Economia

La resilienza dell'agroalimentare italiano durante il Covid

Il contributo del primario ha raggiunto il 15% del prodotto interno lordo e ha superato la quota del 4% per valore aggiunto, settore tra i più dinamici in un contesto economico recessivo

08 febbraio 2021 | C. S.

Si conferma, anche in un anno così difficile, il peso rilevante del sistema agroalimentare italiano nell’economia del Paese, la sua funzione mitigatrice rispetto ai cambiamenti climatici, le sue diverse declinazioni degli asset strategici (il made in Italy, l’alimentare di qualità, il biologico) e la componente della diversificazione. La riprova arriva anche dal confronto con l’UE, dove l’agricoltura italiana è prima per valore aggiunto e terza per produzione lorda vendibile. A fronte di questi risultati, l’Italia riceve il 10,6% del totale delle risorse UE della PAC, pari in termini assoluti a 5,7 miliardi di euro, posizionandosi al quarto posto dopo la Francia, Spagna e Germania.  

Questa è la fotografia che emerge dall’Agricoltura italiana conta 2020, l’opuscolo agile e snello che da 33 anni fornisce un quadro sintetico, ma completo dei diversi fattori che definiscono il ruolo del settore primario in una economia avanzata. La pubblicazione è realizzata dal CREA, con il suo Centro di Politiche e Bioeconomia, dopo l’approfondita analisi del sistema presentata con l’Annuario dell’agricoltura italiana. 

Il sistema agroalimentare, duramente colpito dall’epidemia, si è dimostrato resiliente, assicurando l’approvvigionamento e la sicurezza alimentare a tutta la popolazione, grazie allo sforzo degli operatori e all’intervento delle istituzioni, rimarcando in questo modo la sua funzione essenziale e strategica, nonostante le fragilità e le debolezze, legate anche all’andamento climatico instabile, che ha favorito la diffusione di alcuni agenti parassitari.  

Nonostante ciò, il suo contributo, in termini di valore aggiunto, all’interno dell’economia nazionale ha superato la quota del 4%, tra i più dinamici in un contesto economico recessivo, grazie anche alla crescita dell’industria alimentare. Si tratta del 15% del PIL nazionale, includendo anche i settori collegati - commercio ingrosso/dettaglio, ristorazione e servizi legati al cibo.  

Strategico in quest’ottica anche l’export agroalimentare, con 43,8 miliardi di euro, di cui quasi il 74% è rappresentato dal made in Italy. Dal 2019 si registra un miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare, sceso per la prima volta sotto il miliardo di euro (-708 milioni), a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011. Si tratta di un dato straordinario, confermato dai primi mesi del 2020, in cui, addirittura, si verifica un cambio di segno nel saldo, per la prima volta positivo dall’inizio della serie storica.  

Indubbio il contributo del settore agricolo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, sia direttamente, limitando le emissioni dannose, sia indirettamente, grazie alle foreste e alla maggiore diffusione di pratiche colturali che favoriscono un maggiore assorbimento di CO2. 

Sempre più vivace è la dinamica della diversificazione delle attività aziendali, che si attesta al 20% della produzione agricola totale in termini di produzione delle attività di supporto e secondarie, come la trasformazione dei prodotti, l’agriturismo, la vendita diretta, la produzione di energia rinnovabile.

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