Economia
Cereali da Russia e Ucraina non fondamentali per l'Italia agroalimentare
Nessun problema per la pasta e neanche per pane e biscotti, visto che le nostre importazioni sono soddisfatte da Paesi dell'Unione europea. L'export russo di cereali destinato soprattutto verso Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e alcuni africani
18 marzo 2022 | C. S.
La guerra in corso si è inserita improvvisamente in un contesto di relazioni mondiali estremamente complesso, con possibili impatti diretti e indiretti sia sui prezzi delle materie prime che sui costi di produzione, in uno scenario globale caratterizzato già da tempo da rincari record riconducibili a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa.
Ismea ha voluto presentare un quadro aggiornato degli scambi commerciali italiani di cereali con i due Paesi in conflitto.
Frumento duro
Canada e Italia sono i principali produttori mondiali di frumento duro. Tuttavia, a causa dell’ampio utilizzo interno da parte dell’industria pastaria italiana, solo il Canada esprime un peso consistente sul fronte delle esportazioni, mentre l’Italia è il primo paese importatore. Russia e Ucraina hanno un ruolo del tutto marginale, sia dal lato dell’offerta – del tutto residuale – sia riguardo alle esportazioni, dato che congiuntamente rappresentano poco più del 2% dell’export globale. È quindi chiaro che sul fronte del frumento duro, solo fattori antecedenti al conflitto e riguardanti la scarsa produzione possono avere impattato sulle dinamiche di mercato attuali.
L’Italia figura sempre tra i paesi di destinazione del frumento duro in uscita dai principali paesi esportatori, con volumi limitati anche nel caso della Russia, mentre è assente tra i destinatari del frumento duro ucraino.
Infatti, la domanda nazionale di prodotto estero – che soddisfa mediamente il 30-35% del fabbisogno interno – è rivolta a Canada, USA, Grecia, Francia e Kazakistan; tuttavia, minimi quantitativi vengono importati anche dalla Russia.

Frumento tenero
Il mercato mondiale del frumento tenero è fortemente influenzato da Russia e Ucraina che esprimono, rispettivamente, il 21% e il 10% delle esportazioni globali; sul fronte dell’offerta è la Russia a rappresentare una quota più elevata (il 10% dei raccolti mondiali) mentre l’Ucraina detiene il 4% del totale.
Le esportazioni di frumento tenero di Russia e Ucraina sono indirizzate in maggior misura verso Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e alcuni africani, probabilmente in ragione di un livello qualitativo non sempre in grado di soddisfare i parametri tecnologici più alti.
Le importazioni di frumento tenero dell’Italia complessivamente sono molto consistenti e rappresentano circa il 60% degli utilizzi interni della prima e seconda trasformazione. I principali paesi fornitori sono, con ampia prevalenza, appartenenti all’Ue; dall’Ucraina proviene solo il 3% - 5% dei volumi acquistati oltre confine.
L’impatto sui mercati può essere molto consistente; la guerra in corso può verosimilmente impedire l’accesso ai mercati del 30% delle forniture di entrambi i paesi in causa e l’impatto sui prezzi mondiali della granella è inevitabile pur in un contesto di partenza non particolarmente critico nei fondamentali. In questo senso, sarà importante capire come lo scontro in corso potrà impattare sulla disponibilità di prodotto ucraino e/o russo.
Un’aggravante a tale situazione è, inoltre, l’adozione da parte di singoli stati di misure di restrizione al proprio export per tutelare l’approvvigionamento interno e il mercato (azione intrapresa dall’Ungheria che è il primo fornitore italiano).
Dallo scorso 24 febbraio 2022, alla Borsa merci di Chicago, la quotazione del grano tenero in consegna a marzo ha mostrato oscillazioni giornaliere molto marcate ma in netto rialzo: tra lo scorso 24 febbraio e l’8 marzo 2022 la quotazione del grano tenero in consegna a marzo è salito di 195,96 euro/t.

Mais
L’Ucraina detiene un ruolo rilevante nel mercato mondiale del mais, non in termini produttivi (rappresenta solo il 3% dell’offerta mondiale), ma perché è tra i principali esportatori soddisfacendo il 15% delle richieste globali. La Russia, al contrario, è marginale sia in termini produttivi che di export.
Anche in questo caso, il conflitto in corso determina di fatto l’indisponibilità di una buona quota di prodotto ucraino sui mercati mondiali, con conseguente ulteriore incremento dei prezzi, in ragione della concentrazione della domanda su minori offerenti.
L’Ucraina si posiziona al quarto posto tra i principali esportatori destinando il prodotto soprattutto in Cina, Paesi Bassi e Spagna. La Russia è al settimo posto della graduatoria confermando anche in questo caso legami commerciali con la Turchia e alcuni paesi asiatici.
Le importazioni di mais dell’Italia sono molto consistenti e rappresentano poco meno del 50% della domanda interna; dinamica in consistente incremento da alcuni anni in conseguenza del crollo delle superfici a mais in Italia (per fattori climatici e di mercato). Le importazioni di mais dell’Italia dall’Ucraina sono importanti e rappresentano nel 2020 il 13% dei volumi complessivamente importati; prima del 2020 i volumi erano molto più elevati e il peso del mais ucraino arrivava al 20%.
Dallo scorso 24 febbraio 2022, alla Borsa merci di Chicago, la quotazione del mais in consegna a marzo ha mostrato oscillazioni giornaliere molto marcate ma con tendenza rialzista: tra lo scorso 24 febbraio e l’8 marzo 2022 la quotazione del mais in consegna a marzo è salito di 32,21 euro/t.

Orzo
La Russia è il primo produttore mondiale di orzo e il secondo esportatore. Il ruolo dell’Ucraina è meno rilevante esprimendo il 6% dell’offerta globale, anche se la quota dell’export (12%) si avvicina a quella della Russia (14%).
Il principale sbocco commerciale dell’orzo esportato da Russia e Ucraina è l’Arabia Saudita e, in generale, nessuno dei principali destinatari è appartenente alla Ue.
Le importazioni di orzo dell’Italia provengono dai paesi comunitari, del tutto irrilevanti sono le forniture di Russia e Ucraina
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