNARDO CAPROTTI SFERRA UNO STORICO ATTACCO

E' un j'accuse contro gli ostacoli posti al suo gruppo nelle regioni rosse. A seguire un esposto in procura per denunciare i molti soprusi subiti. Il fondatore di Esselunga intende fare chiarezza. Intanto il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, si difende puntando a un risarcimento di almeno 300 milioni di euro. Per concorrenza sleale e spionaggio. Chi ha ragione?

29 settembre 2007 | Mena Aloia

Bernardo Caprotti, 82 anni il prossimo 7 ottobre, ha il privilegio di poter dire tutto ciò che pensa in un’Italia così apparentemente stanca della politica e di tutta la sua classe dirigente, ma che è sempre pronta a far entrare la politica ovunque.

Caprotti è stato il primo, nel nostro paese, ad aprire un supermercato nel 1957 a Milano. Nel tempo ha costruito un vero e proprio impero del retail, Esselunga, con 132 punti vendita, 17.000 dipendenti ed un fatturato di quasi 5 miliardi di euro.

È un imprenditore alla vecchia maniera Caprotti, di quelli che amano profondamente le aziende che hanno fatto nascere, di quelli che sono disposti a difenderle da tutti, anche dal proprio figlio se necessario. Non hanno paura di apparire antipatici, burberi, perché non hanno alcuna velleità di apparire, ma se costretti non hanno alcun timore nel farlo.

Romano Prodi questo non deve averlo considerato quando all’inizio del 2006, in una trasmissione di Porta a Porta disse: “Abbiamo le Coop, c’è ancora l’Esselunga”, ed ancora: “il governo le può mettere insieme”.
Deve aver pensato, il nostro Presidente del Consiglio, che ad una certa età, Caprotti si sarebbe rassegnato ad una vita da pensionato ed avrebbe deciso finalmente, dopo tante voci che si rincorrevano insistenti nel mondo della finanza, a vendere.

Ma vendere a chi?
Giammai agli stranieri, in Italia abbiamo le Coop.
Forse, il Professore, abituato a fare politica, ha per un attimo dimenticato che dietro a tante aziende, nel nostro paese, vi sono ancora delle famiglie, delle persone non disposte a scendere a compromessi con nessuno, tanto meno con il nemico storico.

Ed il nemico storico di Bernardo Caprotti è da sempre stato il sistema, tutto italiano, delle cooperative.
Da quelle dichiarazioni, così fuori luogo, è passato un anno e mezzo, Bernardo Caprotti non solo non ha venduto alle Coop, chiarendo tra l’altro che non ha alcuna intenzione di vendere e che ravvede come unica possibile azione finanziaria quella di quotarsi in Borsa, ma firma un libro denuncia dal titolo Falce e carrello.

Il libro, presentato in una conferenza stampa a Milano lo scorso 21 settembre parla di soprusi e scorrettezze delle cooperative rosse in Italia, racconta cinquant’anni di ingiustizie.
Il tutto dettagliatamente documentato.



Ha l’età e la grinta per osare Bernardo Caprotti.

Numeri alla mano, di quelli che non possono essere interpretati a seconda dello schieramento politico di appartenenza, Caprotti sottolinea come le Coop hanno notevoli ed evidenti agevolazioni fiscali a fronte però di alcun beneficio per il consumatore.
I prezzi dei prodotti venduti, infatti, nei supermercati Coop sono generalmente più alti di quelli praticati da Esselunga.
Ad avvalorare ciò sono arrivati anche i risultati di una ricerca condotta da Altrocaonsumo in cui emerge chiaramente che la catena più conveniente alla quale è stato assegnato un punteggio di 100 è proprio l’Esselunga, mentre, in fondo alla classifica, all’ultimo posto si colloca la Coop con un 110. Tali dati, pubblicati, si riferiscono al mese di settembre 2007.

Eppure pagano meno della metà delle tasse ed, addirittura, anche il tanto osannato articolo 18 ad esse non si applica, evidentemente qui i lavoratori non hanno bisogno di essere difesi.

Ma Caprotti non si limita ad accusare le Coop di concorrenza sleale, va ben oltre.
Caprotti parla di soprusi, di scorrettezze e collusioni tra le Coop e i governi rossi, episodi raccontati nel dettaglio con nomi e cognomi, luoghi e date.
Spunta, fra i tanti, anche il nome del Ministro Giovanna Melandri che nel 1999 appose una serie di vincoli all’area dove Esselunga stava edificando un nuovo punto vendita a Bologna.
Preziosi ed intoccabili reperti di età etrusca erano stati trovati.
Dopo mesi di inutili trattative Caprotti rinuncia all’area, ma ecco che a distanza di soli due mesi la stessa viene rilevata dalla Coop Adriatica che inizia i lavori e senza alcun intoppo apre il suo supermercato.

E i reperti etruschi?
Probabilmente sono ancora buttati sotto un telo di plastica nera vicino al cimitero della Certosa, così come li vide Caprotti quando si mise alla loro ricerca.

“Avremmo potuto tacere? Sopportare ancora?” queste le domande che Bernardo Caprotti ha posto in una lettera pubblicata dal Sole 24 Ore.
La risposta netta e decisa è stata: no.

Intanto il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, si difende puntando a un risarcimento di almeno 300 milioni di euro per concorrenza sleale e spionaggio.
Secondo Tassinari Esselunga e suoi alleati nella centrale acquisti Esd sono venuti in possesso di segreti di carattere industriale di Coop alterando la normale competizione sul mercato.


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