Economia 05/03/2020

L'agricoltura italiana ha chiuso il 2019 con una flessione della produzione e del valore aggiunto

L'agricoltura italiana ha chiuso il 2019 con una flessione della produzione e del valore aggiunto

L'analisi dei dati disaggregati per prodotto, disponibili fino al mese di novembre, rivela un andamento positivo del valore dell'export per quasi tutti i comparti, a eccezione di quello della frutta e degli oli


L'agricoltura italiana affronta la difficile congiuntura del momento, legata anche all'emergenza del coronavirus, con alle spalle un 2019 non particolarmente brillante. A sottolinearlo è il rapporto Agrosserva dell'Ismea, che in occasione dell'aggiornamento dei dati dell'ultimo trimestre, traccia il bilancio dell'intero anno.

Pesano il rallentamento degli scambi globali, le incognite sul futuro post Brexit, i possibili riflessi della nuova imposizione tariffaria sul mercato Usa ( al momento per l'Italia limitata ai dazi addizionali del 25% su alcuni prodotti ) e, più da vicino, le anomalie climatiche che negli ultimi mesi dell'anno hanno determinato riduzioni produttive in alcuni comparti.
Secondo le prime stime, l'agricoltura italiana ha chiuso il 2019 con una flessione della produzione (-1,3%) e del valore aggiunto (-2,7%). Come accade ormai da qualche anno, alla base degli arretramenti ci sono state principalmente condizioni climatiche sfavorevoli. Le produzioni che hanno subìto flessioni rilevanti sono state quelle relative a frutta, cereali, zootecnia e uva da vino (che si confronta tuttavia con un'annata 2018 particolarmente abbondante). Al contrario, l'annata 2019 è stata positiva per l'olio ‒ sebbene i livelli produttivi siano ancora molto al di sotto della normalità ‒ e, nel complesso, per patate e ortaggi.
In relazione ai prezzi agricoli, l'indice dell'Ismea ha fatto registrare un incremento del 2,5% sia per i prodotti zootecnici che per le coltivazioni, in un contesto di complessiva stabilità sul fronte dei costi. Migliora pertanto la ragione di scambio, ossia il rapporto tra prezzi ottenuti dagli agricoltori e costi sostenuti. Un miglioramento - sottolinea l'ISMEA - in molti casi vanificato in termini di redditività dal clima avverso che ha richiesto un maggiore utilizzo di input, a fronte di raccolti spesso inferiori alla media.
Guardando alle dinamiche dell'industria, l'alimentare si conferma anche nel 2019 tra i settori economici più performanti, con un trend della produzione notevolmente migliore rispetto al manifatturiero (+3% sul 2018), grazie ancora una volta a una domanda estera particolarmente tonica.L' export agroalimentare ha raggiunto quota 44,6 miliardi di euro, il 5,3% in più rispetto al livello raggiunto nel 2018. Le destinazioni più dinamiche sono state quelle extra-europee, gli USA in primis, che con 4,6 miliardi di euro e un +11,1% sul 2018 si confermano la terza destinazione dell'agroalimentare Made in Italy.

L'analisi dei dati disaggregati per prodotto, disponibili fino al mese di novembre, rivela un andamento positivo del valore dell'export per quasi tutti i comparti, a eccezione di quello della frutta e degli oli. Assai dinamiche le esportazioni di bevande, in particolare acque minerali e acqueviti e liquori. Ma è troppo presto per sapere quale sarà l'effetto dei dazi aggiuntivi in vigore da novembre 2019 sui prodotti italiani: liquori, formaggi stagionati DOP e alcuni tipi di elaborati di carne suina esportati negli USA.
Risulta invece in frenata la spesa delle famiglie per i generi alimentari, sostenuta solo da bevande e prodotti confezionati.

di C. S.