Economia

Il prezzo dei terreni agricoli torna a salire

Il confronto con il tasso di inflazione rende meno positivo l'andamento, dato che l'aumento del costo della vita ha nuovamente eroso il patrimonio fondiario: al netto dell'inflazione si evidenzia un ulteriore calo dell'1%

16 novembre 2018 | C. S.

Dopo cinque anni di continue svalutazioni il prezzo della terra ha evidenziato un aumento, seppur flebile, rispetto all'anno precedente, secondo quanto riportato dall'indagine annuale 2017 sul mercato fondiario, curata dalle postazioni regionali del Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia. Nel 2017 il prezzo medio della terra in Italia è stato pari a poco più di 20.000 euro per ettaro, un valore inferiore a quello che si registra nel nord Europa, ma sensibilmente superiore a quello di altri paesi dell'area mediterranea.

In realtà il valore medio nazionale nasconde una forte differenziazione tra i prezzi delle compravendite nel nord Italia, stabilmente sopra i 40.000 euro/ha nelle regioni del Nord Est e i prezzi che si registrano nel Mezzogiorno compresi in media tra 8-13.000 euro/ha. Seguendo gli andamenti nel tempo si nota una crescita leggermente superiore dei valori fondiari nelle regioni meridionali rispetto a quelle del Nord, ma è ancora troppo debole per ridurre significativamente il differenziale.

Il confronto con il tasso di inflazione rende meno positivo l'andamento, dato che l'aumento del costo della vita ha nuovamente eroso il patrimonio fondiario: al netto dell'inflazione si evidenzia un ulteriore calo dell'1%, che va a sommarsi alla serie ormai ultradecennale di riduzioni del valore reale del bene fondiario, diminuito del 13% nel corso degli ultimi dieci anni.

Segnali positivi vengono dall'analisi dell'attività di compravendita. Infatti, il numero di compravendite, desunto dalle statistiche ISTATsull'attività notarile, è aumentato del 2% consolidando la crescita che si era già riscontrata nei due anni precedenti. Il livello delle compravendite è ancora lontano dai valori che si registravano oltre dieci anni fa, ma è importante che si sia invertita la tendenza e che riemerga un certo interesse da parte degli investitori.

Altre notizie positive vengono dal credito che evidenzia un segno positivo (+2%) per il quarto anno consecutivo e riporta il volume delle erogazioni sopra ai 500 milioni di euro all'anno, secondo i dati di Banca d'Italia. Un valore ancora inferiore ai massimi del 2003-2005 (circa 6-800 milioni di euro) ma comunque indicativo di un nuovo atteggiamento del sistema bancario verso l'accesso alla terra. È un po' presto per dire se il mercato fondiario si sta avviando verso un periodo di congiuntura favorevole, ma è chiaro che questi segnali fanno ben sperare.

È probabile che la domanda sia orientata soprattutto verso i terreni dotati di buona fertilità, di caratteristiche accessorie - infrastrutture irrigue e vicinanza a reti stradali tra tutte - e di prospettive commerciali legate a particolari produzioni agricole, come ben dimostra il caso dei vigneti, il cui interesse sembra non accennare a diminuire. Di fatto i terreni migliori non hanno mai smesso di suscitare l'interesse di potenziali compratori, portando i valori fondiari a livelli non sempre compatibili con l'effettiva redditività delle imprese agricole.

Non mancano gli sforzi dell'operatore pubblico per aumentare la mobilità fondiaria attraverso una conferma delle agevolazioni per l'acquisto della terra da parte degli imprenditori agricoli e, soprattutto, un rafforzamento delle iniziative per rimettere in circolazione terreni a favore di imprese agricole desiderose di sviluppare le proprie attività, con particolare riguardo ai giovani. Dopo il decreto Terre vive del 2014 che ha messo a disposizione terreni demaniali - in larga misura ubicati in zone marginali -, ora è stata avviata la Banca della terra nazionale curata dall'ISMEA che ha messo in vendita all'asta 7.700 ettari, in molti casi di aziende accorpate situate in zone fertili. Si tratta di iniziative che si stanno sviluppando in parallelo con le Banche della terra regionali, maggiormente orientate verso la concessione in affitto di terreni, in genere, appartenenti ad enti pubblici.

Anche l'Unione Europea sembra intenzionata a rispondere all'esigenza di un maggiore accesso alla terra, ad esempio attraverso la possibile ammissibilità delle spese per l'acquisto della terra tra gli aiuti di stato nella prossima programmazione 2021-2027, per aiutare soprattutto i giovani agricoltori.

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