Economia 20/07/2021

Il mondo del packaging dopo il Covid-19: benessere e sostenibilità

Il mondo del packaging dopo il Covid-19: benessere e sostenibilità

Il 45% degli italiani ha aumentato il tempo dedicato alla famiglia, incrementando la propria attenzione verso le finanze e i risparmi. Cresce l’interesse per il benessere


Il packaging come strumento per garantire la sicurezza del consumatore, comunicare la tracciabilità degli alimenti, creare un filo diretto tra consumatore e produttore. Ma anche come mezzo per trasmettere l’autenticità del brand, infondere positività, esprimere l’attenzione dell’azienda ai temi della sostenibilità. Sono queste alcune delle caratteristiche che gli italiani ricercano nel packaging del futuro secondo i dati emersi dal secondo Osservatorio Out-of-the-Box, realizzato da Nomisma e Glaxi.

Prima di affrontare il tema del packaging del futuro, la ricerca di Nomisma e Glaxi ha voluto capire come si siano evoluti l’umore e la sfera delle relazioni degli italiani dopo la crisi pandemica. Secondo i risultati dell’indagine, svolta la prima settimana di giugno 2021, 8 italiani su 10 parlano di un rinnovato buonumore. Solo per una piccola parte di essi l’umore resta stabile o peggiora e, quando ciò accade, 1 volta su 2 la causa sono i motivi economici.

Guardando al futuro, negli italiani diminuisce la paura di non poter più frequentare gli amici (-46%) e di non riuscire a vedere la famiglia (-34%). Anche il timore di sentirsi distaccati e di provare tensione, nervosismo e irritabilità si riduce, rispettivamente, del 29% e del 27%.

Ma come si vedono gli italiani oggi e quali sono le caratteristiche in cui si riconoscono maggiormente? Gli elementi che emergono di più dall’indagine sono l’amicizia e la socialità. Il 67% delle persone, infatti, dichiara di sentirsi rispettato e il 53% afferma di mettersi al servizio degli altri per la loro felicità, aspetto che riguarda soprattutto gli individui meno giovani e le donne. Un italiano su due, inoltre, è sicuro di poter contare sui propri amici (il 49%), pensiero che caratterizza in particolare i più giovani. Quasi la metà degli italiani (il 45%) è inoltre ottimista verso il futuro, in particolare gli uomini tra i 18 e i 25 anni.

La pandemia ha influito sul baricentro della nostra attenzione. In particolare, il 45% degli italiani ha aumentato il tempo dedicato alla famiglia e una percentuale analoga ha incrementato la propria attenzione verso le finanze e i risparmi. A crescere è anche l’interesse verso il benessere, tra cui l’alimentazione (anche se su questo si assiste ad una polarizzazione di comportamenti) e la riduzione del tempo trascorso davanti ai social.

Dopo il Covid-19, quindi, gli italiani si dimostrano più oculati nelle spese e, pensando allo shopping futuro, il 61% sostiene che risparmierà e che valuterà con attenzione gli acquisti da effettuare. Il risparmio, tuttavia, non sarà l’unico elemento importante. Tra gli aspetti su cui il consumatore si focalizzerà maggiormente, infatti, ci sarà il packaging: in particolare, il 55% sostiene che, nel selezionare un alimento confezionato, opterà per quello che presenta in modo chiaro e immediato le caratteristiche del prodotto, mentre il 53% quello con il packaging più sostenibile. Un’altra importante percentuale di italiani (il 40%) tenderà a orientarsi verso prodotti confezionati che tutelano maggiormente l’igiene.

Da questo quadro, dunque, emerge il forte impatto che l’imballaggio ha sugli acquisti delle persone e che riguarda non solo la sua capacità informativa, ma anche la sicurezza a livello igienico e il rispetto per l’ambiente.

Grazie all’Osservatorio Out of the box abbiamo capito che la sostenibilità della confezione è uno dei fattori a cui le persone faranno più attenzione durante lo shopping nell’era post-Covid. Ma cosa significa per i consumatori “packaging sostenibile” e quali sono le caratteristiche che dovrebbe presentare per definirsi tale?

Per 1 italiano su 2 vuol dire che l’imballaggio è stato realizzato usando forme e materiali il più possibile riciclabili, ma anche facili da smaltire e da riciclare da parte dell’acquirente (citati rispettivamente dal 56% e dal 50%). Il cliente, dunque, dovrebbe essere facilitato nell’operazione di differenziazione del contenitore.

Il 42%, inoltre, ritiene importante che il packaging sia stato creato usando fonti rinnovabili e con basse emissioni di CO2, mentre un altro 42% pone l’accento sul fatto che la sua produzione sia avvenuta senza sfruttare la manodopera dei paesi poveri: sostenibilità, infatti, non significa solo rispetto per l’ambiente, ma anche per i lavoratori.

Posto che gli italiani mostrano di apprezzare la sostenibilità nella confezione dei prodotti che acquistano, sono disposti a pagare di più per un brand più responsabile in tal senso?

Dai risultati dell’indagine sono emersi sentimenti contrastanti. Per quanto riguarda gli alimenti, 3 italiani su 10 non pagherebbero di più. Il 37%, tuttavia, spenderebbe tra il 5 e il 15% in più, percentuale che sale al 40% se si prendono in considerazione i capi di abbigliamento, anziché i prodotti alimentari. Questo significa che una buona parte di consumatori riconosce il valore della sostenibilità e lo sforzo che le imprese fanno per creare un’offerta che abbia tali requisiti.

E cosa cercano le persone nel packaging del futuro, nell’era post-Covid? Il 43% degli italiani riconosce nel design della confezione un elemento capace di influenzare gli acquisti, dall’Osservatorio è emerso che quest’ultima dovrebbe rispondere a cinque principali esigenze.

Secondo i consumatori queste riguardano, in ordine di importanza, la comunicazione delle caratteristiche di base del prodotto (88%), l’attenzione alla sostenibilità (84%), la capacità di evidenziare la trasparenza e l’onestà del brand (83%), la trasmissione di un senso di positività, freschezza ed energia (82%), e l’espressione dell’autenticità della marca (78%).

Il packaging del futuro dovrebbe, inoltre, tentare di avvicinarsi ai bisogni e alle emozioni dei consumatori, trasmettere la passione e l’umanità dell’azienda, rievocare il legame con i valori e le tradizioni (ognuno di questi elementi è stato citato dal 73% degli italiani), ma anche regalare un senso di spensieratezza e felicità nel momento in cui si fa shopping (69%).

Quanto appena detto, quindi, permette ulteriormente di capire che la confezione non è un elemento utile solo a livello funzionale, ma che rappresenta qualcosa di molto più complesso e significativo.

Se entriamo ancora più nello specifico e parliamo di innovazione, quali sono per gli italiani le caratteristiche che dovrebbe avere il packaging innovativo del futuro? Per quasi 9 italiani su 10 sarà importante l’impiego di nuovi materiali e tecnologie che garantiscano la sicurezza in termini di igiene e salute, e capaci di far percepire la freschezza del contenuto (aspetti citati dall’88% delle persone).

La confezione, inoltre, dovrebbe trasmettere la qualità del prodotto (85%), aumentarne la durabilità (84%), favorirne la tracciabilità (83%) e permettere di accedere a promozioni e buoni sconto (74%).

Sempre il 74% degli italiani sostiene che un packaging innovativo dovrebbe agevolare il contatto diretto tra il consumatore e il produttore (ad esempio per chiedere informazioni sull’origine del prodotto), il 61% vorrebbe avere la possibilità, attraverso la confezione, di partecipare a raccolte punti e il 57% a concorsi premio. Più della metà degli italiani, invece, ossia il 52%, vorrebbe entrare a far parte, attraverso il packaging, di una community dove poter scambiare opinioni sull’uso del prodotto con altri consumatori.

Come abbiamo visto, un argomento emerso dalla ricerca è l’interesse verso la tracciabilità che, proprio per questo, sarà il cuore del prossimo appuntamento di Out-of-the-box. Ma quali sono le informazioni che i consumatori vogliono conoscere? L’indagine ha evidenziato che il 70% degli italiani desidera trovare sul packaging dati riferiti al ciclo di vita del prodotto, come data di produzione e data di scadenza, il 69% elementi legati alla sicurezza sanitaria e alla conservazione, mentre un altro 69% si concentra sull’origine delle materie prime e le fasi della produzione. Per il 66% è fondamentale trovare certificazioni e indicazioni a comprova della qualità.

di C. S.