Economia

LAVORO NERO IN AGRICOLTURA, UN FENOMENO DIFFUSO E SEMPRE PIU’ RILEVANTE. L’ESTENSIONE DELLE IRREGOLARITA’ FA RIFLETTERE

L’attuale normativa delle assunzioni prevede una burocrazia dai tempi infiniti e dagli innumerevoli documenti da produrre. Non sempre si può aspettare, i lavori agricoli hanno altri ritmi ed esigenze, ma il Governo pensa a delle contromisure

30 settembre 2006 | Mena Aloia

I numeri sono chiari, ciò che emerge dalle rilevazioni dell’attività di vigilanza dell’Inps è che in più della metà delle nostre aziende agricole sono state riscontrate delle irregolarità.
Nel Sud Italia si registrano le percentuali maggiori, ma come si può ben vedere non si discostano poi tanto dalle altre regioni del Centro e del Nord.
Fenomeno diffuso e sempre più rilevante, quello del lavoro nero in agricoltura richiede un intervento deciso e soprattutto appropriato.
Errore grave sarebbe considerarlo frutto della sola criminalità e dello sfruttamento di immigrati.
Le recenti inchieste giornalistiche, d’altronde, portano ad associare, quasi sempre, il lavoro nero al caporalato, ma pur se è innegabile che vi siano alcune aree del Mezzogiorno dove le organizzazioni criminali sono un problema grave, questi inqualificabili abusi e sopraffazioni non possono spiegare l’intero fenomeno del sommerso.
Esistono troppi imprenditori agricoli trovati irregolari, ma che non rientrano di certo nella categoria dei criminali.



Prima di dare giudizi affrettati è opportuno capire un po’ meglio l’attuale normativa delle assunzioni, solo così possiamo formulare una spiegazione plausibile al sempre più diffuso problema del lavoro nero. Ciò che emerge, immediatamente è che in questo ambito, come del resto in tutti gli altri, la burocrazia prevede tempi infiniti e documenti innumerevoli.
Vi sono moduli e moduli da riempire e spedire con diverse cadenze all’Inps, all’Inail e nel caso di immigrati anche allo sportello unico per l’immigrazione.

Tempo e pazienza sono purtroppo necessari, ma in agricoltura non sempre si può aspettare. Occorre una reale semplificazione dell’attuale normativa, così come occorre eliminare alcune scappatoie che oggi la legge offre ai datori di lavoro. Ad esempio, all’Inail va fatta una comunicazione di assunzione nella prima giornata lavorativa, niente di più facile da sostenere per il datore di lavoro, in caso di ispezione che avrebbe certamente provveduto.

Ed è bene sapere che a volte neanche chi lavora ha interesse nell’essere regolarmente denunciato poiché esiste una soglia minima per accedere all’indennità di disoccupazione, oltre la quale non c’è più alcun interesse a farsi vedere assegnate ulteriori giornate.

Il Governo sta cercando di individuare alcune misure per contrastare il fenomeno. Ad oggi, però, siamo ancora nella fase delle proposte, delle buone intenzioni.
Dichiarazione anticipata delle assunzioni, messa a regime dal Durc (documento unico di regolarità contributiva) senza il quale non si potrà più accedere agli aiuti comunitari, studi di settore per determinare il livello di manodopera necessario e la costituzione di un fondo per incentivare l’emersione sembrano essere le prime mosse da cui questo Governo intende partire.

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