Economia

PER UNA CORRETTA GESTIONE MANAGERIALE DI UN’AZIENDA, IL TEMPO E’ RISORSA PREZIOSA

Per raggiungere obiettivi importanti, occorre saperlo dosare al meglio; eppure la pubblica amministrazione di tempo ne spreca e ne fa sprecare a dismisura, fino a danneggiare i progetti migliori e a svuotarli perfino di competitività. Le lamentele degli imprenditori sono assolutamente giustificate

09 settembre 2006 | Mena Aloia

Time best competition
Break even time
Time to market
Tempi di set up
Lead time
Just in time

Sono solo alcuni esempi di definizioni, note in economia, che hanno in comune la parola “time”.

Il tempo è un concetto importante per una corretta gestione manageriale di un’azienda. Non può essere trascurato se si vogliono raggiungere degli obiettivi.
La scorsa settimana ho riportato l’amara testimonianza di un piccolo imprenditore che sentiva di aver sprecato troppo tempo per realizzare un investimento aspettando la risposta di un finanziamento dalla propria Regione.
Le Regioni, lo Stato, sostengono legittimamente iniziative di politica industriale attraverso leggi che favoriscono la ricerca e lo sviluppo delle imprese, ma questa ratio incontra serie difficoltà nell’implementazione di queste leggi.
Soprattutto le difficoltà si addensano nella definizione di cosa sia in realtà innovazione.
Molte imprese sono agevolate in attività che avrebbero comunque compiuto anche senza il sostegno pubblico che si rivela pertanto più un sostegno ai profitti delle imprese che un deterrente capace di indurre innovazioni addizionali. Altre imprese, invece, innovano con finanziamenti pubblici, ma poi non hanno né un successo commerciale né un rafforzamento occupazionale perché carenti di progettualità.

E poi i tempi. I tempi che la pubblica amministrazione si prende per dare una risposta sono davvero ingiustificabili.
Così finisce che i progetti migliori perdano di efficacia perchè rimbalzati da un ufficio all’altro senza che nessuno rifletta sul fatto che, in economia, il tempo è un fattore chiave di competitività.
La competizione basata sul tempo (time best competition) è un tema molto studiato, difficilmente sintetizzabile in poche righe. Mi limiterò ad una breve introduzione solo per sottolineare che le lamentele degli imprenditori sono assolutamente giustificate da ogni punto di vista sia umano che economico.
Sono sostanzialmente tre le aree in cui un’azienda può competere sul tempo: la formulazione e l’implementazione delle strategie; l’introduzione di nuovi prodotti; l’attività produttiva in senso stretto.

L’impresa che ha un approccio anticipatorio delle proprie strategie ha il vantaggio di poter influenzare in qualche modo le condizioni ambientali. Ma per avere un’adeguata flessibilità strategica all’interno dell’impresa devono sussistere alcune condizioni. Prima fra tutte l’impresa deve possedere un’elevata capacità di monitoraggio ambientale, cioè una forte capacità di capire e rilevare le condizioni esterne, sia per quanto riguarda il comportamento dei concorrenti, sia per quanto riguarda il mercato, sia per tutti gli altri fattori economici ed extraeconomici che influenzano più o meno direttamente l’ambiente competitivo. Deve poi anche essere in grado di stabilire delle alleanze con i soggetti esterni.
Soggetti esterni che sono, ad esempio, le imprese della stessa area di business o soggetti della stessa filiera. Queste alleanze sono importanti perché permettono all’impresa di acquisire all’esterno in tempi rapidi quelle conoscenze e quelle risorse necessarie per far fronte alle nuove condizioni.
Ricordiamo che dietro una qualsiasi strategia c’è il momento dell’implementazione la quale passa per l’approvvigionamento di una serie di risorse ed ecco l’importanza di acquisirle rapidamente all’esterno grazie alle alleanze.

Un’impresa isolata non ha questa opportunità, deve costruire una rete di rapporti, ma ciò richiede tempo e durante questo intervallo temporale l’impresa perde competitività con effetto negativo sulla sua condizione generale.
Forse si può capire ancora meglio l’importanza del tempo quando si parla dell’introduzione sul mercato di un nuovo prodotto. Si parla, in questo caso di time to market che consiste nella riduzione dell’intervallo di tempo tra la generazione dell’idea e la definitiva introduzione nel mercato del prodotto.
Per la riduzione di questo intervallo gioca certamente un ruolo importante la rapidità del ciclo operativo cioè dell’intervallo temporale che intercorre tra il momento in cui si riceve l’ordine e il momento in cui si consegna il prodotto finito. Nella media di quasi tutti i settori industriali il tempo necessario per la gestione degli ordini e per la logistica in uscita sono molto spesso di gran lunga più ampi dei tempi di produzione in senso stretto. Ciò induce a riflettere sul fatto che il problema della gestione dei tempi non è propriamente un problema concernente l’attività produttiva bensì riguarda l’eliminazione delle inefficienze a monte e a valle del processo produttivo. Ogni azienda ha la possibilità di intervenire per ridurre anche notevolmente questi tempi.

Ora torniamo al nostro problema principale. Se un’azienda ha ben monitorato l’ambiente esterno, ha un corretto approccio manageriale, ha in mente un’idea coscienziosamente studiata, ma non ha grandi risorse finanziarie è giusto che utilizzi i fondi messi a disposizione dallo Stato.
Ma quante volte questi fondi sono veramente utili ed aiutano la nostra economia?
E, soprattutto, quante volte arrivano in tempo e servono per creare un reale vantaggio competitivo?
Davvero poche volte, credo. Sarebbe forse meglio eliminarli del tutto così almeno non si continuerebbero a creare quelle dannose distorsioni di mercato che vedono finanziate iniziative che nella maggior parte dei casi sono solo volte al rinnovamento del parco macchine.
Tanti soldi sprecati che aggravano il già moribondo bilancio pubblico.

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